Il settore vitivinicolo è ad una svolta: il passaggio da un generico impegno alla tutela dell’ambiente ad una sostenibilità declinata nei suoi tre pilastri - ambientale, sociale ed economica - misurabile e definita da una certificazione. L’implementazione delle innovazioni per fare una viticoltura di precisione, le prossime acquisizioni della ricerca e le opportunità di certificazione, saranno fondamentali: ecco i messaggi che arrivano dal Convegno “L’innovazione al servizio della sostenibilità - Un legame virtuoso per il futuro della viticoltura”, che ha segnato la ripresa delle attività pubbliche della Fondazione Vittorio e Mariella Moretti nel convento della Santissima Annunciata a Rovato in Franciacorta, dove ha sede la Fondazione Moretti.
“Per abitudine ho sempre voluto condividere il sapere con gli altri - ha detto Vittorio Moretti, nel suo saluto - e questo incontro, dedicato a come l’innovazione possa essere a servizio della sostenibilità, vuole essere un tavolo di confronto e discussione aperto tra tecnici, docenti, produttori, enti governativi. Sono convinto che il territorio non esiste se non nel segno della pluralità. Da noi che viviamo e lavoriamo al suo interno e dalla nostra capacità di dialogo e apertura mentale, dipende il suo futuro. Le sfide e le occasioni che ci attendono sono molte. Il modo di condurre la vigna può essere un esempio virtuoso che, come già il vino, indirizza e guida verso uno stile di vita sano. Tutti gli investimenti tecnologici devono essere considerati alla luce della sostenibilità. Nel loro “fare impresa”, le aziende hanno la responsabilità di individuare come la tecnologia possa consentire nuovi modelli di consumo, di business e di mercato, affinché i prodotti e i servizi offerti siano rispettosi delle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: ecologica (planet), economica (profit) e sociale (people)”. E se, come ha sottolineato Attilio Scienza, professore di viticoltura all’Università di Milano e ideatore dell’incontro, “le iniziative culturali sono il sale anche per la viticoltura e danno stimoli per andare avanti nella ricerca e nella sua applicazione”.
Ma il punto, per la viticoltura, spiega Scienza, è “assicurare la sostenibilità, ambientale, economica e sociale, con tutti gli strumenti messi a disposizione dalle conoscenze e dalla ricerca applicando una viticoltura di precisione (riduzione degli input energetici, chimici, mantenimento della biodiversità, etica del lavoro). Per risolvere la complessità dobbiamo sostituire l’approccio olistico con quello multidisciplinare. Abbiamo confuso colpevolmente il biologico, che ha avuto il grande merito di accendere i riflettori sul tema, con la sostenibilità tout court: in Nuova Zelanda il 96% dei vigneti ha ottenuto la certificazione di sostenibilità e solo il 10% delle aziende vinicole possiede la certificazione biologica. In Trentino la quasi totalità delle aziende viticole aderisce ai protocolli di sostenibilità Sqnpi e solo il 15% aziende è bio. La sostenibilità non va vista solo rispetto alla difesa fitosanitaria, ai trattamenti, ai concimi e ai residui, come prescritto dalla viticoltura biologica, ma deve fare riferimento a un progetto più ampio che ponga l’attenzione anche su altri aspetti tra i quali quelli della formazione e della comunicazione ai viticoltori. Non è una questione di “bollino” quindi, ma uno strumento di riconoscibilità e di corretta gestione delle buone pratiche e dei processi di produzione. Un percorso determinante per potersi proporre al mercato con un “marchio” che certifichi le buone pratiche agricole ed enologiche realizzate in azienda”.
In questo ambito si muove la Fondazione Vittorio e Mariella Moretti, che, con le sue attività, mira a divulgare e al contempo a mettere in pratica nelle tenute del Gruppo - le cantine franciacortine Bellavista e Contadi Castaldi, Petra a Suvereto, Teruzzi a San Gimignano, e Tenuta La Badiola in Maremma, tutte in Toscana, e Sella & Mosca in Sardegna - l’implementazione dell’innovazione. L’obiettivo è pervenire ad una piattaforma 4.0 per la gestione integrata di tutti i dati per gestire al meglio tutte le operazioni in vigneto per la valorizzazione dei terroir aziendali, la razionalizzazione dell’uso delle risorse, la difesa dell’integrità del suolo e della sua biodiversità con l’impiego di robot a guida autonoma per i trattamenti e il calcolo delle “impronte” ambientali. Sul fronte della ricerca sempre per la riduzione degli input chimici di sintesi la Fondazione si è impegnata a cofinanziare la messa a punto di Rna interferente da utilizzare per la difesa in campo in luogo dei fitofarmaci e la creazione di vitigni resistenti di qualità per la spumantizzazione, oltre che di nuovi portinnesti.
Con la consapevolezza che siamo sull’orlo di una vera e propria rivoluzione grazie alle acquisizioni della ricerca e all’applicazione delle più recenti innovazioni: dai piccoli robot a guida autonoma - che potranno essere utilizzati in disparate operazioni, dai trattamenti alla raccolta - alle sostanze e alle strategie alternative al rame che si concretizzeranno nel medio periodo, all’analisi degli effetti del suo accumulo nel terreno. Ancora, dalla prospettiva della difesa “senza chimica” aperta dall’utilizzo di Rna interferente (si tratta di un meccanismo naturale per cui frammenti di Rna - dsRNA, double-strand Rna - “spengono” l’espressione di un gene target, nella fattispecie del gene che presiede alla suscettibilità alla malattia, ndr), all’ottenimento di varietà resistenti, passando per una conoscenza più raffinata delle relazioni tra pianta e terreno attraverso le radici, fino agli effetti della biodiversità del suolo addirittura sui mosti. A parlarne relatori (moderati dal giornalista Giorgio dell’Orefice, “Il Sole 24 Ore”) come Diego Tomasi del Centro di Ricerca per la Viticoltura di Conegliano, Ilaria Pertot dell’Università di Trento, Marco Signorini, dottorando alla Libera Università di Bolzano, Riccardo Velasco del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura al Centro di Ricerca Viticoltura ed Enologia, Gabriella De Lorenzis dell’Università di Milano, Sergio Savaresi del Politecnico di Milano, e Luca Toninato, vicepresidente Enogis.
