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Nazione / Giorno / Carlino

Brindisi marchigiani dall’antipasto al dessert ... Recanati, paese natale di Giacomo Leopardi, fa parte del comprensorio dell’attuale Bianco dei Colli Maceratesi, classificato come vino Doc già dal 1975, in base ai suoi requisiti storiografici e agronomici. Se il poeta non fosse stato così pessimista, avrebbe senz’altro descritto con il suo stile il vino dei colli marchigiani. Le uve utilizzate nella produzione di questo vino sono Maceratino, Trebbiano Toscano, Verdicchio, Malvasia Toscana e Chardonnay, fino a un massimo del venti per cento. Guido Piovene, nel suo Viaggio in Italia, scrive che le Marche più autentiche sono quelle tra lo Jesino e il Fermano: una zona che comprende tutti i Colli Maceratesi che hanno dato il nome a questo vino. Un vino pallido, da bere giovane, un allegro aperitivo, fresco e vivace. Si offre fresco a dieci gradi in ogni momento di qualsiasi stagione. L’equilibrio tra temperatura e acidità, alcoli e tendenza amara, esercita distensione e dispone alla socialità. Si abbina sia a molluschi come vongole, arselle, ostriche, seppioline, calamaretti,
sia a carni bianche di animali a bassa corte. È adorabile con le tagliatelle casalinghe con salse delicate, mentre a Recanati questo vino spesso accompagna i piatti di lumache.

Il vino più diffuso nelle Marche è, tuttavia, il Rosso Piceno: il suo
comprensorio geografico si dipana da Ancona fino a toccare Macerata e Ascoli. La coltura delle uve del Rosso Piceno si estende dal livello del mare fino a settecento e più metri d’altezza, quasi sotto le falde dei Monti Sibillini, dimora prediletta della Sibilla, la leggendaria maga di Guerrino detto il Meschino, monti legati anche al prorompente mito wagneriano del Tannhàuser. Il territorio, tra Ascoli e San Benedetto del Tronto, in cui si produce il Rosso Piceno Superiore è ristretto. Questo vino a tutto pasto condivide la sua notorietà con il piatto principale della zona, il Fritto misto all’ascolana, specialità in cui troneggiano le olive farcite. Nella provincia picena ricordiamo anche il Falerio dei Colli ascolani, una via di mezzo tra Verdicchio e Bianchello sul jnano delle qualità organolettiche. E da bere giovane, entro il primo anno di vita.

Ma una delle perle delle Marche meridionali è la Vernaccia di Serrapetrona, un antico borgo rurale del Maceratese dove resistono ancora le vecchie tradizioni. La Vernaccia, sia amabile, sia secca, è un vino affascinante. Lo spumante viene prodotto in quantità limitata. È un vino raro, ma molto apprezzato: scrittori di fama come Mario Soldati e gastronomi illustri hanno celebrato le sue virtù. Nella Vernaccia dolce circa il sessanta per cento delle uve viene vinificato alla vendemmia, mentre il restante quaranta per cento viene sottoposto ad appassimento naturale. Di questo vino parlano addirittura alcuni statuti del Comune di Serrapetrona risalenti al 1442. Abitualmente la Vernaccia di Serrapetrona si abbina al dessert: pasticceria secca, biscotti e pandolci rustici. Fino all’inizio del secolo nei giorni di ricorrenza agresti, si offriva polenta di masi condita con la “sapa” (mosto altamente concentrato a fuoco) e Vernaccia spumeggiante.

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