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Marketing, sinergia con Riviera e offerta gastronomica legata ai vini del territorio: le sei proposte vino del mondo produttivo per far crescere la Romagna. Santandrea, presidente Cevico: “il vino deve recuperare la sua essenza di prodotto popolare”

La Romagna del vino crede nelle proprie potenzialità e lancia sei proposte per far conoscere al meglio la qualità dei suoi vini: un premio per la migliore carta dei vini regionali; co-marketing con la Riviera per dedicare una fila di ombrelloni in spiaggia ai vitigni romagnoli; omaggiare i turisti nell’aeroporto internazionale di Bologna di un assaggio di vino; sensibilizzare il cinema internazionale con un film girato sul territorio; viaggi conoscenza nelle cantine in vendemmia rivolti a giornalisti e opinion leader; un rafforzamento del ruolo dei consorzi di tutela per una strategia comunicativa condivisa tra tutta la filiera. Le proposte emergono dall’incontro di scena, nei giorni scorsi a Lugo (Ravenna), organizzato dal Gruppo Cevico (www.cevico.com), cui hanno preso parte produttori, enologi ed istituzioni.
Tra i nomi di spicco, Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi, che ha voluto sottolineare come “la Romagna è passata da un periodo di oscurantismo a una rinascita della qualità. Adesso deve fare un ulteriore scatto: comunicarla. Dire che fa “vino buono” è banale, il “vino buono” si fa quasi dappertutto con le moderne tecniche attuali. È raccontare la propria storia e la propria tradizione che fa la differenza”. Una tradizione pronta ad innovarsi, con il progetto Fico, “una grande arca - come l’ha definita la vice presidente di Fico, Tiziana Primori - che presenta al mondo intero la biodiversità italiana. La sede non poteva che essere a Bologna. Sono presenti gli 80 migliori imprenditori dell’agroindustria italiana. Centinaia le etichette del vino in rappresentanza dell’Italia, il “vino della casa” sarà quello di Cevico”.
In termini numerici, “negli ultimi dieci anni l’export del vino regionale - ricorda l’Assessore all’Agricoltura dell’Emilia Romagna Simona Caselli - è cresciuto dell’80%. Il calo dell’11% nel 2015 deve essere visto come un riposizionamento del vino regionale sul mercato mondiale: cala lo sfuso, si investe sempre di più in vini staccati dalla logica delle commodities. È un salto molto coraggioso che sa guardare al futuro”. A tirare le fila Ruenza Santandrea, presidente Cevico: “tutti insieme dobbiamo fare un nuovo racconto del vino che recuperi la sua essenza di prodotto popolare, intimamente legato alla terra come la sua cucina. Certo c’è l’export che è fondamentale, la Romagna però ha un grande futuro anche nei consumi interni. Basta che lo voglia. La nostra ristorazione, da quella stellata alle trattorie sino ai bagni al mare, deve avere l’orgoglio di presentare ai clienti e ai turisti i nostri vini - ha continuato la Santandrea - con la consapevolezza di una qualità diffusa e una bevibilità di grande piacevolezza. Se sapremo fare questo aumenteranno i consumi interni e anche l’export ne trarrà grande giovamento - conclude la presidente di Cevico - così come ne beneficiano il turismo e la ristorazione stessa”.

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