L’agricoltura italiana è tra le più sostenibili in Europa, con una quantità di emissioni pari a 30 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti, nettamente inferiori a quelle di Francia (76 milioni), Germania (66 milioni), Regno Unito (41 milioni) e Spagna (39 milioni). Il settore ha ridotto del 20% l’uso di pesticidi (2011-2018), a fronte di un aumento negli altri Paesi europei (Francia e Germania) ha aumentato l’utilizzo e la produzione di energie rinnovabili e ha ridotto i consumi di acqua. Il settore vanta ben 305 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 524 vini Dop/Igp, 5.155 prodotti tradizionali regionali il maggior numero di aziende agricole biologiche. Nel 2020 il settore agroalimentare ha segnato un record storico nelle esportazioni con un valore di 46,1 miliardi (+1,8% sul 2019). L’Italia ha poi il primato comunitario di giovani (gli under 35 alla guida di un’impresa agricola sono oltre 56.000) e donne in agricoltura (un’azienda agricola su quattro, il 28%, è guidata da donne: quasi 210.000 imprenditrici). È uno dei “selfie” dell’Italia migliore, quella che racconta “un’economia a misura d’uomo per affrontare il futuro”, al centro del rapporto “L’Italia in 10 selfie” della Fondazione Symbola, guida da Ermete Realacci, che sarà presentato ufficialmente giovedì 8 aprile (ore 11), in streaming, con lo stesso Realacci insieme a Maarten Van Aalderen, presidente Associazione Stampa Estera, Marina Sereni, Viceministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, e Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica.
Un rapporto che racconta in breve i tanti primati del Belpaese, non solo nell’agricoltura, ma nell’economia circolare, sul fronte delle fonti rinnovabili, del green, del design, e ancora della nautica, del legno arredo, della farmaceutica e delle biciclette. Settori anche diversissimi e lontani tra loro, ma testimoni, ognuno a suo modo, del percorso virtuoso che alcuni comparti ed alcune imprese del Paese stanno facendo in proprio, e tracciando per gli altri, verso un domani che andrà ridisegnato.
“Affrontare con coraggio la crisi prodotta dalla pandemia da Covid 19 e la crisi climatica - sottolinea il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci - non è solo necessario ma rappresenta, come afferma il Manifesto di Assisi, una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più sostenibili, più forti, e per questo più capaci di futuro. È una sfida di enorme portata che richiede il contributo delle migliori energie tecnologiche, istituzionali, politiche, sociali, culturali. Va portata avanti senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno. L’Europa ha accettato questa sfida mobilitando importanti risorse intorno ai temi della coesione, della transizione verde, dell’economia digitale e dell’innovazione. E assumendo l’obiettivo di azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050. Un obiettivo che è stato fatto proprio anche dal Giappone, dalla Corea del Sud e sta per essere assunto dall’America di Joe Biden. Mentre la Cina lo ha collocato al 2060. L’Italia - aggiunge ancora Realacci - può dare un importante contributo in questa direzione a partire dai suoi punti di forza, spesso poco noti. Anche agli italiani come ha ricordato il Presidente del Consiglio Mario Draghi. I dati che presentiamo in questi “selfie” raccontano primati nell’economia circolare, nella green economy, nel design che attraversano i settori del made in Italy. Primati che si nascondono nelle pieghe del territorio. Ne sono talvolta protagoniste multinazionali tascabili, piccole e medie imprese, talenti che Symbola censisce, racconta e mette in rete con le sue iniziative, realizzate insieme a tanti compagni di viaggio. Un’Italia che fa l’Italia, presente sui mercati internazionali grazie ad una capacità di tenere insieme competitività, ambiente e coesione sociale, innovazione e tradizioni antiche, empatia e tecnologia, bellezza, capitale umano e comunità. Un Paese che, insieme all’Europa, può dare un importante contributo a “non sprecare la crisi”, a costruire un mondo più sicuro, più civile, più gentile. Per ridare forza alla speranza in una situazione difficile. Perché per dirla con Gandhi “la vita non è aspettare che passi la tempesta ma imparare a danzare sotto la pioggia”.
Tra le tante evidenze che emergono dal rapporto, quella del primato europeo sul fronte dell’economia circolare. L’Italia è il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti. Con il 79,3% di rifiuti avviati a riciclo presenta un’incidenza quasi doppia rispetto alla media UE (39,2%) e superiore agli altri grandi Paesi europei: Francia (55,8%), Regno Unito (50,5%), Spagna (43,5%), Germania al (42,7%). La sostituzione di materia seconda nell’economia italiana determina un risparmio annuale pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate di CO2. Siamo primi tra i grandi Paesi Ue anche per riduzione di rifiuti: 43,2 tonnellate per milione di euro prodotto, la Spagna ne produce 48,7, la Gran Bretagna 60,8, la Germania 59,5, la Francia 74,7 (media Ue 78,8).
Sintomo, anche questo, di un made in Italy che è sempre più green. Sono oltre 432.000, infatti, le imprese italiane dell’industria e dei servizi con dipendenti (31,2% del totale) che hanno investito nel periodo 2015-2019 in prodotti e tecnologie green. In pratica quasi una su tre. Un valore in crescita rispetto al quinquennio precedente, quando erano state 345.000 (24% del totale). Un dato che cresce nelle imprese guidate da imprenditori under 35 dove la quota delle investitrici è stata pari al 47%. Dal 2015 il numero di investimenti è quasi triplicato: passando da una quota del 7,9 % delle imprese al 21,5% del 2019 (pari a 300.000 imprese). Guidano gli investimenti sull’efficienza energetica e le fonti rinnovabili insieme al taglio dei consumi di acqua e rifiuti, seguono la riduzione delle sostanze inquinanti e l’aumento dell’utilizzo delle materie prime seconde. Le imprese che investono nel green esportano e innovano di più e generano più lavoro. Sono oggi 3,1 milioni i greenjobs.
