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L’ANALISI

L’agroalimentare pilastro tra i distretti ed i sistemi produttivi locali d’Italia

Lo studio Mediobanca. La specializzazione agricola, alimentare e vinicola è la più diffusa (35%), dopo la moda
agroalimentare, DISTRETTI, MEDIOBANCA, SISTEMI PRODUTTIVI LOCALI, Non Solo Vino
Il distretto del Prosecco Docg di Conegliano e Valdobbiadene

L’unione fa la forza, le sinergie aiutano, e la logica di distretto è sempre più importante, e vincente, in un mondo complesso, competitivo, e che vede le imprese, soprattutto quelle più piccole, obbligate a collaborare con realtà complementari al proprio business, per abbattere costi e non solo. Ed è per questo che la logica dei distretti industriali e dei sistemi produttivi locali è sempre più importante. Con l’agroalimentare, con la sua struttura portante, fatta da decine di migliaia di piccole e medie imprese, che è il più rappresentato (con una quota del 35%) tra i 127 distretti industriali ed i 124 sistemi produttivi locali (Spl) mappati dall’Area Studi Mediobanca sul territorio nazionale.
“Essi rappresentano una componente fondamentale dell’economia del Paese, contribuendo in modo significativo a fatturato, occupazione ed esportazioni. Il 26% dei distretti e degli altri Spl si trova nel Nord Ovest, il 21% nel Nord Est, il 22% nel Centro Italia e il 31% nel Sud. La principale specializzazione produttiva è rappresentata dall’alimentare (35%) a cui segue il Sistema Moda (30%). In particolare, nel 2022 sono 1.649 le medie imprese situate nei distretti industriali e nei Spl. Ed hanno generato un fatturato complessivo di 80 miliardi di euro, di cui 3 derivanti dalle esportazioni, e hanno occupato circa 200.000 risorse”, spiega una nota di Mediobanca. In particolare, l’agroalimentare conta 20 distretti veri e propri (il 16% del totale dei distretti, capaci di generare il 10,1% del fatturato distrettuale, dove il settore che domina è quello della meccanica, con il 59,1%),
ovvero quelli di Canelli-Santo Stefano Belbo, Roero Sud Langhe e Monferrato che comprende vino, frutta ed orticoltura, quello dell’Agroalimentare di Qualità Pò Lombardia (carne e lattiero caseario), quello del Prosecco Docg di Conegliano Valdobbiadene, quello dell’agroalimentare di San Daniele, dedicato ai salumi, così come quello di Langhirano e quelli di Reggio nell’Emilia e del Prosciutto di Modena Dop, e poi ancora dell’Agro Sarnese Vesuviano, Nocera Inferiore e Gragnano, dove si producono conserve, farine e pasta, e poi ancora il Distretto degli Agrumi di Sicilia e quello del Vino di Sicilia, e quello dei Parchi Naturali di Sardegna, tra pastorizia e formaggi. Mentre tra i sistemi produttivi locali (Spl), con l’agroalimentare che pesa per il 31% del fatturato della categoria, ancora una volta dietro alla meccanica con il 62,6%, troviamo i distretti del Chiarese Carmagnolese Terre do Tastè Cibo Pinerolese, per l’agroalimentare, quello del Vino Nord Canavaese, Coste del Sesia e Colline Novaresi, con focus sul vino, così come dedicati al vino sono i distretti dell’Agroalimentare della Collina di San Colombano e quello dei Vini dell’Oltrepò Pavese Bonarda e Pinot Nero, e dell’Agroalimentare di Qualità Valtellina che Gusto!. E poi ancora, il distretto Bio Verona, quello della Marca Trevigiana, tra agroalimentare e vino, mentre totalmente dedicati al vino sono i distretti di Produzione e Biologico dei Colli Euganei, Produzione e Biologico della Venezia Centro Orientale, e quello dei Vini Veronesi. Ancora, c’è il sistema produttivo locale del Caffè in Friuli Venezia Giulia, quello dell’Aceto Balsamico e dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, quello della Pera dell’Emilia Romagna, quello dei Salumi Dop Piacentini e, ancora, tornando al vino, quello di Chianti Classico, Montalcino e Chianti, mentre tocca vino e agroalimentare quello delle Produzioni Certificate e Tutelate dell’Area Sud Ovest Orvietano, così come quello delle Produzioni Certificate e Tutelate dell’Area Trasimento Corcianese, Appenino e Tevere, Todi, Umbertide e Valle Umbra Sud. Ma anche quello dell’Agroalimentare di Qualità dei Castelli Romani e Prenestini, e dell’Agroalimentare di Qualità dell’Ortofrutta del Lazio. E ancora, sempre tra i Spl, ci sono quello dell’Agroalimentare di Qualità dei Prodotti Ittici d’Abruzzo, quello Agroindustriale della Marsica, quello della Carne d’Abruzzo e quello dell’Olio di Oliva d’Abruzzo, oltre che del Vino d’Abruzzo e dei prodotti ortofrutticoli d’Abruzzo, ma anche quello dell’Agroalimentare di Qualità del Sannio, e quello della Provincia di Benevento (che coinvolge olio, ortofrutta e vino). E sempre legati al settore agricolo e agroalimentare ci sono i distretti Campania in guscio, Castagne e Marroni della Campania, Limone Costa d’Amalfi, Nocciola di Giffoni, Piana del Sele e Vesuvio, quelle delle Colline Salernitate Dop e Colline dell’Ufita - l’Oro della Campania, quello del Litorale Domitio Flegreo e Liburia Felix - Terra di Lavoro, quello della Penisola Sorrentina e Amalfitana, quello dei vini di Irpinia, passando per quello dell’Agroalimentare di qualità delle Terre Federiciane Distretto del Cibo Sud Est Barese, quello dell’Agroalimentare di qualità Jonico Salentino e quello del Grano Duro in Puglia, e ancora quello Agroalimentare di Qualità del Metapontino, del Vulture, dell’Agroalimentare di Bisignano Sibari e dell’Agroalimentare di Qualità del Lamentino, quello dell’Agroalimentare di qualità della Piana di Gioia Tauro e dell’Area della Stretto, quello dell’Agroalimentare di Qualità della provincia di Crotone, e quello di Maierato. E ancora, quello delle Carni e del Dolce di Sicilia, così come quello della Lattiero Caseario sempre sull’isola, che conta anche il Spl Olio Evo e Olive da tavola Siciliane, quello di Pesca e Crescita Blu, e ancora, in Sardegna, quello dell’Ogliastra, tra dolci e prodotti da forno.
Tanti nomi, lungo tutta la Penisola, che testimoniano, ancora una volta, come la forza dell’agroalimentare italiano sia legata ai territori da cui nasce.

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