Il 2017, che ormai volge alla sua fine, è stato un anno di successi per le bollicine tricolori: un fenomeno trainato dal ciclone Prosecco, senza dubbio, ma che è stato consolidato all’estero anche dalla percezione del dato di fatto che i produttori tricolori, anche di Metodo Classico, possono ambire senza timori a rappresentare l’eccellenza assoluta nel settore dei vini mossi, e anche in Italia, complice uno stile di consumo orientato verso la leggerezza e la socialità, il settore è in uno stato di grazia. E’ questo, in estrema sintesi, il pensiero di Matteo Lunelli, presidente di Cantine Ferrari e vicepresidente Fondazione Altagamma: a WineNews, l’ad di uno dei nomi di punta di uno dei territori più affermati del Metodo Classico italiano ha innanzitutto sottolineato il fatto che gli sparkling tricolori “se la cavano benissimo in Italia e stanno crescendo all’estero, dove hanno un’enorme opportunità, data dal fatto che sta un po’ cambiando l’approccio del consumatore e degli opinion leader. Un tempo l’eccellenza delle bollicine era considerata dominio assoluto dello Champagne: oggi secondo me non è più così”.
“Le bollicine Metodo Classico e il Trentodoc”, ha proseguito Lunelli, “hanno un potenziale di crescita enorme sui mercati esteri: all’estero non siamo assolutamente toccati dai cicli economici, perché ancora la quota di mercato è molto bassa, mentre in Italia è un po’ diverso, la quota di mercato di Ferrari è molto significativa, stiamo andando benissimo soprattutto nel canale horeca e stiamo avendo un successo enorme di tutti i nostri millesimati”. Un successo coronato da un riconoscimento di indubbio prestigio internazionale come la qualifica di “Producer of the Year”, recentemente assegnata alla griffe trentina durante la “Champagne & Sparkling Wine World Championship” londinese: “credo sia un riconoscimento implicito al Trentodoc e alle bollicine italiane, perché c’è la consapevolezza che in Italia si fanno grandi bollicine”, ha commentato Lunelli. Un successo che, allargando il fuoco dell’analisi, è dovuto, sia in patria che oltreconfine, al fatto che le bollicine nostrane “rappresentano lo stile di vita italiano, che tutto il mondo ci invidia: la bollicina è gioia di vivere, e cosa esprime gioia di vivere se non lo stile di vita italiano? In più abbiamo tanti territori, ciascuno con una propria identità: questi sono punti di forza ed elementi su cui dobbiamo far leva, soprattutto quando parlo dello stile di vita italiano, e abbiamo anche la possibilità di portare le nostre bollicine a fianco della grande moda italiana, del grande design italiano, per proporle come parte del nostro stile di vita. Per me questa è una grande opportunità: gli opinion leader sono sempre più aperti all’idea che in una lista di vini, oltre a tantissime denominazioni di vini fermi, un grande sommelier dovrebbe mettere anche diverse denominazioni di bollicine, e quindi l’Italia non può essere trascurata, non solo nel Prosecco, ma anche nei Metodo Classico. E’ ovvio che il Prosecco sta già volando, ed è già un fenomeno che è esploso sul mercato inglese e sta esplodendo in America, mentre siamo solo agli inizi per le bollicine Metodo Classico italiane: però secondo me abbiamo davanti un’opportunità enorme”.
E se all’estero i mercati rispondono più che bene alle bollicine italiane, altrettanto si può sicuramente dire per quello interno, nonostante anni e anni di consumi in calo e affanni economici generalizzati: “credo che in generale stiano andando molto bene, c’è un trend di maggior consumo anche durante il pasto di bollicine: la bollicina secondo me è un vino più moderno, è quello più in linea con le abitudini di consumo del consumatore di oggi, perché tutti noi oggi mangiamo cibi più leggeri ed eleganti, quindi sono perfette da questo punto di vista”. Inoltre, ha puntualizzato Lunelli, “c’è sempre più un consumo di vino nella socialità, è le bollicine si adattano a tutto questo, le donne stanno diventando un consumatore fondamentale e sempre più importante nel mercato del vino, e per fortuna amano le bollicine, il Trentodoc e non solo. Io vedo un grande futuro per le bollicine italiane, sul nostro mercato e all’estero”.
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