L’attacco della Russia alla vicina Ucraina ha ricompattato, come mai negli ultimi 20 anni, il fronte occidentale, dagli Stati Uniti all’Europa. La condanna alla guerra voluta da Vladimir Putin è unanime, così come la corsa alle sanzioni, che mirano ad indebolire l’economia di Mosca e sfaldare, se possibile, i rapporti tra l’autocrate e gli oligarchi russi. Fatto salvo il capitolo relativo alle risorse energetiche, particolarmente delicato, ogni settore economico russo è destinato ad essere colpito, dalla finanza alle materie prime. E mentre nella direzione contraria l’Italia già fa i conti delle perdite potenziali sulla bilancia commerciale (nel 2021 l’export verso la Russia ha raggiunto i 670 milioni di euro, di cui 135 dal vino nei soli primi 11 mesi dell’anno, secondo i dati Istat), ecco che arrivano le prime prese di posizione da parte delle aziende del wine & food.
Bernabei, storica enoteca romane e tra i principali player delle vendite enoiche online, in una breve nota, “condanna inequivocabilmente l’azione militare in Ucraina e comunica di aver rimosso con effetto immediato dal proprio portale online tutti gli alcolici di fabbricazione e marca russa. Nonostante queste etichette (principalmente Vodka) rappresentino il 25% del fatturato della categoria di riferimento, in un periodo storico simile, le valutazioni sulle performances devono necessariamente lasciare spazio al valore etico più alto del ripudio di un conflitto bellico. Non c’è posto per la guerra, tantomeno su Bernabei.it”.
È di ieri, invece, la decisione di Anora, uno dei principali player del mercato di wine & spirits del Nord Europa (con vendite nette nel 2020 per 628 milioni di euro), che ha deciso di sospendere tutte le sue operazioni in Russia, e di donare 50.000 alla Croce Rossa in Ucraina. Dall’altra parte del mondo, negli Stati Uniti, il Pennsylvania Liquor Control Board ha invece ordinato a tutti i negozi di vino e superalcolici (600 sul territorio) di rimuovere dagli scaffali qualsiasi prodotto made in Russia, per esprimere il supporto della categoria alla causa ucraina. “È la cosa giusta da fare in questo contesto politico ed economico: da oggi in avanti questi prodotti non saranno più venduti né commercializzati dal Pennsylvania Liquor Control Board”, ha detto il presidente del Plcb Tim Holden.
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