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L’espresso

Al vino piace Mozart ... Si sapeva da tempo che la musica può essere terapeutica. Ma adesso i ricercatori hanno scoperto che alcune note e frequenze producono effetti incredibili su tantissime forme viventi: dalle staminali ai vitigni ... Il vino biologico? Si fa con Mozart. Per differenziare le staminali in tessuto cardiaco, invece, basta una sola nota. Le onde sonore sono l’ultima frontiera,
dalla medicina all’agricoltura. Da alcuni anni la musica si usa con successo nella terapia dell’ictus e dei pazienti in corna, nella cura dell’epilessia e delle disfunzioni del sonno. Persino il manzo Kobe sembra gradire quella classica, al punto che il suo ascolto negli allevamenti è obbligatorio in base al protocollo per il riconoscimento dell’autentica e rinomatissima carne giapponese. Quanto alla musica moderna, speciali playlist funzionano per l’uomo meglio del doping, al punto che indossare gli auricolari è vietato in diverse competizioni. Secondo le più recenti scoperte scientifiche, e questa è la vera novità, le onde sonore non hanno influenza solo sul cervello, ma su ogni cellula vivente, animale o vegetale che sia. Parola di Brunello di Montalcino: il primo vino “fonobiologico” del mondo. Questo vino, prodotto dalla Paradiso di Frassina, è appena stato inserito tra i “100 progetti che cambieranno il mondo” dall’Eubra, l’agenzia euro-brasiliana per io sviluppo sostenibile appoggiata anche dalle Nazioni Unite. Con la musica le viti crescono meglio, fanno più foglie e uve più ricche di sapore, colore e polifenoli. E in più la stessa musica tiene lontani gli insetti riducendo l’uso di insetticidi e anticrittogamici. “L’idea è stata del viticoltore Giancarlo Cignozzi, che circa sette anni fa ha iniziato a far ascoltare Mozart alla sua vigna”, ricorda Stefano Mancuso, docente di coltivazioni arboree dell’Università di Firenze e direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale, che oggi guida la sperimentazione: “Gli pareva che la cosa avesse un effetto benefico, ma voleva sapere se era possibile ottenere una misurazione scientifica di questo miglioramento, e si è rivolto a noi. Perché l’esperimento fosse rilevante, bisognava che nella vigna alcuni filari fossero esposti alla musica e altri no, il che, trattandosi di uno spazio aperto, ha sollevato notevoli problemi di acustica. Il problema l’ha risolto la Bose, finanziando la ricerca e fornendoci speciali casse in grado di trasmettere il suono in modo direzionale, senza dispersioni. i risultati sono eccezionali: l’uva prodotta dalle piante che ascoltano musica arriva a maturazione prima e le qualità chimiche e organolettiche di questo vino sono migliori. Inoltre, il suono riesce a ridurre quasi a zero i trattamenti con i pesticidi, perché disorienta gli insetti. Si tratta cii una tecnica agronomica a impatto zero, che restituisce un prodotto miglio- re e più sano”. Se il risultato è stato scientificamente misurato, rimane da capire come Mozart possa avere un simile effetto sulle viti, “Va detto che le piante non sono in grado di distinguere la musica classica dagli altri tipi di musica”, spiega Mancuso: “Possono distinguere solo le frequenze sonore di cui una musica è composta. In laboratorio ci siamo accorti che ci sono delle frequenze che favoriscono la germinazione dei semi o l’accrescimento delle piante o l’allungamento della radice e che stanno normalmente nell’intervallo basso, quindi tra i 100 e i 400 Hz, mentre esistono frequenze sopra i 1,000 Hz che hanno un effetto contrario, quindi di inibizione della crescita”,
Ma allora le piante ci sentono? Pare proprio di sì. “ Sono in grado di sentire e distinguere le vibrazioni trasmesse dalla terra proprio come un serpente o una talpa. Avete mai provato in discoteca la sensazione che il vostro intero organismo venga scosso dai bassi? L’effetto della musica sulle piante è più o meno questo”.
