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BRUXELLES

L’emergenza idrica in cima all’agenda dell’agricoltura Ue. In Italia danni per tre miliardi di euro

Il Commissario Wojciechowski e il presidente Coldiretti Prandini: acqua fondamentale per restituire alla coltivazione 4 milioni di ettari di terreni
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La morsa della siccità

“Con quasi un cittadino europeo su cinque che è oggi colpito mediamente ogni anno dal problema siccità, secondo l’ultimo rapporto Unccd, chiediamo all’Ue di sostenere misure strutturali per assicurare la disponibilità di acqua in futuro e la produzione di cibo, come il piano invasi promosso da Coldiretti e Anbi”: così il presidente Coldiretti Ettore Prandini, dal vertice a Bruxelles con il Commissario Europeo all’Agricoltura Janusz Wojciechowski, nel quale si è fatto il punto della situazione sulle problematiche delle filiere agricole a partire dalla drammatica emergenza idrica che ha colpito l’Italia, con il conto dei danni nelle campagne, provate dal caldo e dalla siccità che ha seccato la terra, ridotto i raccolti di mais e grano e tagliato la disponibilità di foraggio per gli animali nei campi, che è salito a tre miliardi di euro, cui si dovranno sommare quelli alla grandine e ai violenti temporali, che fa salire il conto dei danni con danni stimati in circa tre miliardi.

L’Europa e l’Italia hanno bisogno di nuovi invasi a servizio dei cittadini e delle attività economiche, come quella agricola - ha ricordato Prandini - che, in presenza di acqua, potrebbe moltiplicare la capacità produttiva in un momento in cui a causa degli effetti della guerra in Ucraina abbiamo bisogno di tutto il nostro potenziale per garantire cibo ai cittadini e ridurre la dipendenza dall’estero. In questo modo potremmo sostenere anche la decisione dell’Unione Europea di restituire alla coltivazione 4 milioni di ettari di terreni lasciati incolti, di cui 200.000 per l’Italia. Proprio in tale ottica abbiamo sottolineato la necessità di considerare una proroga della deroga anche per il 2023, intervenendo su alcune misure della futura Politica Agricola Comune (Pac)”.

Anche perché fra siccità e caro materie prime legato alla guerra in Ucraina - sottolinea la Coldiretti - più di 1 azienda agricola su 10 rischia di chiudere ma ben 1/3 del totale nazionale si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione, secondo le elaborazioni del Crea. Una tempesta perfetta che si è abbattuta sulle aziende agricole - evidenzia la Coldiretti - con aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio.

Per questo a Bruxelles si è parlato anche del problema della mancanza di fertilizzanti scatenato dalla guerra in Ucraina, con il blocco alle esportazioni deciso da Putin fino al 31 agosto che rischia di impattare pesantemente sui raccolti, già colpiti dalla siccità, ma anche sulle prossime semine. L’Italia nel 2021 ha importato da Russia, Bielorussia e Ucraina sostanze fertilizzanti per 140 milioni di euro, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat. Alla mancanza di forniture si aggiungono le difficoltà determinate dai forti rincari dei prezzi che sono balzati - continua la Coldiretti - da un +150% ad oltre +200% con l’urea è passata da 350 euro a 1.150 euro a tonnellata (+228%).

Da qui la richiesta Coldiretti alla Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea di aprire alla possibilità da parte degli agricoltori di utilizzare fertilizzanti con nutrienti organici recuperati dal letame, il cosiddetto digestato, prodotto negli allevamenti per far fronte alla carenza di quelli chimici, riducendo la dipendenza dall’estero e valorizzando le esperienze di economia circolare. Un passo avanti da compiere attraverso una deroga immediata nei regolamenti ma anche andando a modificare l’attuale direttiva nitrati, ormai obsoleta che non tiene conto di trent’anni di ricerca e innovazione che hanno ampiamente migliorato le tecnologie messe a disposizione per gli agricoltori. Il digestato è un sottoprodotto - ricorda Coldiretti - della filiera del biometano alimentato da scarti e rifiuti delle filiere agroalimentari e mette a disposizione un prezioso apporto di azoto, fosforo e potassio ideali per i terreni grazie all’apporto di sostanza organica e di elementi nutritivi.

Intanto, dopo l’ondata di maltempo abbattutasi sul Centro Nord Italia, dalla Lombardia al Veneto, dalla Toscana al Friuli Venezia Giulia, con allerta arancione in molte regioni, a preoccupare è soprattutto la grandine, che ha colpito in Piemonte nel Biellese e in Val d’Aosta dove - sottolinea la Coldiretti - ha devastato la zona della Bassa Valle, con danni fino al 100% su frutteti, vigneti e coltivazioni, ma anche sui foraggi per gli animali. Proprio la grandine è la più temuta dagli agricoltori per i danni irreversibili che provoca ai raccolti e che in una manciata di minuti è in grado di distruggere il lavoro di un anno. La pioggia è attesa per combattere la siccità nelle campagne ma per essere di sollievo deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente provocano danni poiché i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento provocando frane e smottamenti. Siamo di fronte - sottolinea la Coldiretti - alle conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con grandine di maggiori dimensioni, una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo.

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