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L’espresso

Grappoli d’oro ... Record dell’export. Dal Brasile alla Cina. E si è bevuto più vino italiano all’estero che nel nostro paese ... L’Italia ha una buona ragione per brindare. Anzi, due. La prima: il vino made in Italy non e mai stato cosi bevuto nel mondo. Nonostante la crisi, nei 2011 l’export ha superato quota 4,4 miliardi di euro - record storico mentre il nostro Paese si conferma leader sul mercato globale con una quota del 22 per cento. La seconda: l’anno scorso, per la prima volta, sono state stappate più bottiglie italiane all’estero che nella Penisola, per effetto di un incremento i due cifre (+ 12 per cento) delle esportazioni. In Italia infatti. negli ultimi trent’anni il consumo di vino è quasi dimezzato - oggi è circa 40 litri a persona all’anno - ma si vendono più bottiglie a denominazione, di qualità. In sostanza, gli italiani bevono meno ma meglio. Nabucodonosor da Sotheby’s. Nella nuova geografia del vino italiano, le maggiori soddisfazioni arrivano dalle super potenze: nel 2011 gli Stati Uniti hanno acquistato bottiglie per un valore di quasi un miliardo di euro (+15 per cento rispetto all’anno precedente), un mercato che vale quasi un quarto di tutto l’export, la Russia registra un sorprendente +14 per cento con l’exploit dello spumante, la Francia - storica rivale - addirittura +26 per cento e la Cina un astronomico +64 per cento. Sull’onda del successo, l’Associazione italiana sommelier, l’Università per stranieri di Siena e Enoteca italiana hanno creato due scuole, a Shanghai e Pechino, per formare classi di sommelier cinesi e diffondere così la cultura enologica italiana. Nel frattempo, i grandi cru primeggiano anche nelle aste internazionali, dominate da sempre dai francesi: a fine febbraio, da Sotheby’s a New York, un collezionista asiatico si è aggiudicato per 49 mila dollari una delle Otto bottiglie da 15 litri di Nabucodonosor di Masseto 2007 della Tenuta dell’Ornellaia. Ma si difendono bene anche altri vigneron nazionali. “Il successo dell’export è il risultato di un importante lavoro di promozione. A partire dagli anni Novanta, le aziende hanno saputo crescere in qualità, guadagnando prestigio nel mondo”, spiega Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, che organizza Vinitaly (25-28 marzo, Fiera di Verona, www.vinitaly.it), il più importante salone internazionale dedicato ai vini e ai distillati italiani: ”In tempi di crisi, bisogna sottolineare anche la capacità di offrire Ottime bottiglie per rapporto qualità-prezzo”. Alla fiera del made in Italy. Nel panorama del vino di eccellenza, articolato e difficile per la concorrenza agguerrita fra storiche roccaforti (Italia, Francia) e Paesi emergenti (Argentina, Australia, California, ma anche Cile e Sudafrica), il made in Italy continua a rappresentare un valore aggiunto. “Il vino racchiude i valori positivi che il mondo associa all’Italia: un patrimonio di storie, territori, vitigni. Un pezzo importante della cultura del Paese”, prosegue Mantovani. Sarà per questo che alla scorsa edizione di Vinitaly hanno partecipato oltre 50 mila visitatori dall’estero (su 156 mila complessivi), con buyer provenienti da più di cento Paesi. E quest’anno gli espositori saranno oltre 4.200, dagli Stati Uniti all’Africa, per la prima volta anche da Uzbekistan, Moldavia, Azerbaigian e Armenia. In programma degustazioni, convegni, seminari, eventi in tutta la città. Grandi e piccoli produttori, terroir emergenti e terre di storica vocazione, in testa alla classifica delle esportazioni: Veneto, Toscana e Piemonte. Accanto ai marchi più blasonati, aziende di tradizione solida come Bersano a Nizza Monferrato, nell’Astigiano, che esportano Barolo, Barbera d’Asti e Moscato d’Asti in Quebec, Germania, Giappone e altre decine di nazioni. E strutture come Organizzazione Export Alto Adige (Eos), che sostiene le imprese e promuove all’estero i vini e gli altri prodotti altoatesini di qualità. L’omaggio di Wine Spectator. Tra le novità di Vinitaly più attese, “ViViT - Vigne, Vignaioli, Terroir”, la rassegna dedicata ai vini da agricoltura biologica e biodinamica, e perla prima volta in Europa Wine” (il 24 marzo a Palazzo della Ragione,www.operawine.it), Grand tasting dei vini dci 100 produttori italiani più significativi selezionati dalla rivista americana “Wine Spectator”. Un’iniziativa Con cui la Bibbia del settore rende omaggio all’Italia. Nell’ultima classifica mondiale delle migliori 100 bottiglie, ha collocato il Brunello di Montalcino 2006 di Campogiovanni al quarto posto, assegnando alla denominazione toscana ben quattro riconoscimenti oltre a quelli per altre 16 etichette del nostro Paese. Una crescita inarrestabile, per il Brunello Docg: + 15 per cento delle esportazioni nel 2011 rispetto al 2010 con 9,3 milioni di bottiglie prodotte e gli Stati Uniti a fare la parte del leone, “Per noi resta il mercato numero uno, nel 2011 abbiamo venduto in America circa due milioni di bottiglie, anche se la recessione ha colpito duro anche lì. Quest’anno la partenza sembra buona”, dice il presidente del consorzio, Ezio Rivella.

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