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La rivalsa dell’“altro Piemonte”: tra prezzi dei terreni più abbordabili ed un mercato da riconquistare, tanti produttori top (da Marchesi di Barolo a Chiarlo, da Damilano a Ratti ...) e anche investitori stranieri puntano su Barbera “& friends” ...

Italia
Il territorio della Barbera sotto i riflettori di tanti investitori e produttori

Se il 2015 è stato l’anno della Langa del Barolo dove ormai si ragiona a suon di milioni di euro per comprare un angolo di terra da Nebbiolo, il 2016 volge lo sguardo di qualche chilometro verso il vicino Monferrato. Gli investitori cominciano a interessarsi di quelle terre storicamente vocate alla produzione di Barbera d’Asti (3.915 ettari rivendicati), Grignolino (358 ettari nelle due doc Monferrato casalese e d’Asti) e Moscato d’Asti (10.000 ettari). L’anno si è aperto con la notizia di un’acquisizione importante: la Marchesi di Barolo (circa 1,5 milione di bottiglie) ha scelto di investire in vigneti di Barbera comprando un’intera collina in una delle zone più vocate dell’Astigiano che già guarda alla Langa, tra Agliano Terme e Costigliole d’Asti. Sono circa 17 ettari messi insieme da più proprietari. “Un investimento che fa parte di un ragionamento aziendale complessivo - spiega a WineNews il titolare Ernesto Abbona - siamo un’azienda legata non solo a Barolo e puntiamo sulle microproduzioni dove ci sia la scelta dei cru. Così ora siamo a 33 denominazioni diverse tra cui 7 cru di Barolo e 4 Barbaresco. La Barbera d’Asti completa un ciclo aziendale anche per quanto riguarda la maturazione dell’uva. Ora abbiamo una vendemmia che dura due mesi: dal Moscato a inizio settembre fino al Nebbiolo a fine ottobre”. Due aree acquisite: 12 ettari di Barbera d’Asti ad Agliano, regione Salere, altri 2 ettari di Moscato d’Asti verso Calosso, e 2,5 ettari ancora a Barbera a Castelnuovo Calcea, proprio accanto alle vigne di proprietà degli Antinori che in questa zona vocata hanno fatto il loro investimento.

“Produrremo - annuncia Abbona - Barbera d’Asti, Moscato d’Asti e Nizza docg”, ovvero la super Barbera prodotta dal 2000 nella zona d’eccellenza di 18 comuni del Sud Astigiano attorno alla città di Nizza Monferrato. Ma la Marchesi di Barolo non è l’unica azienda a credere nelle potenzialità del Monferrato. A Castelboglione, l’ultimo angolo di Astigiano prima di sconfinare nell’Acquese, un gruppo olandese-statunitense di investitori ha appena acquistato una cascina con 20 ettari di terreni di cui 12 a vigneto. La conferma della compra-vendita arriva da Gianni Bertolino, presidente dell’Associazione del Nizza: “si sono appassionati di Barbera e hanno deciso di scommettere qui. Credo che produrranno soprattutto Nizza. Stiamo crescendo velocemente: la Docg oggi sono potenzialmente 720 ettari di vigneti e 5,5 milioni di bottiglie”. Difficile riuscire a svelare l’identità dei compratori che hanno affidato a uomini di fiducia locali la conduzione di vigneti e azienda.

Stefano Chiarlo, produttore e vice presidente del Consorzio della Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, analizza così il fenomeno: “in Langa i prezzi del terreno sono lievitati e per gli imprenditori vitivinicoli locali è diventato impossibile comprare, così l’attenzione si sposta sulle zone vocate del Monferrato dove si possono sviluppare discorsi futuri sulla Barbera”. Inoltre, oggi, si possono ancora acquistare vigne a prezzi abbordabili: “si va - conferma Chiarlo - dai 50.000 fino gli 80-90.000 euro a ettaro nei terreni in bella esposizione nella zona d’eccellenza”. Per capire la differenza con la Langa, alcuni cru di Barolo nelle migliori posizioni - come l’Arione di Serralunga d’Alba ceduto dalla famiglia Rosso a Roberto Conterno (produttore del Monfortino) - hanno spuntato prezzi di milionari. Si parla di oltre un milione ad ettaro. Una forbice che parla da sola.
Altra notizia curiosa arriva dal Monferrato casalese: la villa e l’azienda vitivinicola dello svedese Nils Liedholm, grande calciatore della Svezia e poi allenatore di Milan e Roma (con lui la Roma vinse lo scudetto del 1983) scomparso nel 2007, è ora di proprietà cinese. La tenuta di Cuccaro Monferrato, passata in eredità al figlio Carlo, è stata ceduta a un gruppo asiatico leader mondiale nel settore degli ascensori. Il “Barone”, com’era soprannominato in Svezia per la sua eleganza nel giocare, amava e produceva Grignolino. Oggi continueranno i cinesi.
Si mormora che altri noti produttori langhetti stiano girando in lungo e in largo il Monferrato per comprare terra, seguendo il monito lanciato da Carlin Petrini, patron di Slow Food: “non si può solo fare il vino bisogna anche trovare la frutta, i polli, le nocciole. Dobbiamo concepire un'area più ampia. Guardare al Monferrato come una nuova zona da far crescere per altre colture. I produttori devono investire anche qui”.

Intanto, di sicuro, altri hanno già investito da anni: c’è l’azienda Vietti che nella zona di Agliano Terme produce un Nizza premiato con i Tre Bicchieri del Gambero Rosso; c’è la Renato Ratti con numerosi ettari di Barbera a Costigliole d’Asti; ci sono Mauro Sebaste a Vinchio e Bruno Rocca a Vaglio Serra. I Marchesi di Gresy hanno investito a Cassine, nel Monferrato Alessandrino, mentre Damilano ha in affitto 15 ettari di vigne tra Grana Monferrato e Casorzo dove produce Barbera d’Asti. E poi ci sono i produttori locali che continuano a investire sul territorio: Chiarlo ha appena annesso altri 3 ettari di Barbera d’Asti a Castelnuovo Calcea; Bersano ha investito a Nizza Monferrato; Cascina Castlèt ha comprato altri 3 ettari di vigna e alcuni boschi per preservare la biodiversità a Costigliole d’Asti; Braida ha ampliato con alcuni nuovi appezzamenti coltivati a Grignolino e Barbera.

Fiammetta Mussio

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