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Allegrini 2024

Liberazione

Vino e globalizzazione. Cancellati secoli di enologia. Il racconto di un regista americano ... Doveva essere la ciliegiona (vista la chilometrica durata, due ore e quaranta) sulla torta di un festival con soli diciotto film in concorso, ma "Mondovino", documentario del regista americano Jonathan Nossiter, diventa il diciannovesimo incomodo che costringe lo spettatore a formarsi una posizione etica dopo l'esposizione a tutto tondo, della sfrenata e nefasta politica globalizzatrice che tocca anche la produzione del vino. Detta così sembrerebbe una fine "pruderie" per raffinati sommelier, ma la continua dialettica a livello concettuale fra il tradizionale approccio lavorativo di alcuni piccoli coltivatori di vino francesi (ma anche della Malvasia del signor Battista Columbu di Sardinia o della vigna da un ettaro dell'argentino Antonio Cabezas), con i grandi produttori americani, che Nossiter illustra e confronta abilmente, nasconde i più deleteri aspetti della mondializzazione dell'ennesimo mercato che tende a cancellare secoli di storia enologica. Ci sono i "boss" Mondavi della Napa Valley in California che vedono nel futuro le vigne su Marte (non è uno scherzo, lo dicono seriamente) e il teletrasporto per un quartino di bordeaux denso come il plasma; i proprietari della Chateau Mouton-Rotschild di Pauillac in Francia che con loro fanno affari da vent'anni o gli aristocratici fiorentini della famiglia Frescobaldi e Antinori (che hanno venduto agli americani storici vigneti della Toscana). Per tutti la parola d'ordine è il classico motto "gli affari sono affari", con il placido apporto dei più grandi esperti di vino: l'americano Robert Parker della guida omonima, che per un punto di valutazione in più riesce a "spostar" miliardi di investimenti in borsa e il consulente enologo più richiesto sulla terra che sputazza vini nei lavandini di mezza Francia, tal Michel Rolland dal Pomerol francese. Il tutto condito da sprazzi di sanissimo revisionismo storico sul Duce nostro: "quando c'era lui i treni erano in orario", dicono gli italianissimi affaristi dell'acino. In una parola sola: illuminante.

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