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Libero Mercato

Gaja plaude a Bruxelles. “Tagliare i rami secchi farà bene al vino italiano” ... La riforma... Il mondo del vino italiano sembra non avere bene accolto la nuova Ocm vino.
“Penso invece che la commissione agricola di Bruxelles abbia avanzato una proposta più che buona, di assoluto buon senso. Sono due gli obiettivi che la nuova 0cm si pone: riequilibrare dapprima il mercato sospendendo l’erogazione di contributi per la distruzione delle eccedenze e destinando sovvenzioni per l’estirpazione di 70.000 ettari di vigneto in Italia; riorganizzare l’offerta del vino europeo e migliorarne la promozione al fine di guadagnare competitività sui mercati.
Dove estirpare? Nelle aree vinicole italiane di scarsa vocazione, che sono da individuare tra quelle che per continuità e per quantità avevano in passato più largamente beneficiato di sovvenzioni per la distruzione della loro sovrapproduzione vinicola. Siamo ancora in una fase negoziale ed è del tutto normale che dal nostro Paese si siano manifestate preoccupazioni e siano state avanzate delle controproposte; è in gioco anche una difesa di interessi corporativi”.
Perché è stato proposto di riqualificare i Vini da Tavola?
“I vini da tavola negli ultimi 15 anni vennero relegati all’inferno non potendo più portare in etichetta le indicazioni di varietà e di annata e risultando così fortemente penalizzati sui mercati internazionali. La Commissione Europea ha ritenuto giustamente di non continuare su questa strada. Non va dimenticato che la commissione di Bruxelles avanza una proposta per il vino prodotto in Europa, il nostro nuovo Paese, e non soltanto per l’Italia. Per i Paesi che, come l’Italia, dispongono già di una efficace piramide dei vini a Denominazione ed IGT, si tratterà di negoziare con Bruxelles se la norma debba entrare in vigore anche nel nostro Paese oppure no. Mi sembra che la nuova proposta sui vini da tavola sarebbe da accogliere con favore, perché potrebbe facilitare la collocazione sul mercato di una parte di quel 25% divino italiano che gode di scarso gradimento sui mercati internazionali e che da sempre contribuisce ad alimentare le nostre eccedenze di produzione”.
In Italia si esulta per il divieto di zuccheraggio imposto ai vini tedeschi e francesi.
“È una vittoria di Pirro e della mediocrità. Alcuni grandi vini francesi e tedeschi debbono la continuità di qualità anche alla possibilità di utilizzare lo zucchero per correggere sapientemente la gradazione alcolica nelle annate climaticamente sfavorevoli. È una tecnica collaudata che quei produttori utilizzano da oltre un secolo. Poi se ne abusò, e lo zuccheraggio venne autorizzato anche per la produzione divini di massa. Occorre eliminare gli abusi senza vietarne l’uso sapiente. I produttori di qualità di quei Paesi non accetteranno mai di impiegare il mosto concentrato al posto dello zucchero perché così ne uscirebbe inquinato il Dna dei loro migliori vini. Mi pare invece che la pretesa italiana del divieto di zuccheraggio nasconda un altro obiettivo: nella quasi certezza che i produttori di quei paesi non lo accettino, ci offre la scusa per continuare a richiedere sovvenzioni da destinare alla produzione del mosto concentrato rettificato. Da noi i contributi ingolosiscono più della qualità. Se proprio l’Italia avesse voluto essere virtuosa, avrebbe dovuto suggerire l’applicazione di una tassa per lo zuccheraggio del vino e zero contributi per il mosto concentrato rettificato, assecondando così il luogo comune largamente abusato secondo il quale “la qualità si fa nel vigneto””.
Quali effetti avrà là riforma della 0cm sul vino di qualità?
“Parte sostanziale degli interventi proposti fanno riferimento al vino comune, al vino dell’abitudine e della quotidianità anziché al vino di qualità che obiettiva- mente ha meno bisogno di aiuti, meno necessità urgenti. Nulla sembrerebbe cambiare per gli oltre 20mila produttori italiani artigiani di piccole e medie dimensioni che non producono eccedenze, che già governano con sapienza la produzione dei propri vigneti, che sono animati dalla volontà di produrre vini di qualità elevata e di proporli a una clientela ad essi interessati. Ma con l’introduzione dei nuovi provvedimenti proposti sarà l’intero settore ad avvantaggiarsi di un mercato del vino che dilapiderà meno sovvenzioni, produrrà di più guardando al mercato, favorirà l’uscita dal comparto degli operatori più incapaci fra i succhiatori perpetui di contributi e degli operatori meno preparati a sostenere le sfide di un mercato sempre più competitivo”.
La cantina Gaja, per il terzo anno consecutivo, è stata la più votata in un sondaggio operato da WineNews/Vinitaly su di un campione di 10mila professionisti/amanti del vino italiani ed esteri. La cantina Gaja sarebbe quella che risponde maggiormente ai requisiti di qualità, fascino e affidabilità.

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