Continuano a restare decisamente alte le giacenze per il vino italiano, a vendemmia 2025 ormai ultimata (e che ha generato quantitativi abbondanti, con una stima è di 47 milioni di ettolitri), in una fase dove il mercato sembra “frenare”, i dubbi restano molti e con il fenomeno dell’abbassamento delle rese che sta trovando adesioni in varie denominazioni. Secondo il nuovo report di “Cantina Italia”, redatto dall’Icqrf, l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, sulla base dei dati contenuti nei registri telematici del vino e pubblicati dal Ministero dell’Agricoltura, nelle aziende italiane, al 31 ottobre 2025, figurano 44,5 milioni ettolitri di vino in giacenza (quasi un’intera vendemmia, ndr), +23,8% sul 30 settembre 2025 (+8,5 milioni di ettolitri, un dato condizionato dalla vendemmia ultimata) e superiori del 5,2% dal 31 ottobre 2024 (+2,1 milioni di ettolitri).
In particolare, al 31 ottobre 2025, negli stabilimenti enologici italiani sono presenti 44,5 milioni di ettolitri di vino, 14,3 milioni di ettolitri di mosti e 14,3 milioni di ettolitri di vino nuovo ancora in fermentazione (Vnaif). Rispetto ad un anno fa, si osserva un valore delle giacenze superiore per i vini (+5,2%), per i per i mosti (+6,9%) e per i Vnaif (+6,2%) e, nel confronto con il 30 settembre 2025, il dato delle giacenze è superiore per i vini (+23,8%), per i mosti (+67,4%) e per i Vnaif (+211,3%).
Il 62,1% del vino è detenuto nelle regioni del Nord, prevalentemente nel Veneto (26,6%, davanti ad Emilia Romagna con il 12%, e Toscana con l’11,5%). Il 55,7% è Dop, il 25,3% Igp, mentre i vini varietali costituiscono appena l’1,5% del totale, e il 17,6% è rappresentato da altri vini. Le giacenze di vini a Indicazione Geografica sono molto concentrate; infatti, 20 denominazioni su 526 contribuiscono al 58,9% del totale. In testa alle giacenze di vino c’è il Prosecco con 4,2 milioni di ettolitri (11,8%), seguito da Igt Toscana con 1,5 milioni di ettolitri (4,2%), Igt Puglia a 1,4 milioni di ettolitri (3,9%), Rubicone a 1,2 milioni di ettolitri (3,4%), Delle Venezie a 1,2 milioni di ettolitri (3,3%), e Chianti Docg a 1,1 milioni di ettolitri (3,2%).
Scorte che rimangono, quindi, alte, per il vino italiano, anche se è qualcosa di “fisiologico” a vendemmia ultimata, ma sono comunque ben più “generose” di un anno fa. Tutto questo con un mercato, in primis quello Usa, il principale per il comparto enoico italiano, che ha mostrato segni di frenata nell’acquisto di vino dal Belpaese: un trend che non lascia molto ben sperare per le riduzioni dei volumi di vino nelle cantine italiane.
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