Su questo tema, ancora, secondo uno studio dell’Università di Oxford, emerge che, l’Italia grazie al numero di brevetti ambientali depositati, basse emissioni di CO2 e rigorose politiche ambientali risulta al secondo posto nel mondo nel Green Complexity Index, dopo la Germania e seguita da USA, Austria, Danimarca e Cina. L’indice che misura la capacità di esportare prodotti green tecnologicamente avanzati, stima una prima posizione per il nostro Paese in termini di potenziale di sviluppo dell’indice davanti a Cina, Spagna, Germania e Francia. Una conferma che la sostenibilità rappresenta per il made in Italy un asset strategico per il futuro, e che il nostro Paese può giocare un ruolo chiave, sia in termini di crescita che di competitività economica, nella sfida della transizione verde. Anche quando si parla di tecnologia, visto che Enel, con la controllata Green Power, è il più grande operatore privato al mondo nel settore delle rinnovabili, con 47 GW di capacità gestita al terzo trimestre del 2020 (49 GW stimati a fine 2020) proveniente da impianti eolici, solari, geotermici e idroelettrici localizzati in Europa, Americhe, Africa, Asia e Oceania. Enel è leader mondiale nel rating ESG di Refinitiv nel settore “Electric Utilities and Independent Power Producers” ed è leader mondiale in tutti i settori secondo Vigeo-Eiris, tra quasi 5mila imprese valutate sulla base delle performance di sostenibilità, mentre a Novembre 2020 è risultata leader nel Dow Jones Sustainability World Index nel settore Electric Utilities. Recentemente, anche grazie a queste scelte, ha raggiunto un nuovo record di capitalizzazione di mercato superando 90 miliardi di euro di valore, confermandosi la prima azienda nel settore utilities in Europa.
Ancora, il rapporto evidenzia come l’Italia sia il Paese europeo con il maggior numero di imprese di Design con il 15,5 % sul totale Ue, seguita da Germania (13,6%), Francia (13,1%), Regno Unito (10,7%) e Spagna (3,2%). Un primato da attribuire al forte legame tra design e made in Italy. Le 34 mila imprese italiane di design offrono occupazione a 64.551 lavoratori e generano un valore aggiunto superiore a 3 miliardi di euro. Contribuiscono al 14,8% del giro d’affari a livello UE, dietro a Regno Unito e Germania. Milano si conferma capitale del Design: la città assorbe il 18,3% del valore aggiunto nazionale e il 14% degli addetti.
Ma anche la nautica da diporto mondiale parla italiano nella nautica siamo leader per saldo commerciale, con più di 2 miliardi di dollari (2,2), davanti a Regno Unito (1,5), Paesi Bassi (1,4), Germania (0,7) e Polonia (0,5), e siamo tra i maggiori esportatori, secondi solo ai Paesi Bassi, davanti a Regno Unito, USA, Francia e Germania. La nautica made in Italy con un fatturato globale di 4,78 miliardi di euro, di cui 1,64 miliardi nel mercato interno, e 23.510 addetti, rappresenta il 2,2% del Pil.
E, tornando all’economia circolare, da sottolineare i primato europeo dell’industria italiana del legno arredo: il 93% dei pannelli truciolari prodotti in Italia è fatto di legno riciclato. Seguono Belgio con l’84%, Danimarca 60%, Germania 59%, Francia 50%. Produce meno emissioni climalteranti degli altri grandi Paesi Ue: 26 kg di CO2 equivalenti ogni mille euro di produzione, a fronte dei 43 della Germania, dei 49 francesi, degli 79 britannici e degli oltre 200 spagnoli. Con quasi 10 miliardi di dollari (9,8 miliardi di dollari) l’Italia è terza al mondo per saldo della bilancia commerciale nell’arredo: hanno un saldo maggiore solo la Cina (96 miliardi di dollari) e la Polonia (11 miliardi di dollari), mentre è negativo il saldo di tedeschi (-3,2 miliardi di dollari), britannici (-7,6 miliardi di dollari) e francesi (-7,8 miliardi di dollari). Ed in un anno in cui si è parlato molto di scienza, medicina e farmaci, è da sottolineare che l’Italia conferma un ruolo di leadership in Europa per produzione farmaceutica, con 32,2 miliardi di euro (2018), subito dopo la Germania con 32,9 miliardi euro, seguita da Francia (23,2), Regno Unito e Spagna, registrando nel 2019 un valore in crescita pari a 34 miliardi di euro. Anche grazie alla crescita dell’export, che nel periodo 2009 - 2019 è del 168%, quasi il doppio della media dell’Ue a 28 (+86%) e più degli altri big europei (Germania +72%, Spagna +51%, Francia +31% e Regno Unito +11%). Negli ultimi dieci anni il settore ha ridotto del 50% sia i consumi energetici sia le emissioni di gas climalteranti. Tra le curiosità, l’Italia è il primo esportatore europeo di biciclette per un valore complessivo di 609 milioni di euro e una crescita del 15,2% rispetto all’anno precedente: ne vendiamo all’estero 1.776.300 (2019), più di Portogallo (1.537.046), Paesi Bassi (1.276.834), Germania (945.450), Romania (903.591). È italiano il 16,6 % del totale dell’export europeo. Siamo primi per quota di esportazioni di selle, pari al 53,9% del totale a livello mondiale. La filiera della bicicletta conta 3.128 imprese e genera un fatturato di 1,03 miliardi di euro. Un contributo importante alla mobilità sostenibile.
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