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Allegrini 2024

Nazione / Giorno / Carlino

“E’ arrivata l’ora che il marketing rispetti la natura” ... Partito dalla rivendicazione del piacere lento
e consapevole, è arrivato a desiderare un futuro migliore. C’è chi sostiene che adesso se la tira. Uno snob in volo sopra le masse che voleva educare con i precetti di Slow Food. Carlin Petrini sta attraversando in macchina la Pianura Padana. E’ annichilito dalla desolazione del paesaggio, non da quello che dicono di lui. Profetizzerà che da quella desolazione discendono molte cose, tra cui i vini bugiardi e le mozzarelle avvelenate. Un intero sistema è andato in tilt. Tirarsela vorrebbe dire tirare dritto e comprare la cena dai contadini amici suoi. Lottare per un’alimentazione buona e giusta alla portata di tutti non è un capriccio da lider maximo ma “un dovere morale, a prescindere da come finirà la battaglia”.

Petrini, cosa vede di così terribile dal finestrino?

“Sono spariti i ciliegi. E’ aprile, viaggio da cento chilometri e non ne ho visto uno. Abbiamo barattato gli alberi da frutto con questa campagna triste e monocorde ricoperta di mais. La maggior parte dei terreni agricoli sono coltivati non per
dare da mangiare all’uomo ma alla bistecca che l’uomo mangerà. E’ un problema planetario, in Cina negli ultimi anni il consumo pro capite di carne è schizzato da 20 a
50 chili. Dicano pure che sono cambiato. Davanti a un disastro come quello che si annuncia il gastronomo deve diventare per forza ambientalista. Altrimenti è stupido”.

Con gli scandali del vino e delle bufale l’Italia non è messa bene.

“Ritengo fisiologici i controlli e normale che dai controlli salti fuori chi non è in regola. Poi, bisogna saper distinguere. La faccenda del vino adulterato è criminale, la magistratura deve essere
inflessibile, fare i nomi dei sofisticatori e bloccare i loro prodotti. Cosa diversa è il presunto utilizzo di vitigni non autorizzati per il Brunello. Un peccato veniale su
cui però occorre riflettere. Le vinificazioni che non rispettano i disciplinari si praticano per compensare le annate deboli. Il punto è che così si va contro la natura. Il vino non si fabbrica, è un frutto fragile della terra e anche in questo sta il suo fascino. Diventa atto di coraggio ma anche elemento di marketing avere l’onestà di dichiarare una pessima annata”.

Toccare g1i italiani sul vino significa richiamare ricordi dolorosi.

“I morti del metanolo, certo, però non solo. Siamo di nuovo lì: la logica del marketing che non rispetta la natura. Mi chiedo come si possano proporre nei supermercati bottiglie di vino a poco più di un euro. E come si faccia a comprarle. Guarda caso, le sofisticazioni riguardano sempre i prodotti a basso costo”.

The Guardian ha inserito Carin Petrini fra le 50 persone che potrebbero salvare il pianeta. Cosa pensa di fare?

“Per costruire sicurezza bisogna rafforzare il più possibile le forme di vendita diretta: o si conosce il contadino o si deve pretendere dai punti vendita la tracciabilità dei prodotti. Occorre ridimensionare lo strapotere degli ipermercati, favorire la comparsa di mercatini in ogni angolo di paese, rafforzare le cooperative di acquisto”.

Ci tolgono le sicurezze anche sulla mozzarella.

“La mozzarella è un business pazzesco per i non virtuosi. Cara come il Parmigiano Reggiano, con la differenza che per quello ci vogliono 24 mesi mentre la bufala in 5 ore è in negozio. Che fare?
“Controllare, verificare, bloccare la produzione. Ma in fretta”.

Si salva chi sceglie prodotti bio?

“Oggi quella viene considerata una nicchia elitaria dimenticando che per i nostri nonni tutta l’agricoltura era biologica. E’ un mondo ben strano: da una parte abbiamo una produzione massiva di bassa qualità fatta da contadini ricchi per gente povera, dall’altro una produzione di qualità fatta da contadini poveri per gente ricca. Quando sento qualcuno delle mie parti che si è convertito al biologico gli dico ‘va’‘sla furca, mollala lì’. Li hanno convinti a rinnegare persino il nome, oggi si chiamano produttori agricoli. E se la tirano pure.

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