Un nuovo assetto normativo che consenta di rispondere meglio a consumatori e territori, e per costruire un nuovo patto tra imprese e comunità locali, ma che permetta anche di incidere sul mercati in termini di regolazione dell’offerta, non solo in volume ma anche in valore; arrivare ad avere non solo una strategia comune ed unitaria, ma anche un interlocutore unico a livello istituzionale; ripensare il ruolo dei Consorzi di tutela delle denominazioni; lavorare ancora di più sulla tutela internazionale, e guardare al domani tenendo ben presenti concetti chiave che vanno anche al di là della qualità intrinseca dei prodotti, come sostenibilità, benessere ed etica: passa anche da qui il futuro delle Indicazioni Geografiche e dei Consorzi che le tutelano, come emerso dall’incontro “Geographical Indications Kick-Off Meeting”, promosso ieri a Siena dalla Fondazione Qualività, insieme ad Aicig, Federdoc, OriGIn, Origen España (Spagna), Prima Foundation e Inao (Francia), che ha messo intorno ad un tavolo 50 dei più importanti consorzio del vino e del cibo italiano (e non solo): dal Prosecco al Chianti, dal Chianti Classico al Consorzio delle Venezie all’Asti, dal Parmigiano Reggiano alla Mozzarella di Bufala Campana, dal Prosciutto di Parma a quello di San Daniele, solo per citarne alcune. Un tema da affrontare con decisione, quello della gestione delle denominazioni e del ruolo dei Consorzi, anche in vista della Pac Post 2020: basti pensare agli oltre 15 miliardi di euro che muove la “Dop Economy” solo a livello italiano, secondo l’ultimo rapporto Qualivita, con gli oltre 822 prodotti Dop, Igt ed Stg, tra vino e gastronomia, che fanno del Belpaese il leader mondiale assoluto.Consorzi che, dunque, chiedono più strumenti, ma anche una semplificazione, un maggior coinvolgimento delle imprese anche a livello istituzionale, soprattutto quando si parla di accordi commerciali, ma anche la possibilità, di cui si parla da anni, di governare l’offerta anche da un punto di vista dei valori, ovvero dei prezzi. Un tema su cui, a WineNews, diverse settimane fa, era arriva l’apertura del Ministro delle Politiche Agricole e del Turismo Gian Marco Centinaio, tra i protagonisti del meeting, che nei giorni scorsi, non ha escluso di ripensare ai Consorzi del vino, ma non solo, anche come agenzie di promozione territoriale.
“In questo momento di stagnazione economica e di crisi - ha commentato il Ministro Centinaio - il solo settore a segno positivo è quello dei comparti agroalimentare e vitivinicolo, per questo dobbiamo avere sempre più attenzione verso l’agricoltura italiana e verso il sistema turistico. Unire questi due ambiti in apparenza molto diversi è la vera scommessa, la mission su cui il ministero sta lavorando. Abbinare nella comunicazione prodotti e territori dà origine a un contaminazione che crediamo essere vincente. Oggi il mondo è cambiato, ci sono mercati sempre più esigenti che riconoscono in noi la qualità, ma dobbiamo essere più incisivi nella promozione. Dobbiamo iniziare a promuoverci in modo diverso, l’obiettivo è promuovere i nostri prodotti nel mondo con un sistema unico. Azioni riconoscibili sotto il brand Italia frutto del dialogo con Consorzi di Tutela”.
D’altronde, l’esigenza di un dialogo più intenso e costruttivo tra istituzioni, Consorzi ed imprese, è una delle richieste emerse con maggiore chiarezza dai tavoli di lavoro, per affrontare meglio non solo le sfide economiche globali, ma anche quelle nei territori, pensando alla loro tenuta sociale, ma anche al benessere di chi vive e lavora nelle aree di produzione dei prodotti ad Indicazione Geografica. Tema fondamentale per l’Italia, ma anche per l’Europa che contra un totale di 3.350 prodotti a Denominazione tra vino (1597), food (1415) e spirits (338). E anche per questo “la riforma del regolamento europeo sulle Indicazioni Geografiche e la loro tutela saranno punti centrali della riforma della Pac - ha sottolineato l’europarlamentare e presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Qualivita, Paolo De Castro - per continuare a garantire lo sviluppo dei nostri territori. Dobbiamo essere consapevoli però che in Europa il 90% dei Paesi non è interessato ai temi che stanno a cuore all’Italia e ad altri 4 o 5 Paesi dell’area mediterranea. Gran parte dell’Europa, con 28 diverse realtà, non ritiene centrale l’impegno per le Dop e Igp che tanto ci coinvolge. Quindi dobbiamo unire le forze, come nel meeting di oggi, al quale hanno partecipato Francia, Spagna e Portogallo: è sicuramente la strategia vincente. Come la presenza della delegazione del Giappone è un segnale dell’importanza che hanno gli accordi bilaterali per la tutela delle Ig”.
Un pensiero fatto suo anche da Marie Guittard, direttrice dell’Inao, ente pubblico responsabile del sistema francese dei marchi di qualità e origine, che ha sottolienato “la necessità di una strategia di sistema condivisa per lo sviluppo delle Dop e Igp, che oggi in Francia rappresentano i maggiori strumenti di politica agricola alimentare e sviluppo del territorio”.
E proprio sulla funzione futura delle Indicazione Geografiche, e dei Consorzi che le gestiscono, si è concentrato il messaggio di Cesare Baldrighi, presidente dell’Aicig (Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche): “c’è molta attenzione intorno al mondo delle Ig e il nostro dovere è supportare questo fermento e accompagnarlo. Punti centrali sono l’adeguamento legislativo con coordinamento unico e una nuova attività di promozione e formazione dei Consorzi di tutela. Molti disciplinari di produzione hanno 25 anni, sono anacronistici, la nuova Pac offre grandi opportunità perché prevede la semplificazione dei disciplinari di produzione”.
“Sulla governance abbiamo bisogno di gestire i processi sui mercati internazionali con nuovi strumenti per la tutela e la valorizzazione delle Indicazioni Geografiche. In tema sostenibilità serve chiarezza sulle norme, su quanto può fare il privato e quanto il pubblico. Dai produttori responsabilità e innovazione”, ha rilanciato Stefano Zanette, in veste di vice presidente di Federdoc.
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