L’Italia è un Paese strano, capace di produrre eccellenze in ogni campo, vino e cibo in testa, che lo fanno amare nel mondo, ma è anche il Paese che ha la minor considerazione di se stesso e delle sue qualità, in relazione alla percezione che, invece, il mondo ha nei confronti dell’Italia. Riflessione che arriva da una ricerca del Censis, presentata a Roma, da Giulio de Rita, nel quadro di #IoStocolMadeinItaly, programma messo in campo dal presidente della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, Luca Gallinella, e dal massmediologo Klaus Davi.
“Abbiamo chiesto agli stranieri dei mercati più importanti per l’Italia, dagli Usa alla Germania, dal Regno Unito alla Francia, dal Giappone al Sud America, cosa fosse per loro il made in Italy. Ebbene, i tre concetti chiave sono “stile di vita”, “prodotto” ed “emozione””, spiega De Rita. Tutte cose che si incarnano perfettamente con il vino ed il cibo made in Italy, prodotti di eccellenze, che caratterizzano uno stile di vita basato sulla condivisione di esperienze ed emozioni. “In particolare - spiega ancora De Rita - sul tema del “prodotto”, quello che conta di più, secondo gli stranieri, è la sua qualità (30%), poi la bellezza (29%), che vengono prima della sua autenticità (23%) e della sua forza evocativa (18%).
Se parliamo di “stile di vita”, questo dagli stranieri, quando si parla di made in Italy, è legato soprattutto alla ricercatezza (42%) e alla bellezza (38%), mentre quando ci si riferisce all’esperienza di una emozione, questa è indicata soprattutto come una cosa legata alla sensorialità (45%) e alla formazione (25%), ovvero a qualcosa che arricchisce anche culturalmente. D’altronde - spiega De Rita a WineNews - non è un azzardo dire che l’Italia può insegnare, se non ha già insegnato, al mondo, a bere vino con attenzione alla qualità e alla moderazione, ed insieme ai pasti”. Un modello di consumo che, non a caso, mette insieme prodotti ricercati, uno stile di vita e l’emozione della condivisione. In poche parole, il senso del made in Italy.
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