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METTI UNA STAMPANTE IN CUCINA: L’IDEA DELLO CHEF AMERICANO HOMARO CANTU CHE, NEL SUO RISTORANTE DI CHICAGO, REALIZZA PIATTI VIRTUALI A BASE DI INCHIOSTRI COMMESTIBILI E CARTA DI GERMOGLI DI SOIA, CHE RIPRODUCONO IL GUSTO DEI CIBI REALI

Oltreoceano lo hanno già ribattezzato il “Salvator Dalì” della cucina, ma molti gourmet del Vecchio Mondo storcono il naso solo all’idea. Si chiama Homaro Cantu, lo chef americano che nel suo ristorante “Moto” a Chicago, intercala piatti reali con pietanze virtuali. Vale a dire cibi prodotti creati con una stampante Canon - si avete capito bene! - e usando inchiostri commestibili da lui stesso inventati, su una speciale carta fatta di germogli di soia e farina di mais. Succede, così, che una volta seduti a ristorante (una cena costa in media circa 250 dollari, ndr) ai clienti venga servita
una bella stampa di un pesce spada dal sapore di un buon trancio alla griglia
o la foto di una mucca al gusto di filetto.

“Non c’è sapore che qui non riusciamo a ricreare e la gastronomia deve tenersi al passo con i progressi tecnologici” spiega Cantu, ma se questa è l’innovazione in cucina c’è da sperar che il futuro non arrivi davvero mai!

Il nuovo che avanza, insomma, ma che una volta tanto avrebbe forse bisogno di fare un passo indietro: oltre alle stampe lo chef americano sta inoltre studiando come utilizzare l’elio e i superconduttori per dare vita a piatti levitanti; in fase sperimentale
anche l’uso del laser per creare pietanze al contrario: piatti dove l’ordine delle cose è invertito e la parte interna dei cibi è all’esterno e viceversa. Siamo veramente alla frutta?

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