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L’espresso

Assaggio a Nord-Est ... Un miliardo di bottiglie nel 2035. Le bollicine volano. E quest’anno superano lo champagne su tutti i mercati … Di questo passo, nel 2035 la richiesta di prosecco da parte del mercato mondiale supererà il miliardo di bottiglie. Difficile dire se la previsione, formulata a Hong Kong durante il congresso enologico internazionale Wine Future 2011, verrà confermata dai fatti. Ma una cosa è certa: malgrado la crisi, le bollicine trevigiane registrano un boom senza precedenti. Con un risultato storico, registrato da Col- diretti alla vigilia delle feste: per la prima volta l’italia ha battuto la Francia. Con un aumento record del 24 per cento delle esportazioni, lo spumante italiano - con il prosecco superiore in pole position - ha superato lo champagne. Nel frattempo, il centro studi del consorzio di Conegliano Valdobbiadene Docg aggiorna le statistiche: 65,7 milioni di bottiglie prodotte nel 2010 contro i 39 milioni del 2003, con un aumento solo nell’ultimo anno del 9,5 per cento e un balzo del 20,5 per cento delle vendite all’estero (Germania in testa, seguita da Stati Uniti e Canada), per un giro di affari complessivo di 400 milioni di euro. Un panorama variegato, popolato da gruppi proiettati nei mercati internazionali - tra cui Carpenè Malvolti, Mionetto, La Gioiosa (famiglia Moretti Polegaro), Bisol - e decine di cantine meno note ma in grande fermento. Il comparto vale 10 mila posti di lavoro tra Veneto e Friuli, mentre Col- diretti stima che, se verrà superata la fatidica soglia di un miliardo di bottiglie, il numero degli addetti andrà moltiplicato per tre. Vallo a trovare un settore così in salute, di questi tempi. Tanto che per fronteggiare la richiesta, i produttori del Trevigiano continuano a impiantare vigneti, ettari su ettari tra Cartizze, la zona del “cru” più pregiato, e nel resto del territorio: negli ultimi anni 1.300 solo per la Docg a cui aggiungere i 7-8 mila della Doc. “Oggi l’export rappresenta il 60 per cento del nostro business, ma affermarsi all’estero non è stato facile. E il frutto di anni di lavoro sul campo: investimenti in risorse umane, attività di comunicazione e promozione”, spiega Pietro Stangherlin, direttore generale di Mionetto: “Un tempo per far conoscere i nostri prodotti consumavamo le suole delle scarpe: alle fiere si andava con le bottiglie in mano, non con l’iPad in tasca”. Nel 1998 la casa vitivinicola di Valdobbiadene crea una società ad hoc a New York, molto prima della moda delle bollicine come simbolo di lifestyle. Oggi, degli 80 dipendenti del gruppo, ben 22 lavorano a tempo pieno negli Stati Uniti, senza contare gli agenti di vendita. Risultato: visto il successo nel mercato statunitense (più 48 per cento del fatturato nel 2010 rispetto al 2009), l’azienda ha ottenuto per il secondo anno consecutivo l’”Hot brand Award”, assegnato dalla rivista economica “Market Watch” ai brand che negli ultimi cinque anni hannò registrato nel mercato americano una crescita a due cifre e raggiunto un minimo di un milione e 200 mila bottiglie vendute. Trainata da prosecco e vini di pregio, tutta l’industria agroalimentare veneta si difende bene. Con i suoi 15 miliardi di valore complessivo nel 2010, la regione è al terzo posto in Italia dopo Lombardia (27 miliardi circa) ed Emilia Romagna (20 miliardi), e rappresenta il 12 per cento del totale nazionale (elaborazioni Federalimentare su dati Istat). Quanto all’export, nei primi sei mesi del 2011 le stime parlano di un valore di 1.683 milioni, più alto del 15,1 per cento rispetto al primo semestre dello scorso anno (più 11 per cento la media nazionale). È il vino a fare la parte del leone nell’export mode in Veneto: 70 mila ettari di vigneto, otto milioni di ettolitri divino prodotti ogni anno, con le punte di diamante distribuite nelle principali denominazioni: Amarone, Bardolino, Piave, Soave superiore. La riscossa è partita proprio dal territorio di Verona, con Valpolicella e Soave, terra dì aziende storiche come Cantina di Soave, fondata nel 1898, la prima cooperativa vinicola del Veneto. Con numeri da record: 2.200 soci, 6 mila ettari di vigneti, 30 milioni di bottiglie, un fatturato che sfiora i 90 milioni di euro. E riconoscimenti come la Gran Medaglia d’oro ottenuta al premio internazionale MundusVini 2011 per l’Amarone della Valpolicella Doc 2008 Cadis. Tra i marchi storici figura anche Zonin, da 190 anni sulle colline di Gambellara, nel Vicentino: 1.800 ettari a vigneto distribuiti in sette regioni italiane, tra cui Ca’ Bolani in Friuli, uno dei terreni privati coltivati a prosecco più estesi della Penisola. A cui aggiungere la tenuta in Virginia, negli Stati Uniti, a testimoniare il grado di internazionalizzazione della casa vinicola, che ogni anno spedisce nel mondo il 60 per cento dei suoi 28 milioni di bottiglie. “ Il successo del vino trama l’intero settore agroalimentare e genera euforia”, afferma Alessandro Bianchi, presidente di Unioncamere del Veneto. Tra le eccellenze, infatti, la regione può contare su ben 38 prodotti a denominazione di origine, tra cui il formaggio di Asiago Dop e il radicchio rosso di Treviso Igp, e numerosi presidi Slow Food, con evidenti ricadute positive sul turismo enogastronomico, in continua crescita e un fatturato superiore al mezzo miliardo di euro.

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