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BUON 15 AGOSTO

Libera e conviviale, la tavola di Ferragosto è quella che più amiamo. A partire dagli antichi romani

L’antropologo Marino Niola: “in queste circostanze il cibo ha un ruolo fondamentale: è rigenerazione, non solo del corpo, ma anche dell’anima”

La libertà: è questo che ci piace così tanto del Ferragosto, anche a tavola. E che vuol dire mangiare dove vuoi, specie all’aria aperta e a contatto con la natura, con chi vuoi, con la famiglia ma soprattutto con gli amici, e quello che vuoi, perché tra le Festività il 15 agosto è quella meno legata ad un menù tradizionale se non per il piacere, quello sì, di stappare un buon vino. Del resto non ci possiamo biasimare visto il momento storico di restrizioni che abbiamo vissuto. Ma è così almeno dal tempo degli antichi romani e delle Feriae Augusti, il “riposo di Augusto” e “dei campi”, a testimonianza di come il cibo parla di noi ricostruendo il senso del nostro essere nel mondo attraverso la tavola e i suoi simboli, anche di quelli più quotidiani di cui abbiamo dimenticato la profondità, come la convivialità che è alla base della nostra società. E perché, come ha detto, a WineNews, Marino Niola, antropologo, giornalista, scrittore e professore di Miti e Riti della Gastronomia all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, “la tavola nel Ferragosto è importantissima, il resto lo fa tutto quello che è collegato. È un Capodanno, storicamente agrario, ma di fatto lo è anche della “società del tempo libero”, che si è emancipata dall’anno agrario, dalle stagioni delle semine e dei raccolti, riducendo l’anno a due sole “stagioni”, quella del lavoro e quella del tempo libero. E Ferragosto rappresenta una sorta di giro di boa. Proprio in queste circostanze il cibo ha ruolo fondamentale, ancora più forte, perché è rigenerazione e nutrimento, non solo del corpo, ma anche dell’anima”.
Una festa che non ha mai cambiato la sua natura, sacra e profana, e con la tavola da sempre protagonista come di ogni festività italiana che si rispetti. Ad essere mutato, è piuttosto il nostro rapporto con l’agricoltura, al quale il Ferragosto è legato per storia, ed il valore delle sue produzioni, ma da un pezzo e non certo per la pandemia. “La nostra è una società emancipata dalle stagioni astronomiche e il 15 di agosto era una festa astronomica che coincideva con la stasi del lavoro dei campi e l’annuncio del cambio di stagione - ricorda Niola - il modo di dire popolare “alla Madonna di agosto si rinfresca il bosco” indicava come fosse un momento di passaggio in cui il sole sta per entrare nel segno della Vergine Celeste. E non a caso è la Festa dell’Assunta, la cristianizzazione di una festa agraria romana, le ferie dei Consualia, dedicate al dio dei campi, Conso, trasformate da Augusto nelle Feriae Augusti e dal Cristianesimo in una festa religiosa. Noi non siamo una società agraria, ma una società in cui non è più il tempo che fa il bello o il cattivo tempo, ma la tecnologia, e per cui il nostro Ferragosto ha meno a che fare con l’agricoltura, però, come quello antico era una cesura dell’anno, oggi è diventato il “Capodanno della società del tempo libero”, con le attività che sono ferme”.
Ma la tradizione di celebrarla con processioni religiose, sagre, pali e rievocazioni storiche in tutta Italia, resta. E tutto finisce nel luogo per eccellenza dello stare, e ritornare a stare, insieme: la tavola, nel pranzo di Ferragosto, versione tavolata o picnic, con l’immancabile grigliata di carne o di pesce, ma anche con gli gnocchi umbri al sugo di papera e il minestrone freddo lombardo, gli zitoni e i taralli campani, il piccione arrosto e i biscotti di mezz’agosto al vino toscani, il pollo alla romana e il galletto ripieno tipico pugliese, le Margheritine di Stresa piemontesi, il Gelo di Mellone siciliano e chi più ne ha ne metta, pur che siano piatti gustosi, invitanti, da condividere e perfetti da accompagnare con ogni tipologia di vino, dai bianchi alle bollicine, dai rossi ai rosé.
Buon Ferragosto.

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