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La Repubblica

La sfida del vino social, il successo all’estero delle bottiglie italiane grazie all’e-commerce ... La bottiglia diventa digitale: si vende su internet. si promuove sui social. E l’e-commerce, insomma, la scommessa che il vino italiano fa sul futuro, anche per recuperare il ritardo, accumulato sulla Rete, rispetto ai concorrenti, Francia e Spagna prima cli tutto. Perché se è vero che tra il 2011 e il 2014 le bottiglie acquistate un lime in Italia sono aumentate del 23 percento, e sono diminuite del 6 quelle vendute nei canali tradizionali, dalle enoteche ai supermercati, è altrettanto vero che il vino passato sugli scaffali virtuali nel nostro Paese (30 milioni di bottiglie l’anno) rappresenta solo lo 0,3 per cento del totale contro una media mondiale che sfIora il 2 per cento. E che aumenta con una rapidità impressionante: più 29 per cento in Francia, più 56 in Svezia addirittura più 173 in Cina. Così la “sfida digitale” lanciata ieri mattina dal ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina presentando ìl 50” Vinitaly è una sfida che guarda prima di tutto all’estero. “A 50 anni si è maturi per guardare ai prossimi 50 - ha detto - E il digitale sarà fondamentale. Per questo il ministero ha lanciato un programma il World Wine Web che parte dalla consapevolezza che il vino italiano per mantenere l’export record del 2015,5,4 miliardi di euro, deve affrontare la frontiera del digitale)’.
Proprio al Vinitaly (che sarà inaugurato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella) l’11 aprile il premier Matteo Renzi incontrerà Jack Ma, fondatore di Alibaba, la più grande compagnia di commercio on line cinese. E sempre a Verona il ministero organizzerà seminari e focus con i leader di Amazon,Ebay, Facebook, Twitter. “È un momento magico per il vino italiano nel mondo - spiega Stevie Kim, responsabile di Vinitaly international - Negli Usai dati confermano che i rnillennials bevono più di qualsiasi altra categoria, compresi i baby boomers e la generation-X. Sono fan dei vini italiani perché vogliono bere altro rispetto ai vini francesi e californiani dei loro genitori. Ma acquistano i loro vini e ne discutono, soprattutto sui social media”. Negli Stati Uniti quasi il 60 per cento delle cantine però già oggi vende direttamente al cliente. In Italia, invece, la distribuzione passa quasi solo da enoteche e grande distribuzione. “Un po’ perché da noi - spiega Domenica Zonin, presidente dell’Unione vini italiani - la propensione àgli acquisti on lime è inferiore ad altri paesi. Molto dipende dal fatto che qui ogni via ha il suo negozio e si preferisce comprare di persona”. Quanto alle esportazioni Zonin denuncia i freni delle burocrazie: “Questa volta non quella italiana. Nel mondo del vino esiste una giungla di tasse, dazi, controlli diversi da Paese a Paese. E questo aumenta le difficoltà per sviluppare on lime l’export”. “Il business sul web - conclude - comunque aumenterà man mano che i consumatori più giovani entreranno sul mercato”.
Certo, molti produttori e enotecari stanno affiancando alla vendita diretta quella un lime. Ma Marco Reitano, sommelier de La Pergola, ristorante tre stelle romano, ha ancora qualche perplessità . “On lime compro quasi tutto, ma non il vino. Non per il ristorante, perché le bottiglie pregiate devo vederle di persona. E nemmeno per me:
il vino è deperibile, non può sostare due giorni in un magazzino sotto il sole. In Italia bisogna migliorare la logistica e garantire consegne rapide e sicure perché il business si sviluppi”.

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