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La Repubblica

Vinitaly, istruzioni per l’uso ... Percorrere i viali della Fiera, inoltrarsi in
padiglioni compressi di stand può essere anche stancante
e dispersivo. Però, se si punta il Vinitaly (a Verona da domenica 22 a mercoledì 25 marzo) seguendo un filo estetico, possono esserci scoperte sorprendenti, valutando a pochi passi di distanza l’evoluzione del gusto e quanto tutto il nuovo vino italiano cammini dentro il lungo arco di una forbice culturale (rispetto della tradizione e ribellione ai padri) andando verso direzioni intentate. Se iniziamo dai vini bianchi, è d’obbligo il Padiglione 6 nell’intero lato dell’Alto Adige. Qui i vitigni internazionali sono coltivati da secoli, ma interpretati oggi in modo tanto più ricco e selezionato da rappresentare un’assoluta avanguardia di aromi e sapori. A Colterenzio almeno tre bianchi a darne l’immagine e il peso, il Weisshaus 2013, con l’immacolata radiosità del Pinot Bianco, il Lafoa Sauvignon ‘13 dall’aromaticità minerale e intensissima. Infine la novità dell’LR 2011, che è uno dei nostri bianchi più belli e sintesi assoluta dei vitigni altoatesini.
A Terlano poi si propone il concetto cli longevità possibile conio Chardonnay Rarità 2003 e la ricchezza espressiva del Sauvignon Quarz ‘13 e del Vorberg ‘12. Per capire infine come il difficile Pinot Nero arrivi in queste colline a risultati di spaziale originalità, Hofstatterpresentail 2012 del Vigna Sant’Urbano e della Riserva Mazon.
Ad un passo dal Padiglione 9 porta in Toscana. E nel Consorzio di Bolgheri, in un vero e proprio salotto d’assaggio (stand C12, prenotarsi però), si può valutare la moderna rivoluzione del rosso italiano, il dirompente ingresso del colore e della felicità espressiva, in un panorama prima assai più austero. E assaggiare così vendemmie importanti come la 2011 e 20 12 su etichette già storiche come Sassicaia, Ornellaia, Paleo, ma anche sui saranno famosi di Fornacelle, I Luoghi, Orma, Argentiera, Casa di Terra, Batzella, Poggio al Tesoro, Castello di Bolgheri. Lì vicino inoltre lo stand di TuaRitaconla20l2diRedigaffi, e del Syrah è l’altro punto di avanguardia estrema del nostro rosso.
A seguire, lungo l’angolo della sala, diverse aziende di Brunello di Montalcino, con un loro disciplinare assai più rigido, da Sangiovese, e vini dunque più severi e
maturi. Ma in un’annata superba come la 2010. E qui una scoperta perentoria è il Podere Le Ripi (stand C1 ) con etichette dai nomi immaginifici (Amore e Magia, Lupi e Sirene), ma fantastiche e vere nel contenuto. Accanto poi, nella sede del Consorzio, nuove, piccole aziende in folgorante ascesa, Verbena, Casa Raia, San Polino, Cupano, Il Marroneto, La Rasina. Infine il Padiglione 10 ci porta in Piemonte per la presentazione dei grandi Barolo Riserva 2010. Inutile dire come il Nebbiolo sia vitigno spigoloso, che dà vini fortemente tannici, non ricchissimi di frutto e colore, ma pieni di lunghe mineralità che succhia dal terreno. Le sue colline sono così un ritaglio di mini vigne con miriadi di sapori diversi, per vini comunque più severi e scabri, come nella nostra tradizione più antica. La sigla Langa In raggruppa in unico stand (A2 ) molto del meglio. E nel suo spazio informale si apre un tempo di piacevole contraddizione tra la facilità dell’atmosfera e la complessità dei vini, che hanno bisogno di tempi lunghi per esprimersi ed essere compresi.

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