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IL TREND

L’inarrestabile avanzata dei vini bianchi, e la frenata dei rossi, sotto i riflettori a Vinitaly

Un fenomeno dei nostri giorni nei numeri Ismea, nell’analisi di Confagricoltura, e nelle case history di Valpolicella, Marche, Friuli e Maremma

I numeri non mentono, e quelli di Ismea relativi all’Italia rispecchiano perfettamente le tendenze mondiali, essendo il Belpaese ai vertici delle classifiche per produzione ed esportazione. Dati che confermano una recente ricerca dell’Oiv-Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino che ha evidenziato un cambiamento significativo nelle preferenze dei consumatori di vino, sottolineando come negli ultimi decenni il settore vitivinicolo mondiale abbia registrato una tendenza generale positiva nella produzione e nel consumo di vini bianchi e rosati, fortemente influenzata dall’ascesa degli spumanti, e una diminuzione nei vini rossi. Tema affrontato da Confagricoltura, nei giorni di Vinitaly 2024, a Verona, in un incontro in cui, alla luce dei dati puntuali di Ismea, i rappresentanti di diversi Consorzi di importanti denominazioni hanno illustrato la loro situazione, tra difficoltà, cambiamenti e sorprese.
“L’aumento di bianchi e rosé è stato in realtà alquanto moderato - ha precisato Federico Castellucci, presidente della Federazione Nazionale Vitivinicola di Confagricoltura - ed è da ascrivere solo agli spumanti e non ai fermi. Il decremento dei rossi interessa in particolare i mercati di grande consumo e quindi è necessario comprendere quale impatto queste due tendenze potranno avere sulla nostra viticoltura”.
L’export, che per il vino italiano è una necessità, è calato nel 2023 a 21,4 milioni di ettolitri (-1%) per un valore di 7,8 miliardi di euro (-0,8%), ma la buona notizia è che all’Italia va meglio di altri Paesi - ha spiegato Tiziana Sarnari di Ismea - a causa delle giacenze. Ma resistere un po’ meglio non significa vincere, rispetto a quanto produciamo. Nel 2014 le quote dei rossi e dei bianchi erano quasi equivalenti, poi a metà dello stesso anno l’inversione di tendenza con l’aumento dei bianchi fino al 62% raggiunto nel 2023, a fronte del 35,52% dei rossi e del 2,8% dei rosé. Impressionante la crescita degli spumanti in 10 anni, sia dal punto di vista produttivo che della domanda sia interna che estera. Se nelle Dop i primi venti prodotti sommano il 77% del valore e il 70% del volume, il Prosecco da solo copre il 23% del valore e il 27% del volume e questo ben descrive lo spostamento sui bianchi. Negli ultimi 10 anni l’export è costantemente cresciuto in valore (+56% in 10 anni), mentre i volumi sono rimasti sostanzialmente costanti. Segnali importanti dello spostamento della domanda, dei consumi, e anche dell’export, verso prodotti più qualificati. Tuttavia le esportazioni in volume di rossi fermi sono in calo (-9%) a favore soprattutto di quelle dei vini spumanti che sono più che raddoppiate. Anche nella produzione mondiale continua la crescita dei bianchi: la media 2014-2017 li dava al 47,7% (44,7% i rossi), mentre tra 2019 e 2023 sono saliti al 49,9% (rossi al 42,3%)”.
La polarizzazione dei consumi sui vini di fascia bassa e alta di prezzo fa sì che pur a fronte di cali di volumi i prezzi dei vini rossi Dop tengano, ma tuttavia ogni denominazione fa storia a sé. “Il 2023 ha visto un calo del 20% delle vendite, ma un incremento del valore medio - ha spiegato Christian Marchesini, presidente del Consorzio Vini Valpolicella, l’articolata denominazione rossista più importante del Veneto - il 2024 è partito in salita, ma siamo ottimisti per la seconda parte dell’anno. Per assecondare i nuovi stili di consumo stiamo incontrando i produttori per trasferire la necessità di “alleggerire” i nostri vini in una sorta di “ritorno al futuro” in particolare per l’Amarone che fino agli anni Novanta del secolo scorso era meno alcolico, per il quale stiamo riconsiderando la gestione dell’appassimento, e per il Valpolicella che stiamo promuovendo quale vino da consumarsi anche servito un poco più freddo in estate in abbinamenti anche inconsueti”.
Da sempre territorio bianchista il Friuli Venezia Giulia “dalla nascita della Doc Prosecco con gli impianti di Glera si è ancora di più caratterizzata in bianco, colore in cui già primeggiava anche per il Pinot Grigio delle Venezie e per le sue Doc storiche - ha sottolineato Michelangelo Tambacco, vicepresidente Doc Friuli - lo straordinario andamento dei vini spumanti ha cambiato anche la visione degli stessi imprenditori vitivinicoli, anche se negli ultimi mesi si è registrato un calo fisiologico delle vendite di Prosecco, ma non dei valori”, e ha aggiunto che “probabilmente la superficie vitata in Italia è ormai eccessiva e che bisognerebbe ripensare anche all’1% annuale di reimpianti concessi”.
Le Marche hanno un rapporto 70-30% a favore dei bianchi per la maggior parte rappresentati dai Verdicchio delle Dop Castelli di Jesi e Matelica e raccontano di una tendenza che solo 10 anni fa sembrava molto lontana. “La percezione del valore dei bianchi è in aumento - ha detto Michele Bernetti, presidente Imt-Istituto Marchigiano di Tutela Vini che raggruppa tutte le Dop regionali - lo testimoniano sia la ricerca di vini agé, con un certo numero di anni sulle spalle, sia l’incremento del prezzo medio, che è cresciuto del 10%, quindi più dell’inflazione. A questo hanno senz’altro contribuito anche le scelte di creare delle tipologie più elevate nella piramide della qualità, quali la Riserva e il Superiore”.
Significativo il fenomeno Maremma, in una regione rossista come la Toscana, raccontato da Francesco Mazzei, presidente dell’Associazione Vini Toscana Dop e Igp (Avito) e del Consorzio della Doc Maremma. “Ben 58 tra Dop e Igt in Toscana, sono troppe - ha detto Mazzei - e nel 2023 abbiamo registrato -7% delle vendite di imbottigliato, forse per un fenomeno di destoccaggio. Su 60.000 ettari 7.000 sono impiantati con varietà a bacca bianca. In questo quadro la Maremma, nata come denominazione rossista, si è orientata sui bianchi, oggi al 41% della superficie, di cui il 31% a Vermentino, per il quale abbiamo anche previsto la categoria Superiore per evitare l’effetto “moda” e consolidarne con un disciplinare più restrittivo la qualità. I vini di questa Dop sono gli unici con un segno positivo (+2%) proprio grazie al traino dei bianchi”.
“Il mondo cambia e come Confagricoltura vogliamo contribuire a aiutare le aziende nel momento che stiamo attraversando - ha concluso Giovanna Parmigiani - tuttavia voglio essere ottimista e mi auguro non si debba ridurre la produzione ricorrendo ad estirpazioni così come si sta facendo in Francia e in California”.

Clementina Palese

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