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L’espresso

Dai falsi marchi ai prodotti scaduti ... E alla fine si chiamano i carabinieri. Quando le falle nei meccanismi di certificazione aprono la strada ai furbetti, quando falsificare il marchio trasforma un formaggio venuto dal nulla in leccornia blasonata, allora tocca all’Arma intervenire. L’ultima sigla nell’Italia dei reparti speciali si chiama Nac: il Nucleo antifrodi in commercio. Dipendono dal ministero delle Politiche agricole, combattono le truffe nel settore e vigilano sul rispetto dei disciplinari dei consorzi di produzione (con i quali collaborano), verificando la correttezza delle procedure che consentono di fregiarsi del titolo di Doc, Dop, Igt e simili. L’ultimo colpo del Nac, che ha sede a Parma, Roma e Salerno, è stato messo a segno il 13 novembre nel Reggiano, dove sono stati sequestrati 180 quintali di burro spacciato come garantito dal Parmigiano Reggiano Dop ma di tutt’altra provenienza. Il 30 ottobre, seguendo le tracce lasciate su Internet da un’azienda di vendita di alimenti on line, che aveva anche una bacheca su Ebay, i militari sono arrivati in un magazzino di Castelfranco Emilia, nel Modenese, dove hanno sequestrato tredici tonnellate di insaccati malconservati, in alcuni casi scaduti dal 2003 e rietichettati, destinati alla vendita sul Web. Il 29 ottobre, a Salerno e Benevento, i Nac hanno scoperto in supermercati e negozi (il Cash & Carry di Battipaglia, il Carrefour di Pontecagnano e l’Iper Universo di San Giorgio del Sannio) quintali di falso prosciutto di Parma e San Daniele e 40 chili di grana padano taroccato. Il 30 ottobre, in provincia di Taranto, è stata sventata una truffa all’Unione europea sequestrando 900 mila litri di mosto destinato a diventare vino da tavola: era di provenienza ignota. Il 28 ottobre, a Salerno e provincia, insieme ai veterinari della Asl, hanno intercettato una tonnellata di grana padano, prosciutto di Parma e San Daniele, tutti falsi e in cattivo stato di conservazione.

Ci sono anche pericoli per la salute: il 29 ottobre, a Livorno, sono state ritirate dal commercio 5 tonnellate di pesce spada importate da Singapore dalla Giolfo e Calcagno di Genova, risultate positive alla presenza di mercurio. Il 23 ottobre, a Barletta, hanno trovato 1.690 confezioni di pasta fresca ’cappelletti crudo e grana’ del Pastificio La Contadina in violazione del disciplinare del consorzio Grana Padano. L’8 ottobre, a Foggia, sono stati messi i lucchetti a 5 silos della Agricola Candida con 600 mila litri di vino di cui i proprietari non sapevano indicare documentalmente la provenienza. Il 9 ottobre, a Bari, la stessa sorte era toccata a 400 mila litri di mosto e 400 chili di uva bianca destinata illegalmente alla vinificazione dalle Cantine delle Murge. Sempre il 9 ottobre, a Lodi e a Treviso, il Nac di Parma, ha sequestrato al Pastificio Alibert 11 mila confezioni di tortellini ripieni di prosciutto crudo e grana padano, quasi tre tonnellate di merce, che non avevano l’autorizzazione dei rispettivi consorzi Dop. Il 30 giugno, a Caserta, è stato denunciato il titolare del caseificio Cirigliana che utilizzava cagliata di bufala congelata e latte in polvere (invece che fresco) per la produzione di mozzarella, violando così il disciplinare del Dop ’Mozzarella di Bufala Campana’. Come è successo, il 7 maggio a Salerno, dove sono state scoperte 4 tonnellate di cagliata di bufala congelata e una cella frigorifera fuori norma del caseificio ’La Perla del Mediterraneo’. Il 15 aprile, a Salerno, invece il latte di bufala non era congelato ma era arrivato in container illegalmente provenienti dall’India. Il 24 febbraio, a Parma un commerciante è stato scoperto a vendere confezioni di crudo con etichette falsificate. Il 20 febbraio, a Piacenza, nel caseificio Delia Spa sono state sequestrate 61 tonnellate di vari formaggi che violavano i disciplinari dei rispettivi consorzi, mentre altre 61 tonnellate di formaggio sono state sequestrate semplicemente perché stava marcendo. Il 15 febbraio, a Modena, sono stati denunciati due salumieri che vendevano alla Coop prosciutto con etichette fasulle, mentre il 29 gennaio, a Parma e a Torino, i negozianti finiti nel mirino dei carabinieri sono stati quattro, ambulanti di un mercato rionale, che vendevano prosciutto di Parma taroccato. Dalla grande distribuzione alla bancarella, il cibo falso non conosce confini.

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