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L’EDIZIONE ZERO (6-8 OTTOBRE)

“Mediterraneo Slow”: Slow Food racconta i legami delle comunità del Mare Nostrum attraverso il cibo

Nasce, a Taranto, l’evento dedicato alla cultura mediterranea, in un momento in cui le acque del Mar Mediterraneo sono teatro di tragica cronaca

Celebrare la grande diversità di quei Paesi e popoli che per millenni si sono relazionati, dando vita alla cultura mediterranea, e richiamare l’attenzione sulla centralità del cibo e della sua produzione come elemento di unione in un momento storico in cui il tema del viaggio attraverso il Mar Mediterraneo è elemento di tragica cronaca. È questo “Mediterraneo Slow”, il nuovo evento organizzato dal Comune di Taranto, in collaborazione con Slow Food Italia e Slow Food Puglia e la partecipazione della Regione Puglia, che debutta dal 6 all’8 ottobre sul Lungomare di Taranto, la “città dei due mari”. L’obiettivo è riunire produttori, cuochi ed esperti provenienti dai Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum, in un’edizione zero che anticipa l’intento degli organizzatori per gli anni a venire: farlo diventare l’appuntamento di riferimento per la comunità mediterranea.
Perché parliamo di civiltà mediterranea, Dieta Mediterranea, prodotti mediterranei e non facciamo altrettanto quando parliamo di Oceano Atlantico o Pacifico? Perché il Mar Mediterraneo è più piccolo, certo, ma soprattutto perché è chiuso. I Paesi che si affacciano su questo mare sono obbligati da millenni a fronteggiarsi, a conoscersi, a relazionarsi. E anche quando, in passato, sono scoppiate guerre sanguinose, il commercio non si è mai interrotto. Le storie di Genova, Venezia, Marsiglia e di molte altre città portuali sono lì a testimoniarlo. Grazie al Mare Nostrum - che, nel Rinascimento, era definito “lago turco” e che rappresenta una grande e articolata via di comunicazione - ha preso forma una cultura mediterranea, frutto di viaggi, incontri, contaminazioni, scambi. Non a caso uno dei testi che rappresenta il fondamento dell’unità culturale del Mediterraneo è l’“Odissea”, il grande poema epico di Omero che narra il lungo peregrinare dell’eroe Ulisse dopo la fine della Guerra di Troia. Ma l’elemento che meglio di ogni altro testimonia il percorso culturale delle popolazioni che si sono incontrate e avvicendate sulle coste del Mediterraneo è senza dubbio il cibo, in particolare alcuni prodotti simbolo - pane, olio di oliva, vino e pescato - che hanno plasmato gastronomie e paesaggi. I Paesi del Mediterraneo, per millenni, si sono scambiati prodotti, preparazioni, ricette: la cucina turca ha influenzato tutti i Balcani, i prodotti e le tecniche arabe sono arrivati in Sicilia e di qui nel resto dell’Europa, e piatti come il cous cous sono diventati cibi di base sulla costa Sud e Nord del Mediterraneo.
“Mediterraneo Slow” prende il via il 6 ottobre una conferenza inaugurale a cui partecipano, oltre al sindaco di Taranto Rinaldo Melucci e alla presidente Slow Food Italia Barbara Nappini, Edward Mukiibi, presidente del movimento internazionale Slow Food, e Marcello Longo, presidente di Slow Food Puglia. Ad essere affrontati, sono i temi legati alla civiltà mediterranea, a partire dai cibi e dagli stili alimentari che ne hanno plasmato paesaggi e gastronomie, da culture e tradizioni che sono frutto di contaminazioni, per arrivare alla drammatica attualità della questione migratoria. Ne parla Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, nella conferenza “Mediterraneo: Mare aperto” (7 ottobre), insieme a Saverio Russo, professore ordinario di Storia moderna dell’Università di Foggia che interviene sul tema delle transumanze mediterranee, Rossella Galletti, docente di Antropologia culturale dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli e ricercatrice del MedEatResearch, Centro Ricerche Sociali sulla Dieta Mediterranea, che si occupa del legame tra Dieta Mediterranea, identità e memoria dei popoli costieri, Leonardo Palmisano, scrittore e sociologo pugliese che approfondisce il legame fra migrazioni e crisi della ruralità. Ci saranno poi i Forum, momenti di confronto che danno la parola ai pescatori, fornai e coltivatori di grani tradizionali, e agli olivicoltori, negli incontri realizzati con l’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale, e ci sarà un confronto organizzato con il Ciheam (Mediterranean Agronomic Institute) di Bari e dedicato alle food policy delle città mediterranee.
Pane, olio d’oliva, vino, pescato, ortaggi, formaggi e salumi sono i prodotti simbolo che hanno plasmato gastronomie e paesaggi mediterranei e che sono protagonisti dei Mercati della Terra e del Mare, tra cui i numerosi Presìdi Slow Food, a partire dalla cozza nera di Taranto, dagli ulivi secolari e dai pani, come il pane tradizionale dell’Alta Murgia e di Monte Sant’Angelo o la focaccia a libro di Sammichele. E poi iniziative gastronomiche, attività ludiche per i più piccoli, visite in azienda e momenti dedicati alle tante espressioni culturali legate al Mediterraneo, come la danza e le musiche tradizionali.
Ma a Taranto arrivano anche 43 delegati da 27 Paesi, tra cui Uganda, Australia, Ucraina, Germania e Stati Uniti, riuniti nel Consiglio di Slow Food: uno dei momenti associativi più significativi del movimento della Chiocciola in cui i referenti provenienti dai cinque Continenti delineano le linee politiche del futuro, identificando i grandi temi su cui Slow Food si impegna, dall’agroecologia alla tutela della biodiversità.
“Abbiamo consolidato il nostro rapporto con Slow Food - spiega il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci - perché crediamo nel valore della sostenibilità. La riteniamo imprescindibile, per una comunità che per decenni ha sperimentato l’esatto contrario e che, solo di recente, ha inaugurato una vera e propria multitransizione. Il cibo è emblematico, in questo percorso, perché proprio la tipicità dei nostri prodotti è stata messa a rischio dall’ingombrante presenza industriale. Ragionare di sostenibilità alimentare, quindi, e declinarla secondo il tema dell’incontro tra i popoli del Mediterraneo, ci restituisce una narrazione autentica della nostra storia millenaria e ci offre un’ulteriore opportunità di diversificazione: “Mediterraneo Slow” è un’occasione che cogliamo e rilanciamo, coltivando l’auspicio di generare buona economia”.
Un appuntamento che, sottolinea Barbara Nappini, presidente Slow Food Italia, “richiama il format dei grandi eventi di Slow Food, da “Terra Madre Salone del Gusto” di Torino a “Cheese” a Bra e “Slow Fish” al Porto Antico di Genova. Non è un caso che questo evento, che pone al centro lo scambio e l’incontro, elementi che hanno caratterizzato la storia e generato il patrimonio culturale mediterraneo, si svolga a Taranto, città per noi di Slow Food simbolo di rigenerazione ambientale e culturale proprio a partire dai mestieri e dai prodotti legati alla terra e al mare. Ancora una volta quindi il cibo è l’elemento di connessione per approfondire le questioni al centro del dibattito internazionale, come le crisi climatiche e ambientali e le esperienze di rigenerazione già messe in atto”.

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