02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

MADE IN ITALY IN AGRICOLTURA - A TAVOLA FALSI 3 SU 4, DALLA PALENTA ALLA BARBERA BIANCA

La polenta diventa “palenta” in Montenegro, il barbera è un comune vino bianco sugli scaffali di un supermercato rumeno, il pecorino cinese è fatto con latte di mucca mentre la mortadella Bologna in vendita negli Usa si ottiene da carne di tacchino: ecco gli esempi dei prodotti alimentari tipici taroccati scovati dalla Coldiretti nei diversi continenti ed esposti nel Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione a Cernobbio.

Una vera galleria degli orrori che raccoglie oltre cento falsi alimentari d’autore dai formaggi ai salumi, dal caffè ai biscotti, dall’olio di oliva ai condimenti, dalla pasta ai vini. Ed ecco che accanto al Chianti californiano e alla Fontina svedese, si trovano la Ricotta australiana e inquietanti imitazioni di gorgonzola, soppressata calabrese, salame toscano, asiago e pomodori San Marzano “spacciati” come italiane. Una esposizione completa che ha l’obiettivo di fare luce sul “furto” perpetrato ai danni dei produttori agroalimentari italiani e rappresentato dal fenomeno crescente della pirateria agroalimentare internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale: all’estero - stima la Coldiretti - sono falsi tre prodotti alimentari di tipo italiano su quattro con il mercato mondiale delle imitazioni di prodotti alimentari made in Italy che vale oltre 50 miliardi di euro.

In altre parole - precisa la Coldiretti - le esportazioni di prodotti agroalimentari made in Italy potrebbero quadruplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine. Il rischio reale è che si radichi nelle tavole internazionali un falso made in Italy che toglie spazio di mercato a quello autentico e banalizza le specialità nostrane frutto di tecniche, tradizioni e territori unici e inimitabili. E’ il caso - spiega la Coldiretti - dei formaggi tipici dove il Parmesan è la punta dell’iceberg diffuso in tutto il mondo, ma c’è anche il Romano prodotto nell’Illinois con latte di mucca anziché di pecora, il Parma venduto in Spagna senza alcun rispetto delle regole del disciplinare del Parmigiano Reggiano o la Fontina svedese molto diverse da quella della Val d’Aosta, l’Asiago e il Gorgonzola statunitensi o il Cambozola tedesco imitazione grossolana del formaggio con la goccia.

La lista è lunga - precisa la Coldiretti - anche per i salumi con la presenza sulle tavole del mercato globale di falsi salami Toscano, Milano e addirittura di soppressata Calabrese tutelata dall’Unione Europea come prodotto a denominazione di origine. E non mancano casi di imitazione tra i prodotti simbolo della dieta mediterranea come il Pompeian olive oil che non ha nulla a che fare con i famosi scavi, ma è prodotto nel Maryland, o quello Romulo dalla Spagna con la raffigurazione in etichetta di una lupa che allatta Romolo e Remo. Pasta milaneza prodotta in Portogallo, risotto tuscan e polenta dagli Usa sono alcuni esempi di primi piatti taroccati mentre tra i condimenti risaltano i San Marzano: pomodori pelati “grown domestically in the Usa” e la salsa Bolognese dall’Estonia. Non sfugge al tarocco anche il vino simbolo del made in Italy come il Chianti “clonato” nella Napa Valley in California mentre tra le curiosità da ricordare ci sono il caffè Trieste italian roast espresso prodotto in California con confezione tricolore e i biscotti Navona prodotti in Bulgaria.

I Paesi dove sono più diffuse le imitazioni sono Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti dove - denuncia la Coldiretti - appena il 2% dei consumi di formaggio di tipo italiano sono soddisfatti con le importazioni di formaggi made in Italy, mentre per il resto si tratta di imitazioni e falsificazioni ottenute sul suolo americano con latte statunitense in Wisconsin, New York o California. Ma a preoccupare sono anche le tendenze di Paesi emergenti come la Cina dove il falso made in Italy è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita.

“Siamo di fronte a un inganno globale per i consumatori - ha rilevato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini - che causa danni economici e di immagine alla produzione italiana e che sul piano internazionale va combattuto cercando un accordo sul commercio internazionale nel Wto ma è anche necessario fare chiarezza a livello nazionale ed europeo dove occorre estendere a tutti i prodotti l'obbligo di indicare in etichetta l'origine dei prodotti alimentari.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli