Ubriachi di dazi, tra Ue e Usa è la guerra del vino … Ubriacatevi: di vino, di virtù, di poesia o di dazi, tra Ue e Stati Uniti scoppia la guerra del vino o del whisky, a seconda di come la si guardi. Donald Trump ha rilanciato la sfida a Bruxelles che appena l’altro ieri ha annunciato contromisure alle tariffe americane su acciaio e alluminio. “L’Ue è una delle autorità fiscali e tariffarie più ostile e abusiva al mondo, creata al solo scopo di trarre vantaggio dagli Stati Uniti”, ha scritto il presidente degli Usa su X. Lo ha fatto contestando “l’odiosa tariffa del 50 per cento sul whisky” americano che rientra nel pacchetto di contromisure adottate da Bruxelles in risposta ai dazi americani. Trump ha promesso a Ursula che “se non verrà rimossa immediatamente, gli Stati Uniti ne porranno a breve una del 200% su tutti i vini, gli champagne e i prodotti alcolici che arrivano dalla Francia e dagli altri Paesi dell’Ue”. “E questo”, ha chiosato The Don, “sarà grandioso per le imprese americane che producono vino e champagne”. Quella di Trump è una vera e propria coltellata all’Ue. Perché colpisce lì dove fa più male a Bruxelles. Ossia in quel comparto, l’agricoltura, dove il dissenso è già altissimo nei confronti delle politiche decise dalla Commissione, dalle direttive Green fino all’accordo Mercosur passando per le etichettature e altre mille amenità burocratico-paternaliste. E non appare nemmeno un caso il fatto che Trump abbia fatto riferimento in primo luogo alla Francia, dove la protesta dei trattori, anticipata a suo tempo da quella dei gilets jaunes, ha raggiunto vette di contrapposizione ferocissima tra produttori e governo. La Francia, però, non si lascia intimidire. Almeno a parole. Il ministro francese al commercio, Laurent Saint-Martin, assicura che Parigi non cederà “alle minacce” e che proteggerà “sempre le nostre filiere”: “Trump sta intensificando la guerra commerciale che ha scelto di lanciare. La Francia resta determinata a rispondere, con la Commissione europea e i nostri partner”, scrive su X l’esponente del governo Bayrou. Ma in mezzo alla guerra del vino (o del whisky) ci finisce anche l’Italia. Ancora prima che il presidente americano brandisse X come una spada contro la perfida Ue, Federvini che riunisce produttori e aziende vitivinicole italiane, aveva chiesto di “escludere vini e spiriti dalle contromisure annunciate dall’Unione Europea in materia di dazi transatlantici”. Ciò perché “l’applicazione di dazi che arriverebbero fino al 50% su prodotti quali il whiskey statunitense rischierebbe di inasprire ulteriormente le tensioni commerciali tra Europa e Stati Uniti, mettendo in pericolo migliaia di posti di lavoro e danneggiando intere filiere produttive e distributive su entrambe le sponde dell’Atlantico”. Detto, fatto. L’Ue ha deciso di procedere dritta per la sua strada e Trump ha annunciato dazi mai visti prima. Il guaio è grosso. Stando ai dati elaborati da WineNews, l’export italiano del vino nel 2024 è stato pari a 8,1 miliardi di euro, con una crescita del 5,5% rispetto al 2023. Di questi, poco meno di due miliardi (1,9 miliardi) sono stati esportati direttamente sul mercato americano. Che, nel 2024, è cresciuto a doppia cifra (+10,2%). I numeri chiariscono, da soli, l’importanza del mercato Usa per i produttori italiani e quale sarebbe l’effetto devastante dell’introduzione di dazi addirittura per il doppio del valore delle bottiglie esportate. Per averne un quadro ancora più chiaro basta spulciare l’analisi dell’Unione italiana vini, Uiv, secondo cui si rischia di perdere fin da subito circa un miliardo di euro. E questa cifra, enorme, non rappresenterebbe che la punta dell’iceberg delle perdite per l’intero comparto. Coldiretti ha ricordato come l’imposizione dei dazi durante la prima presidenza Trump fosse costata al settore, tra 2019 e 2020, il 15% in meno di volumi esportati per la frutta, -28% per le carni e i prodotti ittici lavorati, passando per il -19% dei formaggi e delle confetture e il -20% dei liquori. E già allora “persino il vino, seppur non inizialmente colpito dalle misure, aveva fatto segnare una battuta d’arresto del 6%”. La richiesta di Coldiretti è quella di “un’alleanza degli agricoltori italiani, americani e canadesi per dire stop alla guerra dei dazi che colpisce imprese e cittadini stravolgendo i flussi commerciali con effetti pesantissimi sulle economie nazionali”, salvo poi deplorare l’arrivo, in Italia, di ingenti quantità di “grano canadese” che starebbe mandando per stracci gli agricoltori italiani. Dalla guerra del vino (o del whisky) a quella del grano il passo è brevissimo.
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