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“Meno quantità sul 2015, ma buona qualità”: così il Consorzio del Franciacorta, che oggi dà il via ufficiale alla vendemmia, dopo i primi grappoli tagliati ieri da Castello Bonomi (Paladin). Coldiretti: “in Italia si stima un aumento del 5%”

Italia
Inizia ufficialmente la vendemmia in Franciacorta

A dare il via, ieri, era stata la griffe Castello Bonomi (gruppo Paladin) ma, da oggi, la Franciacorta dà ufficialmente il via alla sua vendemmia, “a partire dai vigneti del versante Sud del Monte Orfano, dove la raccolta di Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco è sempre anticipata rispetto alle zone più centrali, grazie al particolare microclima che le contraddistingue”, spiega una nota del Consorzio che tutela uno dei territori più importanti e prestigiosi della spumantistica Metodo Classico in Italia.

“La situazione in Franciacorta è molto disomogenea quest’anno, per via delle numerose variabili che contraddistinguono le aree del nostro territorio - afferma il vicepresidente del Consorzio per la tutela del Franciacorta Silvano Brescianini - ci sono delle zone, ad esempio quelle più a Nord, dove serviranno ancora almeno un paio di settimane prima di iniziare la raccolta”.


Il 2016 ha visto un clima altalenante nel quale a consistenti precipitazioni si sono alternate giornate molto calde e umide. Fin dal principio della stagione, apertasi con un regolare germogliamento nei primi giorni di aprile, l’annata è parsa piuttosto precoce, grazie a condizioni climatiche molto favorevoli. Nelle fasi della fioritura e dell’allegagione però, le frequenti piogge e i bruschi abbassamenti della temperatura hanno rallentato il processo di maturazione e in alcuni casi favorito la peronospora. Questo patogeno fungino, che influisce fortunatamente solo sulla quantità prodotta, compromette infatti il passaggio da fiore a frutto, con il mancato sviluppo di alcuni acini all’interno dei singoli grappoli.

Il maltempo del mese di maggio e inizio giugno, con frequenti rovesci e alcune grandinate, ha influenzato negativamente la formazione dei grappoli ed ha comportato perdite di produzione in termine di volumi, seppur non consistenti. Si prospetta quindi un’annata con delle rese ridotte rispetto al 2015, con una previsione di calo del 10-15% dei volumi sul totale degli ettari, ma sicuramente di grande qualità. Il clima è stato infatti nel complesso favorevole, poiché l’escursione termica ha permesso una buona maturazione delle uve e un buon bilanciamento tra zuccheri ed acidità.

“La vendemmia in Franciacorta - conclude Brescianini - è iniziata a Sud del nostro territorio, ma sicuramente sarà più lunga del solito per il resto dell’area, a causa delle escursioni termiche di questi ultimi giorni. Si prospetta un’annata di grande qualità, anche se come ogni anno potremo dare una valutazione effettiva solo dopo aver portato l’uva in cantina”.

Intanto, sebbene la vendemmia sia ancora lontana dalla sua fase cruciale e solo pochi grappoli di varietà precoci e per le basi spumante siano stati raccolti, soprattutto al Sud, c’è chi si sbilancia con le prime previsioni quantitative, come la Coldiretti, che si aspetta una vendemmia 2016 con una produzione complessivamente in aumento di almeno il 5% sui 47,5 milioni di ettolitri del 2015 anche se con un andamento fortemente differenziato tra le diverse Regioni, che varia dalla previsione di crescita del 15% in Puglia al calo del 10% in Lombardia.

“Molto dipenderà dai mesi di agosto e settembre ma - sottolinea la Coldiretti - le escursioni termiche degli ultimi giorni con gli abbassamenti di temperature specie quelle minime fanno ben sperare per un’annata di buona qualità, dopo un inverno particolarmente mite e un germogliamento anticipato. La primavera ha fatto segnare temperature spesso sotto la media e anche fenomeni di gelate tardive e tempo umido un po’ in tutta Italia, ma specie nel Nordest, mettendo a dura prova il lavoro dei viticoltori per garantire la sanità delle uve. In Italia la vendemmia parte con le uve Pinot e Chardonnay in un percorso che proseguirà a settembre ed ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e che si concluderà addirittura a novembre con le uve di Aglianico, Nebbiolo e Nerello”. Per una produzione che, “se non ci saranno sconvolgimenti - precisa la Coldiretti - sarà destinata per oltre il 40% ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30% ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% a vini da tavola”.

Con l’inizio della vendemmia in Italia, come ogni anno, ricorda l’organizzazione agricola, si attiva un motore economico che genera quasi 10 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che dà opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone. La ricaduta occupazionale riguarda sia per le persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio. Secondo una ricerca di Coldiretti, per ogni grappolo di uva raccolta si attivano ben diciotto settori di lavoro dall’industria di trasformazione al commercio, dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi, continuando con trasporti, accessori, enoturismo, cosmetica, bioenergie e molto altro. “Il futuro del made in Italy dipende dalla capacità di promuovere e tutelare le distintività che è stata la chiave del successo nel settore del vino dove ha trovato la massima esaltazione la valorizzazione delle specificità territoriali che rappresentano la vera ricchezza del Paese” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “il vino italiano è cresciuto scommettendo sulla sua identità con una decisa svolta verso la qualità che ha permesso di conquistare primati nel mondo dove oggi 1 bottiglia esportata su 5 è made in Italy”.

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