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EUROMONITOR E ALIBABA

L’e-commerce, che vale il 4% del fatturato del vino italiano, vola anche nel B2B

Secondo lo studio “The Future of B2B E-Commerce: Online Platforms” nel 2026 il 16,4% degli ordini sarà online. Machinery, tessile e food in testa
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L’e-commerce in ambito B2B (ph: Rodnae productions via Pexels)

La pandemia ha portato a un sensibile aumento nell’uso dell’e-commerce in ambito B2B, che non dà segni di arresto. Si prevede infatti un trend ancora in ascesa: entro il 2026, gli ordini online dovrebbero pesare il 16,4% del totale in Italia, il 25,3% in Spagna e il 32,6% in Germania. Si prevede anche che questo cambiamento nelle strategie di vendita e nuove dinamiche di approvvigionamento diventeranno sempre più importanti in mercati come l’Italia, la Germania e la Spagna, dove si prevede un aumento della produzione totale tra 2021 e il 2025. Guardando all’export, è previsto infatti un aumento del +7,2% in Germania, +1,8% in Italia e +2,1% in Spagna. Nel caso specifico dell’Italia, i tre settori nei quali spicca per la quota di export sono la machinery, il tessile, e il food, con il vino in prima fila, visto che l’e-commerce, nel 2021, ha contribuito al 4% del fatturato delle aziende enoiche del Belpaese. I prodotti italiani sono stati particolarmente apprezzati da Germania, Francia, Usa, Svizzera e Regno Unito, che sono i maggiori buyer in tutte le industrie chiave che compongono il tessuto imprenditoriale italiano, come raccontano i risultati di “The Future of B2B E-Commerce: Online Platforms”, uno studio indipendente di Euromonitor International in collaborazione con Alibaba.com, ha analizzato lo stato dell’e-commerce business to business e raccolto insight e prospettive sul suo futuro, coinvolgendo buyer e seller del settore business to business distribuiti tra Italia, Germania e Spagna ma anche discusso con esperti del settore e stakeholder.
La crescita dell’e-commerce business to business e la necessaria digitalizzazione delle PMI sono state accelerate globalmente dal contesto di ridotta interazione sociale che ha caratterizzato gli ultimi anni (soprattutto dalla cancellazione delle fiere e dalle restrizioni sugli incontri fra persone), ma anche dall’interruzione delle catene di approvvigionamento. Proprio le PMI, si prevede, rafforzeranno ancora di più la loro impronta digitale e la visibilità online per raggiungere la propria audience con comodità, anche in situazioni imprevedibili.
A spingere verso l’e-commerce, caratterizzato da velocità e convenienza, è anche la mancata o debole espansione a livello di infrastruttura classica, che non è avvenuta nonostante la crescente domanda. Si stima che l’ulteriore capacità di evasione degli ordini a livello globale nella vendita al dettaglio si attesti attorno ulteriori 77,7 miliardi di dollari, un ammontare che troverebbe invece il supporto necessario proprio nell’e-commerce. Il commercio online non è visto come uno strumento a sé stante, ma come un tassello in una strategia più grande. L’80% degli imprenditori ha dichiarato che rivolgersi ai clienti attraverso più canali, compreso quello online, è “altrettanto o più” efficace dei metodi di vendita tradizionali. Nello specifico, questo dato sale all’85% in Italia e all’86% in Spagna, ma cala leggermente (79%) in Germania. Allo stesso modo la strategia “omnichannel” è vista dall’83% dei leader business to business coinvolti nello studio come quella in grado di offrire modi più efficaci per creare nuovi contatti commerciali rispetto ai metodi tradizionali, come la sola partecipazione a fiere e il marketing del passaparola.

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