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MADE IN ITALY: SONO OLTRE 4000 LE TIPICITA' NAZIONALI SALVATE DALL’ESTINZIONE

Dal lardo di Colonnata ai lampascioni pugliesi, fino al formaggio “puzzone” del Trentino. Sono 4.100 i prodotti agroalimentari italiani ottenuti secondo regole tradizionali antiche tramandate nel tempo in molte aziende agricole che hanno conservato inalterati ingredienti e ricette. A scattare l'istantanea è un'analisi della Coldiretti, che ha fatto il bilancio delle specialità nazionali “salvate dall'estinzione” perché inserite nell'elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali delle regioni aggiornato con la quinta revisione pubblicata nel supplemento alla Gazzetta Ufficiale n.133/2005. Nel complesso si tratta di 1.200 tipi di pane, pasta e biscotti, di 1.148 verdure fresche e lavorate, di 695 salami, prosciutti, carni fresche e insaccati di diverso genere, di 451 formaggi e 139 bevande tra vini, liquori e succhi. Tra le regioni che possono vantare il maggior numero di prodotti tradizionali censiti figurano la Toscana, con 441 prodotti, seguita da Piemonte con 369, da Veneto con 351, dal Lazio con 316, che ha superato la Campania ferma a 305. Con questo ultimo elenco sono quasi raddoppiati i prodotti, rilevati dalle regioni, in un lavoro certosino di ricerca durato cinque anni e che ha avuto inizio nel luglio del 2000 con il censimento di 2.171 specialità alimentari territoriali codificate per ingredienti, metodi di lavorazione, ricette e territori di origine. "Un risultato - rilevano dalla Coldiretti - finalizzato a proteggere dalle falsificazioni e a conservare anche in futuro nella sua originalità il patrimonio gastronomico nazionale che rappresenta una componente determinante per la competitività del made in Italy".
La mappa regionale delle specialità non costituisce, infatti, soltanto un utile riferimento per i consumatori particolarmente attenti alla gastronomia, ma è in grado di attivare anche un importante indotto turistico enogastronomico che le statistiche danno in netta controtendenza rispetto al dato generale con una crescita annuale nel solo comparto vino del 6%. Il turismo enogastronomico vale cinque miliardi di euro e secondo i dati dell'Osservatorio Internazionale per oltre i due terzi (68%) dei turisti stranieri lo “shopping del gusto” è tra i fattori di scelta di una destinazione.

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