Mentre si discute sulla ratifica dell’accordo Ceta tra Ue e Canada, con il fronte agricolo italiano spaccato, con Coldiretti contraria ed Agrinsieme a favore (ed il Commissario all’Agricoltura Hogan che ha annunciato di “aver concordato con il Ministro Centinaio che la Commissione Ue, con la Dg Agricoltura e quella Commercio, farà una valutazione dell’impatto del Ceta sui produttori italiani dell’agroalimentare nei prossimi mesi), l’Unione Europea va avanti nelle trattative internazionali, e proprio oggi ha siglato il Jefta, l’accordo di libero scambio con il Giappone, firmato oggi dal premier giapponese Shinzo Abe, dal presidente del Consiglio Ue Donald Tusk e dal presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker che, secondo Agrinsieme (che mette insieme Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza Cooperative Italiane), se approvato dai parlamenti di Ue e Giappone, entrerà in vigore nel 2019, ed apre grandi possibilità per la nostra agricoltura.
“Il Giappone è il quarto mercato in ordine di grandezza per le esportazioni agricole comunitarie, che hanno un valore venti volte superiore a quello delle esportazioni giapponesi nell’Ue. il Paese, inoltre, si presenta come un mercato “ricco”, caratterizzato da consumatori molto esigenti, continuamente alla ricerca di prodotti di nicchia e di assoluta qualità e che hanno finora mostrato grande interesse nei confronti dell’eccellenza del Made in Italy agroalimentare”, fa notare Agrinsieme.
Nello specifico, “il Giappone è il sesto maggior partner commerciale dell’Italia al di fuori dell’Unione Europea, con un surplus commerciale di 2,4 miliardi di Euro: l’Italia, infatti, esporta verso il Paese del Sol levante beni per circa 6,6 miliardi di Euro, a fronte di importazioni per 4,2 miliardi. Tra i prodotti agroalimentari più esportati ci sono il vino, l’olio d’oliva, il pomodoro, la pasta e l’aceto”, evidenzia il coordinamento.
E “dall’accordo deriveranno inoltre evidenti benefici per le esportazioni di vini, che attualmente scontano dazi del 15% che saranno eliminati, carni suine, che hanno alte barriere tariffarie che verranno sensibilmente ridotte, carni bovine, il cui import sarà favorito senza modificare le norme comunitarie sul trattamento con ormoni e sugli Ogm, e formaggi, che hanno dazi al 30-40%”, precisa Agrinsieme.
“Con il Jefta, infine, verranno riconosciute oltre duecento indicazioni geografiche europee indicate dagli Stati membri, di cui 45 italiane (nello specifico 19 per prodotti agroalimentari e 26 per vino e alcolici, ovvero Asti, Barbaresco, Bardolino e Bardolino Superiore, Barolo, Bolgheri e Bolgheri Sassicaia), Brachetto d’Acqui, Brunello di Montalcino, Campania, Chianti, Chianti Classico, Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, Dolcetto d’Alba, Franciacorta, Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, Marsala, Montepulciano d’Abruzzo, Prosecco, Sicilia, Soave, Toscana, Valpolicella, Vernaccia di San Gimignano e Vino Nobile di Montepulciano, oltre alla Grappa).
Ora, dunque, inizierà un altro dibattito sugli accordi internazionali, con posizioni che saranno a favore, come questa, e altre contrarie. Intanto, sul fronte interno all’Europa, arriva una notizia importante: dopo il no di Paesi come l’Italia e la Spagna, tra gli altri, ai previsti tagli al bilancio della Pac post 2020, arrivano altre due adesioni pesanti al fronte dei contrari, ovvero Francia e Germania. Oltre 20, adesso, gli Stati membri contrari ai tagli che la Commssione dichiara nell’ordine del 5%, ma che a prezzi reali, secondo molti, arriverebbero al 15% delle risorse per l’Agricoltura europea.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024