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La Repubblica

Ariane de Rothschild e la finanza di charme: “Anche vino e hotel nel nostro portafoglio” … Scalza tra i vigneti, la baronessa Ariane de Rothschild, una delle banchiere più influenti del mondo, presenta a una rosa di giornalisti di tutto il mondo la sua nuova creatura: Bodegas Benjamin de Rothschild & Vega Sicilia, il nuovo chàteau nel cuore de La Rioja, uno dei territori spagnoli più vocati per il vino. “È un progetto nel quale sono personalmente molto coinvolta - racconta - sia per l’entusiasmo e la sfida che rappresenta, sia perché costituisce un’ottima diversificazione degli investimenti”. La tenuta sarà inaugurata tra pochi giorni. Ci saranno politici e imprenditori spagnoli e molte celebrity francesi: “Tanti francesi, voglio mostrare loro che si può fare un vino eccellente anche in Spagna”, dice. Limousine, elicotteri e jet privati irromperanno in questo angolo di territorio a metà strada tra i Paesi Baschi e la Navana. Ma poi tutto ripiomberà nella pace e silenzio della natura, in una cantina nata all’insegna della sostenibilità: al minimo i concimi chimici, niente staccionate e confini, per permettere agli animali selvaggi di scorazzare in libertà. I sandali celesti col tacco abbandonati sul sentiero calcareo, in blusa e calzoni bianchi Ariane si addentra tra le viti tenute appositamente molto basse, per beneficiare del calore raccolto dalla terra. Tutte rigorosamente a Tempranillo, vitigno autoctono capace di dare vita a vini rossi particolarmente vigorosi, e allo stesso tempo molto eleganti. “La qualità del suolo è fondamentale, l’ideale per creare un vino prestigioso, ma ci vuole poi il lavoro, la tecnica per fare un vino di grande qualità: il settore è altamente competitivo, e vogliamo posizionarci sul livello più alto, non vogliamo fare volumi, solo qualità”. Cinquantadue anni, occhi celesti e capelli biondi legati dietro con un semplice elastico, Ariane è a capo di un impero finanziario che gestisce 169 miliardi di franchi svizzeri, 155 miliardi di euro, con 2700 collaboratori sparsi in 27 paesi. Una banca storica, concentrata su private banking e wealth management e sul private equity. Due facce di uno stesso business, se si pensa che sono proprio i gestori di grandi portafogli lo snodo che riesce a convogliare risorse verso realtà produttive promettenti che possano garantire un ritorno significativo ai soldi investiti. Negli ultimi anni, Ariane ha deciso di portare sotto l’insegna Benjamin de Rothschild anche l’altro ramo del business di famiglia: golf, ristoranti, hotel, vino e l’intera divisione Style. In pratica le ricchezze ereditate da suo marito Benjamin, secondo Challenges tra i 18 uomini più ricchi di Francia, alla morte del padre Edward, avvenuta nel 1997, attività che avevano sempre marciato in parallelo. Ariane ha unificato tutto sotto un unico brand, ora stampigliato su vini, formaggi, ristoranti. “Abbiamo tutto, anche miele e bestiame, siamo autosostenibili, afferma scoppiando in una delle sue energiche risate, mentre guarda Pedro Alvarez, Ceo di Vega Sicilia, altro grande produttore, suo amico e socio nella Bodegas. Una partnership imprenditoriale di lungo termine e di grande impatto finanziario. Dopo lo tsunami finanziario e i tassi sotto zero indotti dalle politiche monetarie, i grandi fondi pensione o assicurativi si sono messi a caccia di nuovi asset su cui investire a lungo termine. Hotel, studentati di lusso, porticcioli marini, stazioni di polizia private, laboratori medici. Una corsa agli asset alternativi che ha, invetibalmente, portato sotto i riflettori anche i cosiddetti investimenti di passione: una decina di beni di lusso che pesano tra il 7 e il 10% sul portafoglio degli Hnwi, i Paperoni del mondo, secondo le stime di Knight Frank, società che effettua il monitoraggio del mondo wealth. Ciascun bene ha il suo borsino, le sue quotazioni, dove gusto estetico e ricerca di un rendimento si fondono. Nel portafoglio di Edmond de Rothschild