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La vendemmia italiana 2015, agli sgoccioli anche per le varietà più tardive e che, in molti casi, danno vita ai più grandi vini del Belpaese, potrebbe essere di quelle da ricordare. A dirlo le griffe, dal Piemonte alla Sicilia, sentite da WineNews

Italia
2015 annata da ricordare secondo 10 delle griffe del vino del Belpaese a WineNews

La vendemmia italiana 2015, ormai sostanzialmente agli sgoccioli anche per le varietà più tardive e che, in molti casi, danno vita ai più grandi vini del Belpaese, potrebbe essere di quelle da ricordare. Almeno a sentire i commenti delle griffe dell’enologia italiana, dal Piemonte alla Sicilia, raccolti da WineNews, in una sorta di bilancio “finale” della raccolta: dalle piemontesi Bruno Giacosa e Giuseppe Mascarello alla veneta Allegrini, dalle toscane Antinori e Biondi Santi alla franciacortina Ca’ del Bosco, dall’umbra Caprai alla campana Mastroberardino, alle siciliane Planeta e Tasca d’Almerita.
Decisamente un’annata superiore alla 2014 e, per certi versi, migliore anche di quelle a partire dal 2011. La materia prima è arrivata in cantina sana e con caratteristiche chimiche pregevoli, come un pH decisamente giusto a dispetto del caldo, che non è certo mancato. Caldo che ha sostanzialmente diminuito il tenore dell’acido malico (e questo elemento dovrà essere gestito in fase di fermentazione malolattica) e che potrebbe incidere sul pH finale dei vini, ma fino ad un certo punto. Si tratta di una vendemmia calda, ma, proprio per questo incrocio di elementi, non caldissima, con una favorevole proiezione qualitativa per i vini finiti.
E la soddisfazione e i buoni auspici non mancano, a partire dal Piemonte enoico dove Bruna Giacosa, a capo della prestigiosa cantina di famiglia Bruno Giacosa di Neive, spiega: “dire che siamo contenti è poco. È stata davvero una vendemmia da dieci e lode che abbiamo vissuto con entusiasmo. I vini sembrano già capaci di coniugare potenza ad eleganza, specialmente parlando di Nebbiolo destinato a Barolo. Guardando al Barbaresco, invece, siamo rimasti più soddisfatti l’anno scorso e non mancherà la nostra Riserva. Siamo agli inizi delle vinificazioni, ma la percezione è quella di una grande annata”. Le fa eco Mauro Mascarello, al timone di un altro storico marchio barolista, Giuseppe Mascarello: “sono contento, molto bene la qualità delle uve che definirei ottima. Quantitativi in aumento sulla scarsa raccolta del 2014, almeno un 8% in più, ma in generale ridotti. I vini sono già molto buoni. C’è la stoffa, promettono molto bene”.
Vendemmia di rilievo anche, in Veneto, da dove Franco Allegrini a capo della griffe della Valpolicella e dell’Amarone con la sorella Marilisa, conferma una “annata molto bella, con uve sanissime. Una bella vendemmia davvero con quantità nella media storica, e qualità molto buona. Favorevole l’andamento stagionale anche per l’appassimento, che sta procedendo molto bene”.
Ottimismo anche dalla Lombardia, anche se ancora un po’ frenato, nelle parole di Maurizio Zanella, presidente del Consorzio Franciacorta e patron storico di Ca’ del Bosco, tra le prime firme del metodo classico italiano, e non solo: “la vendemmia 2015 ci consegna un risultato quantitativo nella media storica. Uve di straordinaria sanità come non se ne vedevano da venti anni. Sulla qualità dei vini finiti, ancora è molto presto per esprimersi adeguatamente. Una cosa però si può dire con certezza: non saranno come quelli del 2003”.
Dalla Toscana commenta entusiasta di Jacopo Biondi Santi, patron della Tenuta Greppo, dove è nato il Brunello di Montalcino: “direi che si tratta di una vendemmia stratosferica, simile a quella del 1964 o del 1983. È andata veramente bene e c’è aria di annata importantissima. Le vinificazioni stanno procedendo con regolarità da manuale, senza strappi di temperatura. Quello che ci è stato tolto nel 2014 ci viene restituito con gli interessi quest’anno”.
“Direi che la raccolta è stata veramente serena, ci voleva, dopo le criticità incontrate nel 2014 - afferma Renzo Cotarella, direttore generale della storica Marchesi Antinori - quantitativamente c’è un recupero sull’anno scorso e qualitativamente si va dal buono all’eccellente. I vini risultano molto equilibrati e intensi nei profumi, ma per dare un giudizio definitivo bisogna aspettare il completamento di tutte le fasi di vinificazione e l’affinamento in legno. Volendo fare delle analogie possiamo metterla accanto alla 2009. Bellissima a Bolgheri, la migliore che abbiamo avuto in Maremma, molto buona nel Chianti Classico e a Montalcino”.
Anche in Umbria si respira un’atmosfera distesa nelle parole di Marco Caprai, alla guida dell’azienda di famiglia a Montefalco, terra del Sagrantino: “termineremo la raccolta nella prossima settimana, aspettiamo ancora qualche Sagrantino e il Trebbiano Spoletino. Quantitativamente è andata molto bene se pensiamo ai risultati del 2014, qualitativamente lasciamo al tempo di fare quello che deve. Ci sono le premesse per una annata molto buona se non ottima. I primi Sagrantino sono equilibrati e promettono vini di grande livello”.
Restano ancora delle zone, le più tardive, dove ancora la vendemmia sta andando avanti. Parliamo dei territori dove nascono l’Aglianico e il Nerello Mascalese. Dalla Campania, parla Piero Mastroberardino: “con i bianchi abbiamo finito, ma le uve rosse sono ancora in maggioranza sulla pianta. Raramente abbiamo avuto uve bianche così sane e le prime che hanno terminato la vinificazione sono molto interessanti. Per i rossi è ancora presto. Le uve sono molto sane e per questo le recenti piogge, anche se violente, non ci preoccupano più di tanto, tra l’altro sono integrate da temperature ancora piacevoli. Naturalmente, dobbiamo valutare se mantenere il ritmo di raccolta più blando o accelerare. In generale comunque ci si aspetta una annata importante, molto positiva”.
In Sicilia - spiega Alessio Planeta, direttore della produzione della griffe Planeta - “abbiamo finito la vendemmia con risultati super per i rossi, con Nero d’Avola e Syrah in testa, e buoni sui bianchi, che però ci hanno soddisfatto di più nel 2014. Sull’Etna, la raccolta è a circa metà. I bianchi del vulcano sono stati già raccolti e promettono molto bene, il Nerello, invece, ci terrà occupati per almeno altri dieci giorni. La quantità si è alzata del 20% sul 2014, riportandoci alla media storica”.
“Abbiamo finito quasi dappertutto, restano ancora da terminare alcune parti di Regaleali e l’Etna - conferma Alberto Tasca d’Almerita della storica cantina siciliana - alla fine non è stata una vendemmia semplicissima. Le “bombe d’acqua” hanno disturbato non poco, facendo anche qualche danno. In compenso le temperature molto calde dell’estate sono state ben arginate dalle escursioni termiche notturne. I vini bianchi sono ben strutturati e freschi, mentre i rossi possiedono molta materia ben sorretta da acidità interessanti, ma ancora su quest’ultimi dare giudizi è prematuro”.
Ma, in generale, si respira una grande soddisfazione sul fronte della vendemmia, e una attesa con spirito davvero positivo per i vini che ne verranno.

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