Caloroso ma riservato, lontano dal turismo di massa e vocato a quello slow e “del silenzio”, custode di una natura incredibile e della sua biodiversità, straordinariamente ricco di storie, miti e leggende: è tutto questo, e molto altro, a fare dell’Abruzzo la terra più “magica” d’Italia. Grazie anche ai suoi vini, rossi, bianchi e rosati: dal blasonato Montepulciano d’Abruzzo al fresco Cerasuolo, dal potente e versatile Trebbiano alle piccole ma già famose produzioni di Pecorino e Passerina ed ai vini da autoctoni emergenti come la Cococciola e il Montonico o le interessanti novità degli spumanti. Tutte produzioni di alta qualità, frutto del lavoro di una nuova giovane generazione di viticoltori ed enologi, sulle orme dei grandi personaggi che hanno segnato la storia del vino della Regione e d’Italia, e di un territorio naturalmente predisposto alla vitivinicoltura (oltre 33.000 ettari vitati per una produzione annua di 130 milioni di bottiglie, di cui l’80% è rappresentato dal Montepulciano), che, anche sull’onda dei successi della critica e di mercato, diventano ora la “voce narrante” di wine & food experience su cui l’Abruzzo, con la regia del Consorzio Vini d’Abruzzo, punta per ripartire, accanto al turismo di mare e di montagna, e mettendo assieme tutta la sua magia.
Intanto, oltre 200 etichette “portabandiera” dell’Abruzzo enologico sono protagoniste, proprio in questi giorni, con le loro nuove annate del grande tasting del Consorzio di Tutela dei Vini d’Abruzzo a Villa Estea a Torino di Sangro (nei prox giorni, video su WineNews e recensione dei migliori assaggi nella newsletter I Vini di Winenews, ndr). “Dopo tanti mesi di attività digitali abbiamo fortemente voluto accogliere sul territorio la stampa di settore per poter raccontare e far degustare le tante nuove proposte delle nostre aziende - spiega il presidente del Consorzio Valentino Di Campli - e si continua a lavorare sulla qualità e sull’identità dei vini con risultati molto interessanti, e con il Montepulciano che fa da traino su tutta la proposta enologica, dai bianchi ai rosati, riscuotendo sempre più interesse da parte dei consumatori”.
Merito anche di un territorio vocato il cui microclima è ideale per produrre uve di straordinaria qualità. Un territorio fatto di strade e sentieri battuti dall’uomo a fatica tra i vigneti, antichi “tratturi e tratturelli” che raccontano la storia della transumanza, e di fiumare sugli echi, invece, della civiltà marinara. E all’improvviso, nella vastità delle montagne e in totale simbiosi con la loro natura, ecco uno di quei borghi rurali che sono l’essenza dell’Italia ma ti chiedi come abbiamo fatto a costruirli tanto sono arroccati, alternati qua e là dai ruderi di un leggendario castello, un tempo importante vedetta su quelle antiche vie di viaggi e commerci, o da quelli di un eremo che, una volta raggiunto e solo a piedi su “mistici” sentieri, ricorda la triste storia di Papa Celestino V, “colui che fece il gran rifiuto” come lo indica Dante, che nella Divina Commedia lo colloca nell’Antinferno tra gli Ignavi. Un territorio fatto, su tutte, della storia importante e bellissima de L’Aquila, città-simbolo del terremoto e di quella stessa natura dalla quale non possiamo proteggersi, ma che “Immota manet” di virgiliana memoria. Un territorio in cui dalle montagne si vede l’Adriatico, dal mare si vede l’Appennino: con il Parco Nazionale d’Abruzzo, quello della Majella, la “montagna madre”, e del Gran Sasso, la “montagna sacra”, con i loro miti e leggende - un terzo del territorio è protetto, come in nessun altra Regione italiana, tra verdi parchi, oasi e riserve, grotte, cascate, pianori carsici e pareti rocciose, dove abitano l’orso bruno marsicano, il camoscio d’Abruzzo e il lupo appenninico - e con la Costa dei Trabocchi, paragonati da D’Annunzio a “ragni colossali” e descritti nella tragedia “Il Trionfo della Morte” come “macchine che parevano vivere di vita propria” dal poeta abruzzese, come lo sono intellettuali come Ignazio Silone, Benedetto Croce e Ennio Flaiano, accanto al poeta Ovidio, primo a parlare della produzione di vino della sua terra. Tutti simboli di una biodiversità testimoniata anche da tanti prodotti che sono Presìdio Slow Food e che, accanto alla cucina di territorio, diventano grandi piatti tristellati. Ad accompagnarli, una biodiversità di vini altrettanto varia e straordinaria.
“Un vino è il suo territorio e in Abruzzo questo legame è così evidente e profondo da convincerci a scegliere proprio il vino come voce narrante per accompagnare chi viene nella nostra Regione, con un progetto di marketing territoriale che si concretizza nell’App Percorsi-Abruzzo Wine Experience”, aggiunge Di Campli sul progetto che si è sviluppato nel corso degli ultimi anni e vuole mettere a sistema tutte le filiere impegnate nell’ambito turistico: ristorazione, accoglienza, agroalimentare, tour operator (accanto al portale www.abruzzowineexperience.com). “In questo momento di ripartenza abbiamo voluto accendere i riflettori sulla nostra Regione che ha molto da offrire agli enoturisti. Nella App sono oltre una decina i percorsi tra cui si può scegliere: dal mare alle città d’arte alle montagne, dai laghi ai borghi agli eremi, fermandosi nelle cantine disseminate dalla Costa dei Trabocchi alle alture aquilane per assaporare il gusto dei vini che raccontano la storia di questa terra e per vivere delle speciali esperienze enoturistiche d’autore dove il vino è si protagonista ma in maniera sempre diversa e originale”, conclude il presidente del Consorzio, sui tanti i format proposti, dalle classiche degustazioni con visite nei vigneti e in cantina, ai pic nic in vigna che vanno per la maggiore, con l’obbiettivo di mostrare le tante facce dell’Abruzzo attraverso le altrettante proposte enologiche.
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