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La Repubblica

L’oro della Prosecco Valley bollicine meglio dell’industria ecco i nuovi padroni del vino … Fino a quattro anni fa l’idea di un sorpasso del Prosecco sullo Champagne sembrava una chimera; ma lo slancio è andato talmente oltre le aspettative da lasciare increduli gli stessi viticultori: a crescere di più lo scorso anno, alla voce export, sono state le vendite in Francia: +64,4% a volumi, + 13% a prezzi. Un vero e proprio exploit con vendite pari a 63,3 mila di ettolitri su 1,974 milioni di ettolitri totali di export. Un mercato spontaneo quello francese, dove le bollicine made in Nordest poco hanno investito, quanto a promozione. Ma la corazzata Prosecco alla fine ce l’ha fatta a superare le bollicine francesi e, dopo aver conquistato l’Inghilterra e gli Usa, ha contagiato anche i menu a base di ostriche ed escargot. Con un occhio alla tutela della denominazione, inficiata da 400 imitazioni nel mondo, a partire dagli stessi veneti emigrati con le barbatelle trevigiane in Brasile fino ai connazionali piemontesi che hanno appena rilanciato, con il placet del ministero, la denominazione Asti secco. C’è poi il grande tema della sostenibilità ambientale delle colline candidate patrimonio Unesco e il rischio di esplosione di una bolla, contro cui si sta lavorando per la predisposizione di un contratto di filiera che regoli i prezzi delle uve. Intanto, stanno per essere messi a bando tutti i fitofarmaci: anche se il Prosecco è - e deve restare - un vino “democratico”, la qualità in “formato green” deve essere il nuovo driver della crescita. Specie ora, da che è in atto una virata dei vitigni sempre più coltivati a glera, che è l’uva del Prosecco, e si è aperta la caccia agli ettari. Nella pregiata Cru del Cartizze si è già arrivati alla cifra record di 2,5 milioni.

La mappa del Prosecco... La bevanda è nota fin dagli antichi romani con il nome di Puccino ma è nel 600 che si afferma il nome Prosecco dal nome della località nel Carso triestino dove si coltivava il vino bianco. Nel 1800 la produzione si sposta in collina per trovare nella pedemontana trevigiana il terroir d’elezione. Oggi la Doc abbraccia 9 province tra Veneto e Friuli Venezia Giulia per 3,5 milioni di ettolitri, 410 milioni di bottiglie e 2,5 miliardi di giro d’affari. Esistono due docg nelle aree di Asolo e Conegliano Valdobbiadene, poi c’è la nicchia del Cartizze: 106 ettari di vigne di proprietà di 139 famiglie. “Qui gli ettari valgono più dello Champagne - conferma Gianluca Bisol della Bisol - abbiamo raggiunto la massima di 2,5 milioni, quando un ettaro della doc Prosecco, limitato per legge, vale 150 - 200 mila euro mentre il superiore va dai 350 - 500 mila”. Lo shopping va a pieno ritmo: le ultime acquisizioni sono la Canevel di Valdobbiadene da parte della Masi Agricola, la Ruggeri da parte dei tedeschi della Rmsk. La Contarini di Vazzola è stata rilevata dai russi di Jsc Igristie Vina mentre sempre i tedeschi Henkell hanno acquisito la storica Mionetto.

Nuovi ettari, più business... È il 2015 l’anno della svolta: nel Regno Unito le bollicine sorpassano lo Champagne e l’export, che copre l’80%, vola a +23%. Negli 11 mesi del 2016 (ultimi dati consolidati) le vendite mondiali segnano +25,8%, +35,7% in Uk, +22,4% in Usa. “Il prosecco è come un jeans: sportivo ma di tendenza” spiega Stefano Zanette, presidente del Consorzio Doc. Non serve essere intenditori, si beve ovunque e ha un costo medio di 4,5 euro a bottiglia a scaffale. La domanda traina a tal punto che il Consorzio con l’ok delle Regioni Veneto e Fvg incrementa di 3 mila ettari i vigneti a glera e grazie alla riserva vendemmiale si produrranno 600 mila ettolitri di doc in più. A un prezzo base di 2 euro al litro sono 120 milioni in tasca ai produttori: il massimo consentito dal disciplinare.

Accordo di filiera... “Il potenziale segue le vendite non stiamo inflazionando nulla - spiega Giancarlo Moretti Polegato, imprenditore e consigliere nella Doc del prosecco - quello che si produce si vende: abbiamo fatto un grande lavoro di posizionamento del prezzo che permette stabilità e reddito. Ora stiamo lavorando per un accordo di filiera per definire un valore delle uve per dare stabilità al prezzo. Oggi un chilo d’uva (che è la quantità necessaria per fare una bottiglia da 0,75 di prosecco) quota 1,15 - 1,25 euro, cinque anni fa era 0,60. Ora c’è equilibrio e la stabilità delle uve dà solidità al prezzo finale”. “Uk e Usa sono i mercati principali del Prosecco - dice Zanette - e la Brexit può avere effetti sul potere di acquisto del consumatore inglese. Molto sarà dato dall’evoluzione degli accordi commerciali ma ci aspettiamo un rallentamento anche fisiologico. Gli Usa sono una realtà in divenire, ma siamo consapevoli che il mercato non può essere imbrigliato da regole autarchiche. Sappiamo che la nostra debolezza è la concentrazione in pochi mercati - continua - , l’obiettivo è aggredire Cina e Est Asiatico e Russia, sperando cambino anche qui gli scenari”.

La sostenibilità... Coldiretti Veneto calcola che ormai il 70% della produzione vitivinicola regionale è composto da glera, pinot grigio e garganega che è l’uva del Soave. Sono in flessione Cabernet, Merlot, Raboso, Refosco. “Il progetto Prosecco è stato qualcosa di importante ed innovativo - dichiara Sandro Boscaini presidente di Masi Agricola e Federvini - serve ora rigore: si deve guardare ai terreni e al valore sul mercato, sennò la massificazione produce danni”. Il consiglio? “Continuare a pensare che non sia un progetto definito e realizzato: possiamo lavorare per valorizzare singoli territori”. “La nostra campagna sta cambiando radicalmente” conferma Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, viticultore ed ex presidente di Confagricoltura Veneto “tutti piantano vigneti che danno guadagni”. Così la terra della polenta, che sul mais era autosufficiente, oggi ne importa il 50% perché nel 2016 sono stati seminati solo la metà dei campi rispetto 15 anni fa. Eppure il prosecco occupa oggi il 4% della superficie agricola utilizzabile, il 2,5% nella doc: “È stata una corsa ma l’intensità non è tale da preoccupare” assicura Bisol. “La sostenibilità ambientale è oggi un percorso volontario ma lo scopo è di arrivare alla certificazione del prodotto e territoriale” dice Zanette. Sul Prosecco biologico, ancora una nicchia, stanno intanto arrivando riscontri interessanti. Il bio ha costi più alti del 15-20% che però si ripagano in bottiglia.

Il futuro: la tutela, l’unità... A chi dice che tre consorzi (una Doc e due Docg) sono troppi, Zanette risponde che “in questo momento è più utile incrementare “Sistema Prosecco”, la società che opera in comune e farne "una cabina di regia per la promozione, il marketing e l’accoglienza turistica”. Il 2018 porterà, salvo sorprese, l’ambito logo del Patrimonio Unesco che può triplicare i turisti in due anni. “Sarà un volano di sviluppo” chiude Zanette. Sono coinvolti 15 comuni, 3 mila agricoltori e 5 mila ettari di vigneto che ogni anno accolgono oltre 56 mila turisti che potrebbero diventare più di 150 mila.

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