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Brunello, coincidenza sospetta ... Siamo tutti “Ostaggi dello Stato”, come ha scritto Luca Ricolfi, e lo Stato funziona male. I suoi diversi corpi sono molto disarticolati e conflittuali. Agiscono dentro una giungla di leggi, di regolamenti e, come in questo caso, di disciplinari antiquati e anchilosati. Come quello del vino più famoso d Italia: il Brunello di Montalcino. Proprio durante la più grande rassegna dei vini italiani a Verona, il Vinitaly, nelle terre senesi di Montalcino si susseguono notizie clamorose di sequestri di milioni di bottiglie e di interi vigneti. Per ultimo, i sigilli all’annata 2003 del Brunello prodotto da Castello Banfi,fiore all’occhiello dell’industria italiana vitivinicola. La Toscana produce l’11% del vino italiano per un’esportazione che vale oro perché contribuisce in maniera determinante all’immagine del made in Italy nel mondo.

Questa inchiesta intorno al Brunello mirerebbe a dimostrare che nelle annate che vanno dal 2003 al 2007 il Brunello di Montalcino, almeno quello prodotto nelle aziende indagate, 1% del totale, sarebbe stato tagliato con vini di uva Cabernet Sauvignon e Merlot per una percentuale variabile dal 7 al 10%. Si tratterebbe di vini prodotti nelle stesse aziende, ma nel mancato rispetto del disciplinare che impone quali siano le uve da utilizzare per produrre il Brunello. Cosa penseranno i clienti, specialmente stranieri, che forse di questi disciplinari nulla capiscono, ognuno lo può immaginare. Lo scandalo avrà così ripercussioni negative per tutto il vino italiano. li ministro De Castro dovrebbe intervenire per chiarire una questione importante: se i disciplinari devono essere intesi come gabbie rigide oppure possano essere interpretati con margini di flessibilità, come avviene in altre parti d’Italia o in Francia, per esempio nel Bordeaux.

La coincidenza di questa inchiesta con l’apertura del Vinitaly può essere solo una “coincidenza”, ma può sorgere il dubbio che non lo sia in un Paese in cui le inchieste servono persino a far cadere i governi. Ormai sembra che l’Italia soffia di una sindrome mostruosa e cioè quella di farsi del male da sola, clamorosamente e disperatamente.

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