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Ma l’Italia del vino si allea e brinda nel mondo ... Cantine riunite & Civ: “Così conquistiamo i mercati”... Per Tanti pezzi del made in Italy che finiscono all’estero, c’ è un’Italia che
cresce in Europa e nel mondo. Parla emiliano il più grande gruppo vitivinicolo italiano e tra i primi in Europa. E’ sorto dalla fusione di due grandi cooperative come Riunite e Civ, il business del lambrusco e dei vini frizzanti a mettere d’ accordo storici rivali come reggiani e modenesi: Cantine Riunite & Civ e fattura 170 milioni di euro e sarà socio di maggioranza con oltre il 60% del capitale di Giv-Gruppo Italiano Vini, già oggi la prima azienda vinicola italiana con 300 milioni di giro d’affari.

Sede a Verona, 14 cantine di proprietà dalla Valtellina alla Sicilia, 18 marchi (Bolla, Lamberti, Folonari, Melini, Conti Formentini, Fontana Candida, Castello Monaci, Rapitalà..), il Giv è un piccolo-grande gioiello costruito negli anni da uno dei migliori manager del vino italiano, Emilio Pedron, esporta il 70% degli 85 milioni di bottiglie che produce, con due società controllate estere che fungono da importatori tra New York e Parigi.

Il fatturato consolidato del nuovo gruppo reggiano-modenese-veronese si avvicina ai 500 milioni di euro, tra i protagonisti del settore a livello europeo. Il presidente dell’ex Riunite, Corrado Casoli, diventa il numero uno della nuova maxi-cooperativa Riunite & Civ, mentre l’ex presidente di Civ, Vanis Bruni, passa alla presidenza del Giv.

Partendo dal lambrusco, adesso guardate ai mercati mondiali. Come ci si sente?

“Restiamo molto con i piedi per terra, com’è nostra tradizione - risponde Corrado Casoli - Siamo cresciuti qui, legati al territorio e ai nostri soci, e tali vogliamo restare. Certamente in questi anni nel mondo del vino è cambiato tutto. Una volta i competitori erano francesi e spagnoli, oggi sono Cile, Australia e Nuova Zelanda, domani magari Ungheria e Cina. I grandi gruppi americani e australiani fatturano dieci volte il Giv. Le dimensioni non sono tutto, però aiutano a stare sui mercati mondiali dove andiamo forti dei nostri valori: made in Italy, cioè cultura, tradizione, qualità, territorio, denominazioni, tutto quello che ci distingue e che ci rende non omologabili”.

Riunite e Civ non rischiano di pestarsi i piedi?

“Sull’estero, dove abbiamo il 60%, siamo abbastanza complementari: Riunite è molto forte in Usa e centro America; Civ in Spagna, Brasile e centro Europa. In Italia ci sarà bisogno di qualche aggiustamento ma non prevediamo particolari traumi. Il lambrusco è il primo vitigno venduto nella Gdo italiana e noi ne rappresentiamo il 30%. Riunite e Civ si fondono ma mantengono i rispettivi marchi commerciali sul mercato”.

Progetti per Giv? Nuove acquisizioni?

“Giv è una punta di diamante del made in Italy del vino, un modello di azienda vincente sui mercati mondiali. Siamo tutte imprese fortemente radicate sul territorio. Però se ci saranno occasioni, le valuteremo”.

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