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Nazione / Giorno / Carlino

“Giù le mani dal Brunello” ... Ma i produttori si spaccano. Soldera: sospensione per chi ha violato il disciplinare... Nessuna adulterazione nè minaccia per la sicurezza del consumatore. Non si metta quindi in discussione la reputazione del nostro paese e del nostro vino”. Il presidente del Consorzio del Brunello, Francesco Marone Cinzano, getta acqua sul fuoco per riportare “Brune1lopoli” entro i canoni della realtà. Lo fa, anzi prova a farlo, con
una dichiarazione scritta rilasciata
prima dell’inizio della riunione dei produttori del Consorzio, ieri
pomeriggio. La verità è che la tensione si taglia a fette. Prova ne è
che l’incontro si è svolto a porte chiuse e che uno dei nomi più celebri del Brunello, Gianfranco Soldera, l’ha disertato, intimando
all’assemblea di non fare alcune modifica statutaria e sollevando
numerosi dubbi procedurali. Con una lettera ai soci, Soldera mette in dubbio la validità della riunione. “Salvo - aggiunge - nel caso in cui al fine di salvaguardare l’integrità e il buon nome del Consorzio, la riunione non sia l’occasione di comunicare la sospensione dalla qualifica di socio e/o da eventuale carica nel Consorzio per chi dovesse essere oggetto d’indagine, sino al completo chiarimento della situazione”. E se ciò non dovesse accadere, è lo stesso Soldera a chiedere al Consorzio di assumere questa decisione.

L’incontro è andato avanti fino a sera, tre ore di discussione serrata e in cui sono stati ripercorsi i momenti cruciali della vicenda. I produttori hanno cercato di fare quadrato, anche se le spaccature sono rimaste tali. Alla fine bocche cucite e Marone Cinzano ha ripetuto quanto affermato prima dell’inizio dell’assemblea. Il presidente ha ribadito che “la qualità del Brunello è un patrimonio di immagine e reputazione nel sistema Italia nel mondo e l’attuale indagine non mette in discussione il livello qualitativo del nostro vino. Non accettiamo speculazioni mediatiche - ha aggiunto - che potrebbero essere ben gradite e cavalcate dai nostri competitor nel mondo”. La parola d’ordine a Montalcino è: non confondere il Brunello con il vino al veleno dell’inchiesta del settimanale l’Espresso e sperare che la magistrature chiuda al più presto l’indagine.

Ieri a Siena è stato un continuo susseguirsi di persone chiamate come informate sui fatti (dipendenti delle aziende, enologi) per fare chiarezza sulla vicenda. Che gli accertamenti si concludano celermente lo auspica anche il sindaco di Montalcino, Maurizio Buffi. La sua prima preoccupazione è una crisi del settore: l’industria Brunello ha un fatturato di 180 milioni di euro l’anno e dà lavoro a circa tremila persone, compreso l’indotto.

“Qualche piccola ripercussione sul mercati esteri c’è gia - ammette Buffi - soprattutto in Germania e Giappone”. E proprio ieri è trapelato che un noto ristorante di Tokyo ha già tolto il prestigioso rosso dalla propria carta dei vini.

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