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SOSTENIBILITÀ

L’Italia riscrive le regole per la certificazione Epd (Environmental Product Declaration) del vino

Il nuovo protocollo enoico dello standard internazionale firmato, Indaco2, Bortolomiol, La Maliosa e Roberto Cipresso Winecircus
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Sostenibilità, l’Italia riscrive le regole per la certificazione Epd del vino

Mentre in Italia, con il coordinamento del Ministero delle Politiche Agricole, si lavora ad uno standard unico nazionale sul tema della sostenibilità nel vino, sempre più importante sia dal punto di vista dell’etica che del mercato, c’è anche un tocco di tricolore nelle nuove Product Category Rules legate al vino per la certificazione Epd (Environmental Product Declaration), sistema nato in Svezia e riconosciuto a livello internazionale, e che può valere per tutti i prodotti (ad adottarlo in Italia, nel food, realtà come Barilla, Coop, Carlsberg, De Cecco, Granarolo, Monini e non solo, secondo il database di Environdec) che, però, devono avere regole specifiche caso per caso. Un modello non nuovo nel mondo del vino (Cantine Riunite & Civ lo avevano già adottato nel 2006, per esempio), ma che ha visto scadere i suoi regolamenti specifici nel 2017 per gli spumanti, e nel 2019 per i vini fermi. Ed a riscrivere il regolamento che li rimpiazza entrambi (fino al 2024), dunque, è stato un team di cui fanno parte la griffe del Prosecco Docg Bortolomiol, la Fattoria La Maliosa, azienda agricola biologica di 160 ettari in Maremma, Indaco2, società guidata da Elena Neri e Riccardo Pulselli, spin off dell’Università di Siena, e Roberto Cipresso Winecircus, oltre all’agronomo Lorenzo Corino.
“Si tratta di un risultato prestigioso, fortemente voluto da tutti i protagonisti del progetto - spiega una nota - perché qualifica il nostro settore e il lavoro quotidiano di tanti produttori. Il punto di partenza è il calcolo dell’impatto ambientale di una bottiglia di vino e la definizione di linee guida che consentano di determinare le regole per un corretto ciclo di vita per tutta la filiera produttiva: dalla vigna, alla cantina, dall’imbottigliamento alla produzione. Queste linee guida sono le Pcr (Product Category Rules), regole valide a livello internazionale, che determinano come debba essere eseguita la produzione nelle varie fasi e consentono di ottenere una delle più importanti certificazioni ambientali di prodotto, la Epd”.
Tutte le aziende a livello internazionale che intenderanno accedere alla certificazione Epd del proprio vino dovranno far riferimento alle Pcr. Il percorso per arrivare alla loro definizione, che ha visto impegnata Indaco2 insieme a Fattoria La Maliosa, Bortolomiol Spa e Roberto Cipresso Winecircus, ha avuto inizio a gennaio del 2020 con la redazione di un documento, successivamente sottoposto a una consultazione pubblica per 2 mesi. In questo periodo di tempo aziende del settore, esperti di Life Cycle Assessment, enti certificatori e associazioni hanno potuto inviare commenti e considerazioni. Successivamente il documento è stato oggetto di una revisione da parte della Commissione Tecnica dell’International Epd System. Il documento è infine stato modificato in base alle osservazioni ricevute, sottoposto a un check finale e pubblicato sulla piattaforma svedese di Environdec - Epd International AB. Oggi chi produce vino e vuole ottenere la certificazione Epd deve basarsi su queste Product Category Rules, facendo certificare la propria produzione. Per le aziende si tratta di una certificazione molto importante, che denota come l’azienda stessa sia attenta alla propria produzione e anche all’impatto globale sull’ambiente: “siamo molto orgogliosi - commenta Antonella Manul (Fattoria La Maliosa) - del risultato ottenuto, frutto di un importante lavoro di squadra, che servirà a qualificare ulteriormente il settore, attraverso linee guida chiare e definite per l’analisi del ciclo di vita della produzione del vino”.

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