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EFFETTO COVID

Natale e Capodanno a casa senza brindisi? A rischio 1,2 miliardi di euro

Coldiretti: spumante e vino di alta qualità i prodotti più colpiti. In ginocchio anche gli agriturismi, le cui perdite superano il miliardo di euro
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Vino, l'incubo di un Natale in lockdown

Natale e Capodanno senza brindisi potrebbero costare 1,2 miliardi di euro, ovvero la cifra spesa lo scorso anno dagli italiani, in casa e fuori, che stapparono 74 milioni di bottiglie di spumante per festeggiare l’inizio del 2020, anno poi funestato dalla pandemia. Proprio il Coronavirus rischia di sconvolgere un periodo che è anche il momento in cui si registra il picco di domanda di spumanti e vino, il settore che sarà più colpito a tavola dalle limitazioni dei festeggiamenti, dalla chiusura di ristoranti e locali pubblici al divieto di feste private e tradizionali veglioni (che vedono 9 persone in media a tavola, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè), dai limiti posti agli spostamenti al coprifuoco, fino all’invito a non ricevere in casa persone non conviventi. E gli effetti delle restrizioni colpiranno pesantemente anche gli agriturismi italiani (oltre due strutture su tre sono chiuse perché si trovano nelle zone rosse e arancioni), che, secondo un’analisi Coldiretti su base Istat, perderanno nel 2020 più di un miliardo di euro.
Le previsioni sull’andamento del contagio preoccupano anche per i divieti posti alla gran parte degli eventi tradizionali che segnano la fine dell’anno, a partire da sagre, feste paesane e mercatini natalizi. Momenti importanti per l’acquisto di regali enogastronomici, come vino, liquori e spumanti. Senza dimenticare l’impatto negativo della mancanza di turisti italiani e stranieri con molti Paesi, a partire dalla Germania, che hanno già messo l’Italia nella black list delle zone più pericolose. Un danno pesantissimo considerato che, sostiene la Coldiretti, quasi un terzo della spesa turistica nel Belpaese è destinata proprio all’enogastronomia.
Il crollo delle spese di fine anno a tavola e sotto l’albero rischia così di dare il colpo di grazia ai consumi di vino degli italiani con quasi 4 cantine italiane su 10 (39%) che registrano un deciso calo dell’attività, con un pericoloso l’allarme liquidità che mette a rischio il futuro del vino italiano dal quale nascono opportunità di occupazione per 1,3 milioni di persone, dalla vigna al bicchiere (indagine Coldiretti/Ixè).
Ad essere danneggiata è soprattutto la vendita di vini di alta qualità, che trova un mercato privilegiato di sbocco in bar, alberghi e ristoranti. Nel 2020 il vino italiano di qualità perde oltre il 40% delle vendite su questo canale di consumo. Un colpo pesante che si aggiunge, precisa la Coldiretti, a quello derivante da blocchi o limitazioni di altre attività che sono direttamente o indirettamente connesse al consumo di vino, come feste, matrimoni, convegni, congressi, fiere e spettacoli.

“A livello nazionale - spiega il presidente Coldiretti, Ettore Prandini - siamo impegnati nella campagna #iobevoitaliano per promuovere gli acquisti, ma serve anche sostenere con massicci investimenti pubblici e privati la ripresa delle esportazioni con il vino che rappresenta un elemento di traino dell’intero Made in Italy sui mercati mondiali. Serve un piano strategico per l’internazionalizzazione necessaria per sostenere la ripresa come abbiamo avuto la possibilità di illustrare al Capo dello Stato Sergio Mattarella nell’incontro che ci ha concesso”.
Le limitazioni agli spostamenti e il crollo del turismo hanno intanto fatto salire ad oltre 1 miliardo le perdite degli agriturismi italiani nel 2020. Lo rivela un’analisi di Coldiretti, che spiega come più di di 2 strutture su 3 (68%), per un totale di 16.658 aziende agrituristiche, sono state già chiuse perché si trovano nelle regioni rosse ed arancioni, ma una forte riduzione dell’attività si registra anche per quelle nelle zone gialle.
Il crollo delle presenze durante le feste di fine anno arriva dopo che il primo lockdown ha azzerato le visite in campagna nei tradizionali weekend di primavera e di Pasqua, mentre durante l’estate ha pesato l’assenza praticamente totale degli stranieri, che in alcune Regioni rappresenta la maggioranza degli ospiti degli agriturismi. Si tratta, precisa la Coldiretti, di un colpo drammatico ad un sistema che può contare su 24.576 strutture con 49.3319 posti a tavola e 285.027 posti letto e che lo scorso anno ha sviluppato un valore di 1,5 miliardi di grazie a poco più di 14 milioni di presenze, delle quali ben 8,2 milioni provenienti dall’estero, sulla base delle elaborazioni Coldiretti su dati Istat relativi al 1 gennaio 2020.
Ora la leadership italiana nel settore agrituristico in Europa è messa a rischio dall’emergenza Coronavirus. Sulle aree del territorio nazionale caratterizzate da uno scenario di elevata gravità e in quelle di massima gravità il nuovo Dpcm sospende tutte le attività di ristorazione e quindi anche la somministrazione di pasti e bevande da parte degli agriturismi. Nelle zone critiche rosse e arancioni è infatti consentita la sola consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali. Limitazioni permangono però anche sulla parte del territorio nazionale fuori dalle due fasce più critiche, dove le attività di ristorazione sono consentite solo dalle ore 5 alle ore 18, con la possibilità sempre della consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 della ristorazione con asporto. Per la gran parte delle aziende che si trovano lontano dai centri urbani, precisa la Coldiretti, la pausa pranzo non è sufficiente per garantire la copertura dei costi e quindi si preferisce chiudere.
La mappa delle zone rosse, continua la Coldiretti, vede la Lombardia con 1.688 agriturismi, il Piemonte con 1.319, la Calabria con 579, la provincia di Bolzano con 3.132 e la Valle d’Aosta con 61. Nelle aree arancioni troviamo la Sicilia con 769 strutture, la Puglia con 933, la Toscana con 5.369, la Liguria con 677, l’Abruzzo con 555, l’Umbria con 1.373 e la Basilicata con 203. Nel resto dell’Italia se ne contano 473 in provincia di Trento, 1.281 aziende nel Lazio, 1.466 in Veneto, 676 in Friuli Venezia Giulia, 1.197 in Emilia Romagna, 868 in Sardegna, 128 in Molise, 744 in Campania e 1.085 nelle Marche.
Gli agriturismi, spesso situati in zone isolate in strutture familiari con un numero contenuto di posti letto e a tavola e con ampi spazi all’aperto, sono forse i luoghi più sicuri perché è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza per difendersi dal contagio fuori dalle mura domestiche. In questo contesto, conclude Coldiretti, è importante la possibilità di beneficiare dell’esonero dal versamento dei contributi previdenziali in agricoltura protratto alla fine dell’anno ma anche la possibilità di ottenere il contributo a fondo perduto con l’impegno superare tutte le difficoltà ammnistrative.

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