spicca il prestigioso Chàteau Lafite, a Pauillac, nel Bordeaux, il più alto livello di classificazione dei grand cru francesi: il prezzo di questo terreno viaggia attorno ai 2 milioni di euro a ettaro. Ci sono altri chàteaux, in Argentina, Sud Africa, persino in Nuova Zelanda. Poi uno stabilimento di formaggi molli ed erborinati Ferme des Trente - Arpent, ristoranti con stelle Michelin. Fondere tutti gli asset, valorizzare i gioielli di famiglia, la strategia di Ariane è chiara: “Implementare il valore del brand, il peso dell’heritage, dell’eredità, il nostro valore comune di una visione a lungo termine, la pazienza di produrre qualcosa piuttosto che guadagnare denaro tirando dritto”, racconta. Vale per il vino, tanto più per la banca di famiglia erede di una dinastia di banchieri illustri. Ariane approda al vertice della Edmond de Rothschild proprio nel 2008, nel bel mezzo del fallimento della Lehman Brothers e dello scandalo dei mutui subprime. La banca è privata, con sede a Ginevra, e una centrale anche a Parigi. La famiglia detiene il 66,33% del capitale, ma oltre l’89,94% dei voti. Ariane porta una ventata di novità. A partire dalla composizione del board, che da interamente maschile diventa per metà rosa. Unifica tutte le filiali, che prima, sotto suo marito erano autonome, qualche volta addirittura facendosi la concorrenza. Entra a gamba tesa e scatena una raffica di dimissioni ai vertici. Ma lei va avanti dritta, pugnace. Una battagliera. Nata a San Salvador da madre francese e padre tedesco, Ariane Langner, così il suo nome, è fin da bambina una globe trotter, al seguito del padre, dirigente di una casa farmaceutica. Primi studi in Colombia, laurea a Parigi, Mba alla Pace University di New York, Ariane è tra le prime donne Cader, prima in Australia e a Wall Street, per Socièté Génerale, poi a Parigi, per il colosso assicurativo Aig. È per lavoro che conosce Benjamin: amore a prima vista. Tanto da indurla a lasciare il lavoro per dedicarsi alla prima figlia, nata mentre erano solo conviventi. Quando, finalmente, arrivano all’altare, due anni dopo, lei è incinta di otto mesi della seconda figlia. Oggi le figlie sono quattro, tutte femmine, tra i 13 e i 20 anni. “Voglio trasmettere loro un esempio, non lasciare un’eredità per cui restino sedute a far niente”, racconta. A un certo punto lei scalpita per tornare al lavoro. Il marito, invece, è sempre più attratto dalle sue passioni: il golf, la vela, la Formula Uno. Facile e proficuo lo scambio di poltrone. Terremoto da Rothschild, rivoluzione rosa: la stampa si scatena. Ma la baronessa impaziente, come la chiamano, ha in mente solo una cosa: il brand. “Solo tardi ho veramente capito il senso dei Rothschild”, ha rivelato in una sua intervista. I Rothschild, una firma che serviva da garanzia per la Banca di Francia, e ancora oggi, con la branch di Londra, sono gli arbitri del prezzo dell’oro. In questo scenario scoppia la battaglia legale intentata contro il cugino di suo marito, David, il ramo francese della famiglia specilizzato in fusioni e acquisizioni, che a un certo punto ribattezza la sua banca Rothschild &Co, che suona come un monopolio del nome di famiglia. Ci sono voluti quindici anni e 35 milioni di euro per realizzare la Bodegas in Rioja. “Tre anni solo per decidere l’etichetta”, racconta Ariane. L’etichetta, il biglietto da visita delle bottiglie, come il nome. “Volevamo qualcosa che rispecchiasse l’identità del territorio e allo stesso tempo portasse un’impronta innovativa”. Così, ecco il nome, Mácán e Mácán Clásico, dal soprannome degli abitanti di San Vicente de la Sonsierra, dove si estendono i vigneti della Bodegas: due denominazioni di origine, rinvigorite dal calore mediterraneo a sud, asciugate dal vento dell’atlantico, sono due vini freschi ma possenti, con frutto rosso che non prende mai il sopravvento su un bouquet complesso. “Il mio vino preferito - dice - è il Lafite del ’59, ora aspetto un Mácan che lo uguagli”.

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