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L’espresso

Vigneti d’oro ... Le bollicine trentine e la locomotiva Prosecco. L’exploit di Colli Orientali. E poi le denominazioni più note, Amarone, Soave e Bardolino, che fanno del Veneto la prima regione d’Italia per le vendite all’estero... Il piatto forte, se così si può dire, lo servirà lo chef Emanuele Scarello. E sua l’idea di aprire le case di cinque famiglie di Tarvisio e Malborghetto, vicino a Udine, ad altrettanti grandi cuochi per cimentarsi nella preparazione delle ricette della tradizione, per l’iniziativa “Welcome Home” all’interno di EinProsit 14 (16-19 ottobre), la più importante rassegna enogastronomica in Friuli Venezia Giulia. Sarà l’occasione per degustare anche i vini della regione - tra cui Collio e Colli Orientali - che attraversano un vero momento di grazia. L’Istat infatti certifica che, nei primi sei mesi del 2014, le vendite all’estero delle bottiglie friulane hanno segnato una crescita del 21,4 per cento rispetto allo stesso periodo del 2013. Un exploit anche in confronto agli altri vini del Nord Est, comunque in ascesa: Veneto (+4,7 per cento) e Trentino Alto Adige (+5,6 percento). Sfogliando la guida ai vini d’Italia 2015 dell’Espresso, l’impressione viene confermata, con sfumature diverse, per tutto il Triveneto. I vini trentini, ad esempio, non temono confronti con il resto della produzione italiana, con un ampio ventaglio di proposte: dal celebre Trento per gli spumanti, al robusto e gustoso Teroldego Rotaliano. Le aziende note agli appassionati - tra cui Ferrari, Foradori, Cesconi - e colossi produttivi come Cavit, con la linea Masi, la più interessante della gamma con il Trento Brut metodo classico Alte Masi riserva graal 2007 (17,20 ventesimi nella graduatoria), uno dei migliori spumanti trentini. Sul fronte delle bollicine, il Prosecco continua a macinare successi in Italia e all’estero, soprattutto in Germania e in Svizzera. Come dicono i dati del consorzio Conegliano Valdobbiadene Docg,che nel 2013 ha sfornato più di 72 milioni e 400 mila bottiglie, raggiungendo un valore della produzione al consumo di 470 milioni di euro. Secondo gli esperti della guida, quest’anno si possono trovare molte proposte valide e dal prezzo competitivo, come il Prosecco superiore Brut Sei Uno di Bellenda (18 ventesimi), uno dei più interessanti sotto il profilo qualità-prezzo. E, sempre nel Trevigiano, Villa Sandi, azienda della famiglia Moretti Polegato, che può contare su un patrimonio vitivinicolo di 300 ettari vitati e bottiglie come il Prosecco superiore di Cartizze Brut Vigna La Rivetta. A meno di tre chilometri dal vigneto di Villa Sandi, si trova la Locanda Sandi, per scoprire la tradizione anche attraverso i piatti del luogo. Un mondo sconfinato, quello dei vini veneti, in cui spiccano le denominazioni più note: Amarone della Valpolicella, Soave, Bardolino. Basti pensare che, pesando i valori delle esportazioni, il Veneto è di gran lunga la prima regione italiana con oltre un miliardo e mezzo di euro nel 2013.11 territorio più famoso è la Valpolicella, con le due Docg Amarone e Recioto. Svetta l’Amarone della Valpolicella Riserva 2005 Aldegheri (18,5 ventesimi nella guida dell’Espresso), mentre per la stagione 2014 vendemmia e resa sono ancora incerte. L’anno scorso Amarone e Recioto hanno raggiunto complessivamente quota 13 milioni e 800 mila bottiglie, mentre l’intera gamma di vini della Valpolicella (compresi quindi anche il Valpolicella e il Ripasso) arriva ai 60 milioni di bottiglie prodotte, pari a un controvalore di 350 milioni di euro. I mercati esteri più interessanti, tradizionalmente, sono l’Europa e il Nord America; recentemente l’area si sta però ampliando verso Oriente, dove si prevedono ottime prospettive di crescita, in particolare per l’Amarone e il Valpolicella. Quanto al Bardolino, il tradizionale e il Chiaretto vanno verso il restyling, per avere ancora più slancio sui mercati. Vuoi per un andamento climatico non certo favorevole, vuoi per uno scenario di mercato che iniziava a manifestare qualche accenno di rallentamento, la produzione dei due vini ha infatti subito una riduzione intorno al 12 per cento nel 2013. Il Bardolino tradizionale “in rosso” rappresenta invece circa due terzi della denominazione, e si attesta sui 20 milioni di bottiglie annue, un dato sostanzialmente stabile. Anche per il Bardolino, peraltro, il piano strategico triennale 2014-2016 del Consorzio di tutela prevede un sostanziale restyling. Il progetto mira all’attuazione della “zonazione”, e dunque all’esaltazione dei caratteri territoriali delle diverse macroaree della zona di produzione, sulla scorta dell’esperienza dei vini di “village” della Borgogna.

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