Oltre alle immagini della guerra in Ucraina dopo l’invasione della Russia, che ormai ci accompagnano da un anno, in questi giorni a dominare le cronache in tv e sui giornali è il tema della siccità. Non nevica abbastanza e non piove da tempo (anche se perturbazioni importanti sono previste nelle prossime settimane) per rifocillare falde acquifere, laghi e fiumi, già provati da un 2022 tutt’altro che abbondante dal punto di vista della pioggia. E se anche da alcune regioni vinicole di primaria importanza come le Langhe, nei giorni scorsi sul quotidiano “La Stampa” si è levato un grido d’allarme da non sottovalutare, la situazione è comune in tutta Europa, “dalla Francia, dove non ha piovuto per più di un mese e sono a rischio i profumi, alla Spagna, dove per la mancanza di precipitazioni non ci sono le ghiande per alimentare i maiali destinati al prelibato Pata negra, ma soffrono anche le esportazioni di ortofrutta tanto che in Gran Bretagna si segnalano scaffali vuoti con il via ai razionamenti nei supermercati”. A dirlo la Coldiretti, sulla base della mappa europea del programma Copernicus, che mostra allarmi e allerte sulla bassa umidità del suolo in molte parti meridionali, dalla Francia centrale e sud-occidentale, alla Spagna settentrionale, dall’Italia settentrionale alla Germania meridionale, ma anche parti significative della Grecia settentrionale e meridionale Bulgaria e gran parte della Turchia.
“In Francia - sottolinea la Coldiretti - potrebbero scattare restrizioni sull’uso dell’acqua già dal prossimo mese di marzo a causa un inverno particolarmente secco tanto che il Ministro dell’Agricoltura, Marc Fesneau ha annunciato che 60 nuovi progetti di opere idrauliche a vocazione agricola verranno resi operativi entro giugno. Con le alte temperature - continua la Coldiretti - crescono le difficoltà per le produzioni di fiori da destinate ai raffinati profumi francesi dalla tuberosa alla lavanda, dalla rosa al gelsomino che viene pagato più dell’oro. Il crollo dei raccolti europei - continua la Coldiretti - sta avendo pesanti effetti sulla Gran Bretagna che è un grande paese importatore e che deve ora fronteggiare una diffusa penuria di pomodori peperoni cetrioli, insalate, broccoli e cavolfiori”.
Ma molto complessa è anche la situazione del Belpaese. “In Italia con il Po a secco - precisa la Coldiretti - rischia 1/3 del made in Italy a tavola che si produce proprio della Pianura Padana, dove si concentra anche la metà dell’allevamento nazionale. Dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dai grandi formaggi come Parmigiano reggiano e il Grana Padano ai salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello fino alla frutta e alla verdura la produzione della food valley rappresenta la punta di diamante del made in Italy alimentare in Italia e nel mondo”.
Come detto, si spera ora nell’arrivo della nuova perturbazione con precipitazioni annunciate con pioggia e neve anche in Italia, che sono importanti per aiutare i cereali in campo e consentire le lavorazioni dei terreni per preparare le semine primaverili in una situazione in cui si registra a livello nazionale un deficit idrico del 30% che sale addirittura al 40% nel nord Italia, secondo l’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr. “Una svolta importante - sottolinea la Coldiretti - per le produzioni agricole primaverili ed estive di fronte ad una situazione che è peggiore di quella dello scorso anno quando si è registrato una perdita di almeno 6 miliardi di euro nei raccolti per la siccità secondo la Coldiretti”. Il fiume Po è a secco e al Ponte della Becca (Pavia) si trova a -3,2 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte a spiagge di sabbia come in estate, secondo l’ultima rilevazione della Coldiretti. Lo stato di magra del più grande fiume italiano - sostiene Coldiretti - è rappresentativo delle difficoltà in cui si trovano tutti gli altri corsi d’acqua del settentrione con i grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 36% del Lago di Garda al 38% del Lago Maggiore, al 19% del Lago di Como, ma si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico. “La neve - conclude Coldiretti - è importante sia in montagna che nelle pianure per rimpinguare le scorte d’acqua ma anche per proteggere i terreni e le semine tanto che fra gli agricoltori si dice da sempre che “sotto la neve c’è il pane” per evidenziare il ruolo strategico che svolge per una buona resa delle coltivazioni”.
Ma, intanto, almeno guardando alla vigna, in una fase ovviamente ancora ben lontana dalla vendemmia ma non meno importante, visto che si va verso i primi germogliamenti, proprio dalla Francia arriva un parere che non smentisce la difficoltà del momento, ma quanto meno raffredda un po’ l’allarme. Secondo Itk, agenzia che si occupa di sicurezza alimentare e di gestione del rischio climatico, nonostante il record di 32 giorni senza pioggia dal 21 gennaio, “la situazione è abbastanza soddisfacente nella maggior parte dei vigneti”, ha detto a Vitisphere Loïc Debiolles di Itk, che monitora 652 appezzamenti di vigna da Bordeaux al confine con l’Italia.
Dalla Drôme alla Provenza, passando per il Gard, i terreni dei clienti Itk nel sud-est della Francia sono pieni in media all’80%, rispetto all’88% dello stesso periodo dell’anno scorso, spiega l’agenzia. E sebbene ITK non disponga di dati per la Valle della Loira, la Champagne o la Borgogna, secondo il servizio meteorologico per l’agricoltura Weenat tutte le regioni sono generalmente nella stessa situazione. Che non vuol dire che le cose non siano complicate, perchè comunque “le falde acquifere non sono al livello previsto per questo periodo. Il mese di marzo dovrebbe avere un’eccedenza di precipitazioni, ma probabilmente non saranno sufficienti a reintegrarle”, afferma Emmanuel Buisson, dottore in fisica dell’atmosfera e direttore della ricerca e dell’innovazione dell’azienda. Ma un aspetto positivo forse c’è: la poca acqua e soprattutto il freddo hanno rallentato il germogliamento, che non sembra destinato a riprendere a brevissimo. E potrebbe essere un bene, spiega Itk, in vista di un aprile che potrebbe presentare importanti gelate, come già successo nel recente passato, in Francia e non solo.
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