L’espresso

Il vino è sempre più rosa ... Altro che quote rosa. Se, come risulta da svariate indagini, la tendenza in atto da anni si consolida, fra qualche tempo saranno gli uomini a chiedere attenzione e rispetto nel mondo del vino. Perché il numero delle donne del vino, al di là della benemerita omonima associazione creata nel 1988 che formalmente le riunisce, continua a crescere: nella conduzione delle aziende, soprattutto nelle aree commerciale, del marketing e della comunicazione, un po’ meno nel lavoro in vigna e in cantina, nei ruoli professionali (enoteche, ristoranti, wine bar), nella frequentazione dei corsi per sommelier e, quel che più conta, fra coloro che il vino lo scelgono con competenza, lo acquistano a ragion veduta, lo bevono con piacere. All’aperitivo come a tavola e, lontano dai luoghi comuni, con predilezione non soltanto per quelli che si è abituati a considerare vini “femminili” - i rosé, i dolci, i bianchi fruttati, in genere le bollicine facili le donne scelgono anche vini di struttura a gradazione importanti. La conferma arriva dagli interventi di quattro donne attive in diversi ruoli e in posizioni di responsabilità - Camilla Lunelli, Sabina Maffei, Christine Mayr e Karin Roner - che il 23 novembre a Ora (Bolzano) hanno discusso il tema “li vino è donna”, concordando sul fatto che, appunto, è sempre più donna, sia perché cresce il numero delle donne che capiscono e apprezzano il vino, sia perché il gusto femminile e il modo di avvicinarsi al vino sono fattori d’importanza determinante nella gestione delle aziende e nelle scelte dei produttori più attenti ai segnali che vengono dal mercato. D’altronde sono dati di fatto che nelle cantine italiane il 35 per cento degli addetti siano donne. E secondo le ultime stime del Censis, risalenti a due anni fa, sarebbero almeno 13 milioni le “wine lover” in rosa al di sopra di 14 anni, suddivise in ben cinque categorie in funzione della competenza e dell’assiduità nell’approccio al vino.