“50 anni fa, quando io ho cominciato ad occuparmi di questo settore e di questa azienda, la considerazione nel mondo del vino italiano nel mondo era praticamente pari a zero. Il vino italiano era considerato il vino di più bassa qualità che si potesse reperire sul mercato. La strada è stata lunga e difficile, e anche faticosa, però devo dire che, in questi 50 anni, l’immagine del vino italiano è radicalmente cambiata”. A raccontarlo, a WineNews, Piero Antinori, padre nobile del rinascimento del vino italiano, per decenni alla guida della Marchesi Antinori, realtà leader dell’Italia del vino, oggi guidata dalle figlie Albiera, Allegra e Alessia, con l’ad Renzo Cotarella. Un racconto, quello di Piero Antinori, incontrato nel lancio del docufilm per i 20 anni di Istituto Grandi Marchi, di cui è stato il primo presidente e che riunisce 18 cantine di primissimo piano (Ambrogio & Giovanni Folonari, Antinori, Argiolas, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Col d’Orcia, Donnafugata, Jermann, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido, Tenuta San Leonardo e Umani Ronchi, capaci di mettere insieme 600 milioni di euro), che fissa un periodo preciso in cui il cambiamento dell’immagine del vino italiano, oggi ai massimi livelli in tutto il mondo, è cominciato.
“Se si vuole dare un periodo di inizio a quello che io chiamo il “Rinascimento del vino italiano”, bisogna risalire all’inizio degli Anni Settanta del Novecento, quando alcuni produttori si sono resi conto che in Italia avevamo anche la possibilità di produrre alta qualità, perché fino a quel momento, per secoli, direi, l’obiettivo principale - sottolinea Antinori - è stato quello di produrre quantità e non qualità. Il consumatore italiano aveva bisogno di bere grandi quantità di vino a prezzi molto bassi, ed i produttori seguivano questa richiesta. Ma, agli inizi degli anni ’70, per tanti motivi, ci siamo resi conto che nelle nostre terre, e soprattutto nelle nostre colline, avevamo un grande potenziale per produrre qualità, e che il mondo richiedeva molto più la qualità della quantità. C’è stata una trasformazione anche nel consumatore, per il cambiamento dello stile di vita, per la maggiore possibilità economica delle persone che si sono rese disponibili anche a pagare un po’ di più per avere una qualità migliore. Questo è stato un po’ l’inizio di un periodo che gradualmente, anno dopo anno, ha visto questa straordinaria crescita della qualità e, quindi automaticamente anche dell’immagine e della reputazione del vino italiano”.
Un percorso, quello lungo cinque decenni, che ha vissuto grandi trionfi, ma anche momenti molto difficili. Come quello che il mercato del vino mondiale sta vivendo in questi mesi, tra calo dei consumi, inflazione, guerre, cambiamento climatico e salutismo crescente, che frenano i consumi. E viene da chiedersi se il mescolarsi, tutte insieme, di queste criticità, non crei più preoccupazione che in passato, per il settore. Ma Piero Antinori guarda al futuro con fiducia: “le preoccupazioni ci sono sempre state. La mia famiglia è nel settore del vino dal Trecento. In tutti questi secoli ci sono stati momenti facili e momenti difficili. L’importante è non scoraggiarsi, anche se questo è un momento di particolare difficoltà per tutti i motivi che sono stati detti. Però, io credo che è un momento che verrà sicuramente superato, ne sono certo, se si continua a puntare sulla qualità del prodotto, se si continua ad operare anche come Istituto Grandi Marchi, in maniera collettiva, facendo sistema e cercando veramente di operare nella stessa direzione, tra aziende che condividono gli stessi valori. È vero che in certi mercati il consumo del vino sta un po’ diminuendo, vi sono difficoltà di tutti i generi. Ma è anche vero che, nel mondo, vi sono grandi aree che ancora, in realtà, non hanno scoperto il vino. E che prima o dopo, sono sicuro, lo scopriranno, e si apriranno nuovi mercati che consentiranno di superare più facilmente un momento come questo”. Parola di chi, quando ha iniziato la sua brillante carriera, andava a promuovere un vino italiano che era considerato il peggiore possibile, e oggi, invece, ha conquistato il mondo.
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