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L’espresso

Il vino in Borsa, come e dove … “Vino. Male che vada, lo si può sempre bere”, rispondeva Gianni Agnelli a gli chiedeva suggerimenti su dove indirizzare i propri investimenti. Da qualche anno sono sempre più numerosi i seguaci dei consigli dell’Avvocato e sul mercato aumentano i prodotti dedicati: polizze per tutelarsi dai crolli della produzione, futures e warrant per calmierare le oscillazioni dei prezzi nel tempo, finanziamenti riservati per il reimpianto dei vitigni. Alla Borsa di Parigi sono scambiati i Winefex, contratti futures sulla produzione di Bordeaux: l’azienda che produce vende una serie di bottiglie, impegnandosi a consegnarle in un momento successivo, mentre l’acquirente paga subito. In Canada ci sono Borse del vino nelle principali province, gestite da consorzi pubblici o privati (il più celebre è il Liquor Control Board of Ontario). Nel 1999 è stato inoltre costituito il Liv-Ex, London Intemational Vintage Exchange, borsino che riflette il valore dei cento migliori (o comunque appetibili dal punto di vista commerciale) vini mondiali. In Italia, la Consob nel 2010 ha stabilito che vino e futures sulle vendemmie non possono essere considerati né un prodotto nè uno strumento finanziario destinato ai risparmiatori. Insomma per i cosiddetti certificati “en primeur” che consentono l’acquisto di bottiglie diversi mesi o addirittura anni prima
della commercializzazione, per il momento non c’è spazio tra gli strumenti finanziari di Piazza Affari. Sul fronte dell’investimento azionario, fanno notare gli esperti, conviene avere in portafoglio azioni di società vitivinicole perché negli ultimi dieci anni hanno reso più degli indici e offrono un parametro di rischio molto basso. Per chi investe sul vino e vuole monitorare il mercato, il Monte dei Paschi di Siena ha creato di recente l’Mps Wine lndex: l’indice di competitività è calcolato come prezzo medio ponderato di quasi cento Vini di Qualità Prodotti in Regioni Determinate e vini da tavola. Come riferimento, utilizza i prezzi all’origine forniti da Ismea per i vini di qualità e i vini comuni. Dopo la forte contrazione registrata nel 2009 (-18 per cento) e una sostanziale stabilità nel 2010, l’indice è tornato a crescere e nei primi due mesi del 2011 la dinamica di prezzo ha addirittura accelerato. In linea con il future Liv-ex Fine Wine 100 lndex. Il principale benchmark dell’industria mondiale del vino, a conferma di come gli andamenti dei prezzi dei vini italiani seguano da vicino l’evoluzione di quelli a livello internazionale. Ma la crisi si fa sentire, soprattutto sui prezzi, e gli analisti guardano anche al mercato delle valute e all’andamento del cambio euro-dollaro. “Le flessioni che l’euro ha subito nell’ultimo mese, deprezzandosi di circa il 7 percento, avranno un impatto positivo sul fronte delle esportazioni in termini di quantità e in termini di fatturato delle aziende che esportano”, spiega Lucia Lorenzoni del servizio Research & Investor Relations di Mps: “Resta però l’incertezza collegata a possibili pressioni al ribasso sui prezzi, cosi come sembra segnalare il principale future di settore, in linea con il recente rallentamento della domanda mondiale”

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