Sulle singole cellule poi, le frequenze sonore sembrano avere un effetto ancora più significativo. In particolare sulle staminali, le potentissime cellule “neonate” in grado di trasformarsi in ogni altra cellula del corpo per costruire o riparare ossa, cuore, sistema nervoso, muscoli. A Bologna, Carlo Ventura e il suo gruppo dell’Istituto nazionale di Biostrutture e Biosistemi studiano la possibilità di usare il suono per indurre la differenziazione delle staminali in tessuto cardiaco. “Ogni cellula viva produce un suono”, spiega Ventura, ordinario di Biologia molecolare dell’università di Bologna e direttore del Vid (Visual Institute of Developmental Sciences), “che cambia a seconda dell’attività che sta svolgendo. Abbiamo iniziato a registrare le vibrazioni prodotte dalle cellule staminali durante la differenziazione, per capire se sono sempre le stesse quando le cellule vanno in una determinata direzione, per esempio in quella dei tessuti cardiaci o muscolo-scheletrici, oppure se queste vibrazioni sono diverse per ogni cellula. Se scopriremo che ogni trasformazione è associata a una particolare frequenza sonora, come crediamo, il passo successivo sarà quello di fare “ascoltare” alle cellule non ancora differenziate lo speciale suono prodotto dalle cellule che si sono differenziate in un certo modo, cercando di indurre il tipo di crescita voluto. Oggi, la differenziazione viene indotta con procedimenti chimici estremamente costosi. Se scoprissimo che può essere pilotata semplicemente con un suono, quindi gratuitamente, sarebbe una vera rivoluzione”. I presupposti per una scoperta del genere ci sono già tutti. Ventura e il suo gruppo lavorano anche in collaborazione con l’Istituto Rinaldi-Fontani di Firenze, che ha brevettato a livello internazionale la tecnologia Reac (Radio Electric Asimmetric Conveyer), capace di utilizzare le radiofrequenze prodotte dalla tecnologia wi-fi, quella che ci permette di connetterci alla rete Internet senza fili. “ Questa tecnologia è già stata usata con successo sull’uomo”, continua Ventura, “nel trattamento di condizioni di stress e ansietà legate a disfunzioni del sistema nervoso centrale. Ci siamo chiesti: che effetto può avere questo tipo di energia sulle cellule staminali? Per scoprirlo abbiamo esposto per una settimana delle colture di staminali alle radiofrequenze emesse dal Reac. Abbiamo scoperto così che le staminali vengono indotte a differenziarsi in senso cardiaco, nervoso e muscolo-scheletrico. Un’ottima notizia, perché anche le radiofrequenze sono a costo zero: basta utilizzarle con una tecnologia mirata e sicura. Purtroppo però queste ricerche lasciano forse intravedere un rovescio della medaglia: i campi wi-fi non sono affatto l’organismo umano come crediamo. Le staminali infatti sono presenti anche negli organismi adulti, per esempio nel midollo, nel grasso e nella polpa dentaria e servono per “riparare” i tessuti danneggiati.
La musica gradita all’orecchio umano, invece, fa bene senz’altro. Per esempio alla Cleveland Clinic Foundation hanno dimostrato che la musica è efficace nella terapia del dolore cronico, mentre alla Javeriana Universitv School of Medicine di Bogota hanno scoperto che è utile per il dolore post operatorio e al dipartimento di anestesia del Tuft-New England Medical Center hanno quantificato il suo effetto: l’ascolto di musica può sostituire fino a 325 milligrammi di acetominofene, un antidolorifico. Per questo anche molti ospedali italiani, tra cui quello dei bambini di Firenze, prevedono sessioni musicali durante il giorno e a Trento la musica si può ascoltare anche durante il travaglio. La prossima volta che accendete lo sterco, fatelo dunque con attenzione. Non solo le vostre orecchie, ma tutte le vostre cellule (oltre che le piante e gli animali nelle vicinanze> verranno influenzate dal ritmo che avete scelto


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