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Nazione / Giorno / Carlino

Attenti ai drink degli adolescenti: “È alcol mascherato” ... Giovanissimi e ultra sessantacinquenni.
Donne laureate e mamme in dolce attesa, uomini
del Nord-Est ma anche del Centro-Sud.
A legare tutti in un unico universo è l’eccesso nel bere.
Sembra impossibile, ma il trend italiano pare aver
mutuato abitudini straniere, fino a creare uno scenario
di grave allarme. Due ricerche dell’Istituto superiore
di sanità e dell’Istat raccontano di una generazione
di giovanissimi imbottita di sostanze il cui consumo,
al di sotto dei 16 anni, sarebbe teoricamente
vietato. E di un modello di vita, over 65, dove si perde
di vista la salute.

Si chiamano shot e sono microscopici bicchierini
di bevande alcoliche venduti a
prezzo contenuto per essere abbordabili
anche dai ragazzini più piccoli.
Comincia con lo shot, il sabato sera
ma non solo quello, il percorso di avvicinamento
all’alcol degli adolescenti
italiani. Parliamo di ragazzini fra i
13 e i 15 anni (ma spesso si inizia a
11) che cercano lo sballo consumando
dai due ai quattro drink a sera. Il
74% dei giovani e il 67% dei 13-15enni eccede nel bere
in modo particolare il fine settimana, ma c’è anche
chi lo fa negli altri giorni. Il consumo medio è di 4
bicchieri a serata tra breezer, birra e superalcolici per
i maschi e di tre bicchieri per le ragazze. In particolare
il 35,7% dei giovani consuma 1-2 bicchieri, il
27,8% da 3 a 5 bicchieri, e il 20% più di 6 bicchieri. Il
picco di prevalenza dei consumatori a rischio si verifica
tra i 19 e i 24 anni, per poi diminuire dopo i 25
anni in entrambi i sessi.

La cosa più sconcertante che emerge dalla ricerca
riguarda i motivi che potrebbero indurre questi
adolescenti a smettere. In cima ai deterrenti non ci
sono né la paura dei controlli né il senso di responsabilità:
le motivazioni indicate dai ragazzi e raccolte dal rapporto dell’Iss riguardano per il 74% un premio
importante per chi rimane astemio; per il 70% la
partecipazione a un programma televisivo o a un reality
show; per il 58% la responsabilità di portare a casa
gli amici; per il 44% la pressione del partner o del
gruppo; per il 31% il divieto di servire alcolici all’interno
dei locali notturni; per il 23% i controlli della
polizia; infine il 18% non ha alcun deterrente in grado
di impedirgli di bere e il 14% crede che potrebbe
convincersi con una campagna pubblicitaria.

I dati allarmanti non riguardano però soltanto
la ‘generazione alcol’, come è stato battezzato
l’esercito dei giovanissimi, ma anche le donne e soprattutto
le laureate: più sono istruite, dicono le ricerche,
più bevono. Tra le laureate le consumatrici sono
il 73,7%, contro il 43% di quelle con al
massimo la licenza elementare. Non
sfuggono al problema le signore in stato
di gravidanza che ignorano i pericoli
per il feto. I maggiori consumatori rimangono
comunque gli uomini (81%)
rispetto alle donne (56,3%). Un capitolo
a parte lo meritano i 3 milioni e più
di over 65 che sembrano non rendersi
conto di come l’alcol in eccesso possa incidere sulla
salute. Gli uomini che abusano sono il 52,8%, le donne
il 17,5%. I fattori che predispongono a bere di più
variano per sesso: negli uomini il rischio è maggiore
tra coloro che dicono di sentirsi bene, i fumatori, chi
ha svolto un lavoro manuale, chi è obeso e chi vive al
Nord; nelle donne è soprattutto la convivenza con il
coniuge di cui si assumono le abitudini.

Molti rimedi suggeriti dalle diverse associazioni
dei consumatori, mentre il ministro della Solidarietà
sociale, Paolo Ferrero, accusa la politica ipocrita
che “istiga i giovani a certi modelli di comportamento” e punta il dito contro la pubblicità. La
Coldiretti, invece, si batte per fermare la diffusione
di bibite che spesso contengono superalcolici ma vengono
fatte passare per cocktail innocui.

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