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La Repubblica

Sulle strade della vendemmia … Sul fatto che non sia l’annata del secolo (e nemmeno del decennio) sono ormai tutti d’accordo. Gelate, siccità e grandinate hanno caratterizzato la primavera e poi l’estate, con maturazioni e vendemmie anticipate un po’ ovunque, dal Nord alle Isole. La produzione totale registrerà una flessione del 20% ma c’è anche chi è stato più sfortunato, come la Franciacorta, tra i primi territori italiani a iniziare la raccolta. “È stata una vendemmia sofferta e difficile, con il 50% in meno rispetto alle precedenti annate - ammette con sincerità Giulio Barzanò di Mosnel - ma che ha regalato anche piccole soddisfazioni, perché i vigneti cresciuti senza traumi durante l’anno hanno prodotto grappoli di ottima qualità. Abbiamo anche acquistato per la prima volta uva Chardonnay da un vigneto in conversione biologica qui in Franciacorta: un’integrazione eccellente e utile per recuperare quanto perso per la gelata”. Pure il lago di Caldaro, in Alto Adige, non si è fatto mancare nulla: freddo severo in inverno, qualche gelata in primavera e grande caldo in estate. La vendemmia è cominciata il 28 agosto, con una decina di giorni di anticipo: “È sicuramente la più intensa della mia vita, bella e tutta da interpretare - commenta Andrea Moser, enologo di Cantina Kaltern - A livello aromatico sarà un’annata fresca e con un’acidità viva. I Pinot Bianco e i Sauvignon in cantina mi piacciono molto, così come le prime selezioni di Schiava”. In Toscana il problema più impegnativo da affrontare sono stati invece i cinghiali e i caprioli: “A causa della siccità, già a fine giugno gli animali, assetati e affamati, si sono riversati nei vigneti e hanno distrutto molte delle coltivazioni - racconta Donatella Cinelli Colombini, alla guida di Casato Prime Donne e Fattoria del Colle -. In Orcia abbiamo perso quasi il 70% della produzione mentre a Montalcino abbiamo limitato i danni. La qualità è stata diseguale, c’è stato bisogno di una grossa selezione in vendemmia e di un lavoro certosino per dividere le uve migliori da cui nasceranno un ottimo Brunello e un Rosso di Montalcino di grande struttura e potenza”. Lo scorso sabato è iniziata la vendemmia del Greco di Tufo da Feudi di San Gregorio ma la raccolta irpina è stata parecchio eterogenea, come conferma Pierpaolo Sirch, CEO e agronomo dell’azienda: “La situazione è varia ma il filo conduttore è una quantità non abbondante con uve però, ad oggi in cantina, perfettamente sane e mature con un contenuto di acidità buona, seppur inferiore alla norma”. Tra non meno di due settimane inizierà la vendemmia dell’Aglianico: “Ad oggi le uve sono molto belle e le stime ci dicono che la flessione sarà più contenuta”. In nessun’altra regione vinicola al mondo servono 90 giorni per portare a termine la vendemmia come succede nel “continente” siciliano, grazie alla sua straordinaria biodiversità: “Noi viviamo e lavoriamo in 5 territori molto diversi tra loro per altitudine, esposizione e suoli - spiega Alberto Tasca, CEO di Tasca d’Almerita - e le varietà autoctone e internazionali si rapportano in maniera molto diversa davanti alle avversità”. Il Grillo a Mozia e la Malvasia a Salina sono state le prime uve a cominciare il loro viaggio verso la cantina. A Regaleali le uve hanno raggiunto la loro maturazione mediamente in anticipo, ma la qualità si è mantenuta, nonostante la vendemmia difficile. Se le varietà internazionali sono meno “attrezzate”, le varietà autoctone come Catarratto e Perricone non sono, viceversa, state ancora raccolte perché hanno un carattere antico e più coriaceo e stanno nelle vigne più alte della Tenuta, dove c’è una forte escursione termica. “Per l’Etna e per i nerelli è ancora troppo presto - conclude Tasca - e per scaramanzia non ne parla nessuno: ’a muntagna può arrabbiarsi”.

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