Si chiama MIMA, Museo d’Impresa Mastroberardino Atripalda, e racconta la storia di una famiglia simbolo della viticoltura dell’Irpinia, a cavallo di tre denominazioni (Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Taurasi) e attraverso tre secoli, correndo in parallelo con il susseguirsi degli eventi che hanno contribuito a costruire la modernità e definire il tessuto socioculturale italiano: ecco il museo dedicato alla famiglia Mastroberardino, il percorso allestito nelle antiche cantine della famiglia ad Atripalda (l’inaugurazione il 15 maggio, ndr), narrato attraverso la documentazione storica che si snoda attraverso tre periodi. Il primo, racconta le vicende alle radici della famiglia, con le gesta delle prime generazioni attraverso le denominazioni che dal 1700 si sono susseguite sul Regno di Napoli, dagli Asburgo al periodo Napoleonico, con l’avvento dei Borboni prima fino ai tre sovrani di casa Savoia. Una storia che arriva fino al marzo del 1914 quando scompare Angelo Mastroberardino, Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia e deus ex machina dell’azienda.
Il secondo periodo segue le vicende di famiglia comprese tra il 1914 e il 1932 e segue i passi di Michele, figlio di Angelo, che ha iniziato la campagna di espansione estera dell’azienda sviluppando le relazioni con il Nord America e l’Africa Coloniale. In questo periodo storico, l’Italia e il mondo intero si sono confrontati con la Prima Guerra Mondiale, l’avvento del fascismo, il proibizionismo negli Usa; e ancora l’apertura dei traffici commerciali in America Latina, Africa e Oceania. Sono gli anni in cui i vini irpini, seguendo proprio le vicissitudini di un mondo nel pieno del cambiamento, hanno toccato tutti i continenti. La terza parte dell’esposizione testimonia gli anni che vanno dal 1933 al 1945, dall’anno dell’avvento del nazismo alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Anni in cui Michele Mastroberardino continua l’opera di espansione del commercio dei propri vini a livello internazionale, approfittando anche della fine del proibizionismo per opera del presidente Roosvelt. Nelle vicende interne alla Penisola italiana, l’azienda irpina ha fronteggiato, in questi anni, il consolidamento del modello corporativo fascista, la fase dell’autarchia e l’organizzazione dei rapporti interni all’Impero Coloniale Italiano, lo scoppio della II Guerra Mondiale, la fase più critica dei bombardamenti del 1943. La storia, ed il percorso espositivo, si concludono con la morte di Michele Mastroberardino e la fine della guerra con la conseguente faticosa ricostruzione, di un paese intero devastato dalle atrocità del conflitto bellico.
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