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La Sardegna vanta un primato invidiabile: in nessun altro luogo al mondo vivono così tanti centenari. Come Antonio Argiolas, patriarca della griffe del vino sarda, cui è dedicata la prima Riserva della cantina, “Senes”, omaggio alla “maturità”

Che sia per merito del clima, del vino, dello stile di vita o di chissà cos’altro, la Sardegna vanta un primato a dir poco invidiabile. In nessun’altra Regione d’Italia, ed in pochissimi angoli di mondo, ci sono così tanti centenari, specie tra gli uomini: addirittura il triplo, in proporzione, dei danesi, tra i popoli più longevi, con un’incidenza che si ritrova solo sull’Isola di Okinawa, in Giappone. Un “club” quello dei centenari, cui è appartenuto anche il protagonista del rinascimento della viticoltura sarda, Antonio Argiolas, classe 1906, “il patriarca” come era definito in famiglia, il fondatore e guida spirituale, di Cantine Argiolas (fondate nel 1938), scomparso nel giugno 2009, alla veneranda età di 102 anni e mezzo. È a storie come questa, e come le altre che rendono unica la Sardegna, che Franco Argiolas, seconda generazione della famiglia, ha brindato, “a kent’ annos”, ossia “a cent’anni”, presentando l’ultima produzione della storica cantina, nella “casa” milanese dello stilista sardo Antonio Marras, il Circolo Marras: “Senes”, adattamento sardo del termine latino Senex (maturità), ed è un Cannonau Riserva, la prima in assoluto per Argiolas (www.argiolas.it).

“Il brindisi che ha fatto mio padre - racconta a WineNews Valentina Argiolas, figlia di Franco e terza generazione della famiglia - è lo stesso che avrebbe fatto mio nonno, morto nel 2009 all’età di 102 anni e mezzo, perché quando si ha quell’età si contano anche i mesi, come i bambini”. Il vino, in effetti, è soprattutto un omaggio ad Antonio Argiolas, patriarca, fondatore e anima di Argiolas, ma anche ai sardi, a quei sardi che hanno più di cento anni e con la loro longevità dimostrano, forse, che bere Cannonau allunga la vita. Senes celebra il primato di longevità della Sardegna. Ma non lo fa da solo. “Come ogni nuova nostra produzione, la nascita di un vino è legata a un progetto più ampio - spiega Valentina Argiolas - ossia un libro fotografico che ritrae undici centenari sardi e raccoglie le loro storie. Le fotografie sono di Daniela Zedda, i testi di Marcello Fois e Manuela Arca. Il primo ritratto è quello di Antonio Argiolas, che a 102 anni con l’immancabile cappello in testa si aggira per la cantina a controllare le botti”.

La scelta di una Riserva, che ha bisogno di più tempo per la produzione, è voluta anche per esprimere il concetto di longevità. “La nostra azienda non aveva ancora prodotto una Riserva - continua Valentina Argiolas - ma il progetto era nell’aria da tempo, ma era come se non volesse nascere, non riuscivamo a trovare una data. Bisognava aspettare il momento giusto, che è arrivato quando mio nonno è venuto a mancare. In quel momento si è parlato tanto di longevità. Il nome lo abbiamo trovato subito, la maturità della senilità, ma non riuscivamo a trovare un’immagine, rischiava di essere qualcosa di triste. Alla fine il nostro grafico Alessandro Cortes ha avuto un’idea geniale: rielaborare il genoma, il patrimonio cromosomico dell’essere umano, nei colori dell’oro e dell’argento, i colori più belli dell’età matura e così è nata l’etichetta”.

Senes nasce dai vigneti di Cannonau arrampicati sulle colline di Siurgus Donigala, nelle Tenute di Sisini, in piena Trexenta, trenta chilometri a Nord di Cagliari. “Il vino è anche un atto d’amore nei confronti di questo grande vitigno che racchiude il carattere dei sardi più di ogni altro prodotto - racconta l’enologo di Argiolas, Mariano Murru - nasce in una delle vigne più vocate, dove terreni ricchi di marne calcaree, esposti a venti di maestrale che proteggono le uve dal troppo calore, soggetti a sbalzi termici tra giorno e notte, danno un frutto elegante, fine, con una significativa espressività di aromi. Le condizioni del terreno e la maturità delle viti fanno sì che la produzione per pianta sia fortemente limitata. Senes matura in vasche di cemento, si affina in piccoli fusti di legno di rovere per 12 mesi e ha un successivo affinamento in bottiglia, e la prima annata è la 2012”.

Era dal 2010, con l’Iselis bianco e rosso, che la griffe sarda non lanciava un nuovo prodotto, e per Valentina Argiolas c’è persino in po’ di “ansia da prestazione, perché non sai mai come andrà. Per noi era un prodotto completamente nuovo, dovevamo creare un vino moderno, longevo che racconti un territorio e al passo con i tempi. Adesso siamo molto soddisfatti”. La nuova bottiglia è già in commercio, mentre i ritratti di Daniela Zedda rimarranno esposti a Milano, fino al 28 aprile, al Circolo Marras, per trasferirsi poi in Sardegna, alle Cantine Argiolas di Serdiana, dal 29 maggio, giornata di Cantine Aperte, e per tutta l’estate.

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