“La Fondazione Vittorio e Mariella Moretti - ha sottolineato Attilio Scienza - è un “generatore”, ha cioè un ruolo di stimolatore e ispiratore di nuovi modelli per lo sviluppo della nostra civiltà e società occidentale. Siamo in un’epoca di transizione, ecologica e ambientale, in un momento difficile in cui la società cambia pelle e diventa qualcosa che prima non era. I “generatori” sono persone, idee e iniziative che producono il cambiamento. In futuro questa azione sarà del pubblico e del privato insieme”. Che dovranno lavorare anche su un tema della sostenibilità che si confermerà quale elemento chiave per la vitivinicoltura del futuro, anche considerando la sfida lanciata della Pac post-2020, orientata alla tutela dell’ambiente e alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Al Disciplinare di certificazione nazionale della sostenibilità
della filiera vitivinicola, approvato il 16 marzo scorso, e ai protocolli di sostenibilità - Equalitas e SOStain - su cui si basa l’evoluzione dello standard Sqnpi (Sistema di Qualità Nazionale della Produzione Integrata) - è stata dedicata la seconda parte dell’incontro, moderata da Luigino Disegna con, Stefano Stefanucci direttore di Equalitas, Giulietta De Biasi di Valoritalia, Alessio Planeta, alla guida della cantina di famiglia e rappresentante della Fondazione Sostain Sicilia, Luca Rigotti presidente del Gruppo Mezzacorona, Alessio Gragnoli, agronomo e direttore di Teruzzi a San Gimignano e Giovanni Pinna, enologo e direttore di Sella & Mosca di Alghero. Il decreto, particolarmente atteso da tutti gli operatori del settore, mette a sistema le buone pratiche e le esperienze condotte in materia di sostenibilità nel settore vitivinicolo. Per l’annualità 2022, la certificazione verrà avviata utilizzando le procedure e gli standard previsti dal Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (Sqnpi), in attesa del completamento del processo di integrazione dei diversi sistemi, da portare a termine nel 2023.
Focus - Il Convento della Santissima Annunciata e la Fondazione Vittorio e Mariella Moretti
“Una fonte di ricchezza interiore ed esteriore che crea legami tra le persone, le comunità e la natura. L’esempio di uno stile di vita fondato su un concetto allargato di famiglia che parte dalla responsabilità del singolo individuo per poi diffondersi in ogni aspetto dell’ecosistema in cui viviamo, prendendosi cura della Terra come Casa che appartiene a tutti”: con queste parole Vittorio Moretti sintetizza l’anima del Convento dell’Annunciata, complesso monastico edificato nel 1449 dall’Ordine dei Servi di Maria e luogo dello spirito che è anche sintesi della storia della Franciacorta.
Della sua ancestrale formazione geologica, della sua vocazione alla viticoltura d’eccellenza nel primigenio legame con i Monasteri e, infine, della sua bellezza artistica, sintetizzata nel grande affresco dell’Annunciazione realizzato dal Romanino. Il legame con l’imprenditore Vittorio Moretti ha origine sulle vigne di questo Monte, che è il più antico della Franciacorta. Qui, negli anni Ottana, Bellavista ha individuato una piccola parcella di vigna di 5,45 ettari condotta a Chardonnay, documentandone attraverso uno studio le antiche origini, con vinaccioli risalenti all’anno mille, e la rappresentatività del concetto di “cru”. Lo studio è confluito in una pubblicazione presentata nel 1991, attraverso la quale si è potuto attestare e documentare l’unicità storica, climatica ed enologica delle terre del Convento. Ne è nato così un vino che porta il nome del Convento e ne racchiude la splendida eredità.
Questo il primo capitolo di una storia che, nel 2018, si arricchisce di una nuova sfida: i Frati dell’Ordine dei Servi di Maria affidano a Bellavista la custodia dell’intero complesso conventuale con il suo chiostro, la sala capitolare, i loggiati, le celle dei Monaci e la tenuta con l’orto, le vigne e gli ulivi che padre Sebastiano ha piantato anno per anno per celebrare l’unione di ogni coppia da lui seguita nella formazione spirituale al matrimonio. Ed è attraverso la Fondazione Vittorio e Mariella Moretti che il Convento dell’Annunciata riapre oggi le porte al visitatore per farne conoscere la storia e l’esempio morale.
Un pensiero fatto di cura, amicizia e apprezzamento per il bello. Una visita a questi luoghi è prima di tutto un incontro con se stessi e con i bisogni più profondi dell’anima. Oltre a tutelare e far conoscere il Convento, la Fondazione si impegna nella diffusione di iniziative culturali che intendono promuovere i valori che costituiscono l’identità della Franciacorta e che la rendono così unica e inconfondibile, con uno sguardo proiettato al futuro e un’attenzione particolare ai giovani.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024