La pandemia ha pesato, eccome, sui bilanci delle cantine del Belpaese. A confermare un quadro già tratteggiato da WineNews ad inizio anno, quando le aziende intervistate (35 realtà leader del vino italiano) stimavano nella maggior parte dei casi un perdita di fatturato tra il -10% e il -20%, arriva lo studio firmato da Ismea e Wine Meridian , su un campione di oltre 300 imprese. La metà ha ipotizzato perdite tra il -20% ed il -30%, il 15% ipotizza cali superiori al -50%. Quasi un’impresa su quattro, invece, sostiene di chiudere in pari il 2020 rispetto al 2019, mentre il 13% stima addirittura una crescita (dichiarata tra il +10% ed il +30%). Come orma assodato, a pesare più di tutto sui bilanci della gran parte delle aziende sono state le restrizioni fortissime alla ristorazione e lo stop al turismo internazionale, peraltro problemi tutt’altro che superati. Tra le principali conseguenze della pandemia da Covid-19 le imprese indicano la riduzione delle vendite dei loro prodotti nel canale Horeca: il 25% degli intervistati dichiara un blocco totale della domanda da parte di questo canale distributivo, mentre il 36% indica una forte riduzione. Altra conseguenza rilevante riguarda la riduzione delle esportazioni dei prodotti (forte riduzione delle vendite all’estero per il 36% delle aziende intervistate). Con una crisi, quella della pandemia, che si è aggiunta ad una situazione meno florida di quanto a volte appaia, visto che meno della metà delle imprese (il 47%) considerava “buona” la situazione prima dell’arrivo dell’emergenza.
Sottolineando come i punti di debolezza maggiormente indicati siano soprattutto l’inadeguatezza della struttura commerciale, la scarsa attività di comunicazione e vini poco riconosciuti dalla critica enologica. Apparentemente è stato considerato un problema minore il fattore prezzo (troppo elevato rispetto agli standard del mercato) e, ancor meno, il non allineamento dei prodotti rispetto alle tendenze del mercato.
Un aspetto interessante approfondito dall’indagine, è il mosaico distributivo utilizzato dalle imprese italiane. Dall’analisi è emerso che il 92% delle aziende intervistate utilizza il canale Horeca, ma solo l’11% in modalità esclusiva e questo dimostra come anche le imprese più piccole da tempo abbiano intrapreso un processo di diversificazione dei canali distributivi.
Proprio riguardo al tema della diversificazione dei canali distributivi, dall’indagine emerge che il 40% del campione indagato utilizza contemporaneamente i canali dell’Horeca, della vendita diretta e dell’e-commerce: una strategia che, come vedremo più avanti, si è dimostrata vincente anche in una fase complessa come quella attuale; il 20% delle aziende intervistate utilizza i canali dell’Horeca, della Gdo e della vendita diretta, ma non l’e-commerce (nemmeno durante l’attuale fase di pandemia); il 15% delle aziende intervistate, invece, utilizza tutti i canali distributivi (Horeca, Gdo, Vendita diretta, e-commerce); il 10% circa utilizza solo l’Horeca e l’e-commerce; solo il 5% delle aziende intervistate utilizza solo la vendita diretta (e una piccolissima percentuale nell’Horeca locale).A subire i danni della crisi, ovviamente, non è stato solo il mondo della produzione, ma anche quello del commercio del vino, come testimoniano le risposte di oltre 100 buyer intervistati: la metà ha stimato perdite tra il -20% ed il -30%, più di uno su tre oltre il -50%.
Lo scenario del prossimo futuro, chiaramente, è all’insegna dalle grande incertezza, ma alcuni trend emergono. Per la grande maggioranza delle aziende nei prossimi mesi continuerà a crescere l’e-commerce, e ci sarà anche un’espansione dell’enoturismo, mentre la metà delle aziende pensa che crescerà la domanda di vini “sostenibili”, mentre una su tre pensa ad un forte ridimensionamento del canale Horeca. Altre due importanti evoluzioni future sono state individuate nell’aumento dell’attrazione/interesse verso i brand di vino più noti (sia come denominazione che come marchi privati), e una maggiore concentrazione sui vini della fascia di “primo prezzo”. Le strategie da mettere in atto per reagire? Secondo le imprese, nell’ordine, si parte dalla crescita della riconoscibilità dei propri vini, sia in termini enologici che di comunicazione, ma molto importante è anche la maggiore diversificazione dei canali distributivi, con la Gdo nel mirino, passando per il miglioramento dell’accoglienza in cantina, delle attività di comunicazione, una maggiore formazione delle risorse umane, ed ulteriori investimenti sul fronte sia dell’e-commerce che della vendita diretta.
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